Prevenire i disastri: con la scienza si può?

L'Umbria è al primo posto in Italia per catastrofi naturali. Oggi la tecnologia permette di fare previsioni accuratissime, ed è perfino nata l''ingegneria del territorio'. Però, il coordin

Frane ed alluvioni: l’Umbria è in vetta alle ‘classifiche del rischio’ con il 91% dei comuni interessati da movimenti franosi ed il 56% da fatti alluvionali. Seguono – in questa niente affatto ambita graduatoria del dissesto idrogeologico – il Veneto, la Toscana, la Liguria, l’Abruzzo e, via via, tutte le altre. Una regione ed un Paese che, ormai da tempo immemorabile, pagano, in vittime e risorse economiche, il pesante prezzo della mancata pianificazione urbanistica che ha consentito la colpevole edificazione di abitazioni, di aziende ed infrastrutture in zone notoriamente soggette a rischio idrogeologico. I casi dei dissesti più eclatanti in Umbria sono quelli verificatisi ad Orvieto, Todi, Narni, Cascata delle Marmore, Montone, Assisi e Perugia – Fontivegge, ma le emergenze medio-piccole spuntano, qua e là, come funghi in quasi tutti i comuni della regione. Dal 1994 i dati vengono forniti con abbondanza di dettagli dal progetto Avi (Aree vulnerate italiane), un progetto permanente del Cnr che, elaborando le informazioni idrogeologiche fornite in tempo reale dalle varie regioni, le trasmette in contemporanea al dipartimento dei Servizi tecnici nazionali ed alla Protezione civile. Ma il sistema di rilevamento informativo è partito in tempi relativamente recenti, su scala nazionale e regionale, e necessita di ulteriori perfezionamenti e, soprattutto, di un più attivo ed efficente coordinamento tra le varie iniziative adottate da enti pubblici e privati. Da non molto tempo è stata costituita, con prevalente capitale Imi, la società Tecno – idro – meteo il cui compito precipuo dovrebbe essere proprio quello di rendere efficace la difesa del territorio attraverso l’indispensabile collaborazione tra meteorologi, idraulici, geologi, agricoltori ed ecologisti. Tra i vari programmi avviati ci sembra meritevole di citazione il Sistema idrometereologico automatico, di marca Enel, per la stima in tempo reale dei deflussi dei bacini che, utilizzando modelli numerici la cui struttura dipende dal problema specifico che s’intende affrontare (ad esempio: l’evoluzione del manto nevoso e la sua progressiva fusione), è in grado di prevedere le portate dei corsi d’acqua e di adottare le eventuali contromisure per evitare inconvenienti a valle. Particolare attenzione, in tale contesto, viene riservata alla sicurezza delle dighe, visto che la disponibilità di moderni metodi di calcolo e l’uso dell’elaboratore elettronico hanno portato alla soluzione di problemi molto complessi che prima d’ora l’ingegneria civile non era in grado di affrontare. Ciò vale non solo per le dighe ma anche per altre grandi strutture, come pozzi piezometrici o caverne artificiali per centrali di pompaggio. Scopo finale di questa attività di calcolo, la realizzazione di un sistema interattivo che consenta all’ingegnere – mediante il Cad – di controllare in ogni istante le fasi del progetto e di ottenere automaticamente i disegni esecutivi delle opere con le relative armature, le tabelle dei materiali, i computi metrici e le relazioni di calcolo. Tutto quanto sopra esposto, sia pure in forma estremamente sintetica, s’inquadra in un contesto molto ampio che, includendo i progressi dell’idraulica, le maggiori conoscenze della geologia ed i modelli previsionali meteorologici, ha dato vita, di fatto, ad una nuova scienza: l’ingegneria del territorio. Ciò che manca ancora è, a parere di molti, un adeguato coordinamento delle varie iniziative, coordinamento che, nelle linee di una strategia unica e chiara, è indispensabile per giungere in tempi accettabili a risultati soddisfacenti evitando dispersione di mezzi, spreco di risorse e confusione.

AUTORE: Giancarlo Scoccia