Via del Popolo a Città di Castello: un’antica via di cui forse è difficile ritrovare, percorrendola, lo splendore passato. Eppure, anche nell’anacronistico traffico che intralcia la possibilità di contemplare con calma le sue costruzioni, se ne trovano le tracce. Su cui tanto più l’occhio tende a fermarsi in questi giorni in cui, per la terza volta, la strada torna a essere ‘La via dei presepi’. Presepi che si affacciano dalle vetrine, grandi, piccoli, di ogni materiale, di ogni sorta. Che esprimono tutti quello spirito tipicamente umbro di rendere la rappresentazione della Natività, anche col più semplice dei materiali, nel suo mistico significato. Un presepe fatto con materiali riciclabili, eppur bello, è presentato dal Centro italiano femminile; un piccolo presepe presenta personaggi semplici, di creta colorata, come c’erano un tempo. La porta della chiesa del Buon Consiglio si apre per mostrare, davanti all’altare, un presepe contenuto di volume, ma armonioso nella composizione e nei costumi. Ci vorrebbe tanto spazio per soffermarsi su tutti; ci sia permesso deviare solo due passi dalla via per ricordare un presepe fatto attenendosi scrupolosamente, anche nel paesaggio, al Vangelo di Marco e dove il Bambino riposa scaldato, secondo le parole dell’Evangelista, solo dall’asino. Poi, traversando la piazza, siamo nella cattedrale. Cominciò sei anni fa la collaborazione con gli Amici del Presepio di Napoli e la grande esposizione che colma il piano inferiore della Basilica ha il nome di ‘Presepi napoletani’; ma, oltre a quelli provenienti da Napoli e Maratea, ve ne sono tanti altri provenienti dall’Italia centrale, oltre alle opere di presepisti tifernati. E questo è anche il secondo anno che il Duomo tifernate accoglie, dopo quelle della Polonia, opere che ci portano cultura e tradizioni di un Paese finora poco noto in questo ambito: la Slovacchia. Belle figure in legno che ebbero la loro origine da opere spontanee di minatori e dal loro particolare rapporto con l’elemento naturale. Uno strumento tipico del Natale slovacco, il fujara, ha suonato, al momento dell’inaugurazione, all’interno, mentre le zampogne suonavano sul portale d’ingresso. Il vescovo, mons. Pellegrino Tomaso Ronchi, è intervenuto per portare la sua benedizione; presenti il Sindaco e il direttore dell’istituto slovacco di Roma. Presepi, presepi da vedere, osservare, ammirare. Moltissimi, vere opere d’arte realizzate nei più diversi materiali. Dalle classiche rappresentazioni napoletane alle sculture in radiche di legno dove trovano posto i personaggi tradizionali. Raffigurazioni della Natività ospitate in contenitori di vetro; creazioni in pasta di pane, in ceramica, stoffe. Un prezioso esemplare in corallo. Una raffigurazione della Natività in merletto, proveniente da Anghiari. E i diorami, veri gioielli di architettura in scala ridotta. Tre presepi polacchi nel loro inconfondibile stile. Presepi: tanti e vari. Come è stato giustamente detto, messaggio d’amore che unisce i popoli. Vale proprio la pena visitare la mostra che resterà aperta fino al 6 gennaio 2006 e potrà essere visitata dalle ore 17 alle 19 dei giorni feriali; dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 15.30 alle 20 del sabato e giorni festivi. Ingresso libero.
Cuore slovacco, cuore napoletano
Città di Castello. Via del Popolo ridiventa 'La via dei presepi', con manufatti di ogni dimensione e di tutti i materiali. Quest'anno, il Duomo ospita anche esempi di arte natalizia slovacca, a
AUTORE:
Eleonora Rose