Quali sono gli strumenti e le modalità organizzative a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese umbre? A questo tema ha cercato di dare risposta un incontro svoltosi presso la Camera di Commercio di Perugia venerdì 28 ottobre. All’incontro hanno partecipato rappresentanti dei principali Attori operanti nel territorio regionale. Per la conoscenza che comunque se ne ha, pur se frammentaria ed episodica (come per tutta la realtà economica regionale, tra l’altro, un Osservatorio sull’internazionalizzazione delle imprese umbre, istituito di recente, è attualmente disattivato), si è ricordato che solo per una piccolissima parte delle imprese umbre (1 – 2%) può parlarsi in senso proprio di internazionalizzazione dei processi di produzione e vendita (con istituzione di unità produttive e distributive all’estero, creazione di società congiunte per innovare o distribuire i propri prodotti,’). Data anche la loro esigua dimensione media, che peraltro non amano accrescere aprendosi ad apporti esterni, le nostre imprese effettuano mediamente modesti investimenti in risorse manageriali esterne, o in interventi consulenziali e in ricerca applicata, e sono scarsamente propense a costituire alleanze e a stringere accordi produttivi e commerciali con altre imprese della stessa filiera integrata. Come si vede, dunque, il problema è in buona parte culturale: qualità e innovazione in un contesto di mercati globali richiedono alle nostre imprese (di cui peraltro si deve attestare il fortissimo impegno produttivo) di superare una visione di corto periodo, di prospettive immediate, per una maggiore apertura, per un deciso orientamento relazionale, sia all’interno che all’esterno dell’impresa (tipico di un approccio fondato sulla persona, dunque oltre l’individualismo imperante). Nell’incontro si sono analizzate anche le linee di intervento, attuali e potenziali, a favore del rafforzamento dell’export umbro (che pesa per l’1% totale nazionale e corrisponde ad una propensione ad esportare del 66% , fatta 100 la media Italia) e dell’internazionalizzazione delle nostre imprese. Ne risulta una selva di attori coinvolti e di iniziative, con una tendenza alla sovrapposizione e alla moltiplicazione dei vari tipi di intervento (es. azioni, spesso di corto respiro, di promozione tramite fiere, missioni, workshop e convegni, ‘) raramente preceduti da un’analisi delle potenzialità e dei vincoli delle singole imprese e seguiti da un’efficace attività di assistenza tecnica per la finalizzazione dei contatti avviati. Per quanto se ne parli da anni, la dirigenza regionale non è riuscita a tutt’oggi a porre le basi di un’azione programmatrice integrata, per politiche di internazio nalizzazione serie, coordinate e condivise, che partano dalla conoscenza dei bisogni delle imprese e che prevedano inoltre un’azione di formazione in materia di marketing internazionale e di tecniche del commercio estero per gli imprenditori ed i loro collaboratori, ma anche corsi di specializzazione post laurea e post diploma per i nostri giovani. Pubblico e privato, associazioni di categoria, consorzi export, imprese e loro filiere, devono ‘fare squadra’ per concepire ed avviare un grande progetto di marketing territoriale di medio-lungo periodo, capace di assicurare la promozione integrata delle eccellenze regionali. Nuovamente, l’ottica è di tipo culturale: agli operatori e ai loro rappresentanti, e ai dirigenti politici, è richiesta la capacità di cogliere l’interesse generale, il ‘bene comune’ (essenziale per la valorizzazione della persona, come sottolinea la Dottrina sociale della Chiesa), superando anguste visioni particolaristiche, e realizzando quella sussidiarietà, quel supporto all’affermazione della società civile, che è spesso assai trascurato anche in questa nostra regione.
Cercasi cultura dello sviluppo
'La dirigenza regionale non è riuscita a porre le basi di un'azione programmatrice integrata, per politiche di internazionalizzazione serie, coordinate e condivise'
AUTORE:
Pierluigi Grasselli - Alberto Mossone *