Il pericolo di “ecomafie” anche in Umbria

Presentato a Perugia il rapporto di Legambiente

Con i rifiuti si possono fare tanti soldi, e dove c’è da guadagnare c’è sempre il rischio di infiltrazioni di gruppi criminali. Questo pericolo c’è anche in Umbria? Se n’è parlato la scorsa settimana a Perugia nel corso di un incontro organizzato da Arpa Agenzia regionale umbra per la protezione dell’ambiente, Cittadinanzattiva e Legambiente, durante il quale è stato presentato il rapporto Ecomafia 2016 di Legambiente.

Alla domanda (era il titolo dell’incontro) “Ecomafie, può l’Umbria dirsi immune?” hanno risposto Antonio Pergolizzi, coordinatore dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente, e il prof. Marco Angelini, docente di Diritto penale all’Università di Perugia.

L’Umbria – ha detto Pergolizzi – “è una delle regioni con il più basso tasso di illegalità accertata” per questo tipo di reati. Secondo il rapporto Ecomafie . nel 2015 ci sono state 90 denunce, 154 infrazioni e 18 sequestri giudiziari. Rappresentano appena lo 0,6 per cento del totale nazionale di ecoreati sui quali si sta indagando. Questo però – ha osservato – non esclude la presenza di “interessi illeciti” nella gestione del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti. Soprattutto quelli industriali, che rappresentano l’80 per cento di questi materiali.

Le indagini della magistratura dimo- strano – ha detto il prof. Angelini – che con tutti i soldi arrivati in Umbria per la ricostruzione dopo il terremoto del 1997 sono arrivate anche imprese e persone legate alla criminalità organizzata. Dall’edilizia i loro interessi si sono gradualmente estesi anche alle altre attività economiche, come commercio e turismo. Questo – ha sottolineato non vuol dire che ci sia da parte loro “un vero e proprio controllo del territorio” come in altre zone d’Italia. È però accertata una “presenza importante di filiali” di queste organizzazioni criminali, non solo della camorra e della ’ndrangheta.

A proposito del terremoto, alla luce degli ultimi avvenimenti, anche Pergolizzi ha rivolto un appello a istituzioni e società civile dell’Umbria: serve la massima attenzione perché le emergenze naturali per le mafie sono sempre un’“occasione per fare affari”.

Lo sono però – come detto – anche i rifiuti, la cui gestione in Umbria è stata ed è oggetto di varie inchieste della magistratura. Nel 2015 si era giunti al commissariamento della Gesenu, società mista pubblico-privata che gestisce il monopolio di questo servizio, in seguito a una “interdittiva antimafia” del prefetto di Perugia. Sarebbero emersi collegamenti con la mafia per le attività svolte in Sicilia. Provvedimento che era stato revocato nel mese scorso dopo che era cambiato il socio privato della Gesenu ed era mutato il suo gruppo dirigente. A eccezione di Giuseppe Sassaroli, direttore operativo, che è stato arrestato nell’operazione “Spazzatura d’oro” della Forestale e della Guardia di finanza di Perugia proprio la mattina del convegno.

Un fatto – ha commentato Pergolizzi che conferma l’analisi sulla situazione in Umbria, dove (anche se non si può parlare di vere e proprie infiltrazioni della criminalità organizzata) “nella gestione dei rifiuti gli interessi privati sono spesso prevalsi su quelli collettivi”. Il tutto, nell’indifferenza della politica che non ha vigilato sulla gestione monopolistica del “sistema Gesenu” e che – ha detto – non è mai intervenuta prima delle forze di polizia e della magistratura.

Un mancato intervento – secondo i due relatori – spiegabile anche con la “scarsa sensibilità” di tutta la società per i problemi della tutela dell’ambiente. Ci sono voluti 20 anni – ha ricordato Pergolizzi – per arrivare nel 2015 all’approvazione in Parlamento di una legge che ha introdotto gli “ecoreati”.

“Adesso – ha spiegato – ci sono pene fino a 6 anni di carcere per infrazioni sulla tutela dell’ambiente, prima punite soltanto con sanzioni pecunarie che alla fine nessuno pagava”.

L’aumento della pena però – ha detto Angelini – non è sufficiente a risolvere questi problemi. Sono invece indispensabili un maggiore coscienza sociale e una vera trasparenza nella pubblica amministrazione. Trasparenza che manca – ha osservato – in nome di una “privacy del privato” che invece dovrebbe venire meno di fronte all’interesse pubblico.

AUTORE: Enzo Ferrini