Il Punto – Gentiloni e la “tradizione” Dc

Durante la lunga èra democristiana, appena un capocorrente veniva nominato capo del Governo, immediatamente cominciavano i complotti interni per farlo cadere. In alternativa, veniva mandata al governo, per un breve periodo, qualche figura incolore. Si capiva che c’era una oscura spinta a impedire che qualcuno (chiunque fosse) diventasse troppo potente. Nonostante questo, la Dc è sopravvissuta più di quarant’anni, mica male. Poi il virus si è trasmesso agli eredi. Prodi è stato silurato tre volte: con la caduta dei suoi due Governi, nel 1998 e nel 2006, infine con la mancata elezione a Presidente della Repubblica.

Con Renzi è andata un po’ diversamente: lui ci ha messo tutto il suo impegno per andare a sbattere. Ma è anche vero che una parte del suo partito lo ha contrastato andando al di là di quanto era consentito dalla fisiologica dialettica interna. L’avvento di Paolo Gentiloni rientra di nuovo in quella tendenza storica: questa volta nella variante della scelta dell’uomo che non fa ombra a nessuno, promette di non durare troppo (le nuove elezioni incombono) e di non rivendicare per il futuro un ruolo di leader. Tutto regolare, insomma. Permane dunque quella sorda ostilità ad accettare la semplice idea di un capo che sia veramente tale, e lo sia abbastanza a lungo da avere frutti significativi (perché in politica i frutti hanno bisogno di tempo per maturare).

Non è stata questa una delle principali ragioni per cui tanti personaggi si sono battuti per il no al referendum, dipingendo la riforma di Renzi come una svolta autoritaria (che chiaramente non era)? E non è questo, anche, uno dei principali ostacoli ad avere in Italia Governi solidi ed efficienti? Confrontiamoci per esempio con la Germania. Non credo che Angela Merkel passerà alla storia come una governante di straordinarie qualità, è solo una che fa onestamente la sua parte. Però i suoi concittadini e il gruppo dirigente del suo partito la tengono in carica da dodici anni, durante i quali lei si è occupata solo di governare, non di brigare per difendersi da complotti sotterranei. Poi ci si meraviglia che la Germania è il Paese politicamente più forte d’Europa.

 

AUTORE: Pier Giorgio Lignani