Il Punto – Il pub al posto dell’antico negozio

In questi giorni il centro di Perugia è animato (ma i residenti direbbero “sequestrato”) dai gazebo di Eurochocolate e dalla folla dei visitatori. Neanche l’avesse fatto apposta, solo pochi giorni fa Galli della Loggia aveva dedicato un durissimo editoriale del Corriere della Sera a quello che lui definiva lo scempio dei centri storici delle nostre città, ricchi di arte e di storia, ma ormai depredati della memoria e dell’identità.

Per colpa, diceva lui, delle amministrazioni comunali che permettono la chiusura dei vecchi negozi e delle vecchie botteghe artigiane e l’apertura, al loro posto, di “pub”, gelaterie, pizzerie d’asporto, rivendite di souvenir che in realtà sono cianfrusaglie di plastica fabbricate in Cina e che nulla dicono del nostro glorioso passato. La descrizione di Galli della Loggia è esatta; e si potrebbe anche aggiungere che i nostri sventurati centri storici sono mortificati dal traffico, dalle auto parcheggiate in ogni centimetro quadrato, dallo spopolamento delle vecchie case di abitazione. Non potrei non essere d’accordo, io che quando ero bambino vedevo a pochi passi da casa mia un vasaio al lavoro mattina e sera con la creta fresca e con attrezzi e tecniche immutabili da almeno mille anni. Ma queste dolorose trasformazioni non si fermano (come vorrebbe Galli) a colpi di ordinanze municipali e di regolamenti.

Il volto delle città cambia perché è cambiata, nel profondo, la società. Le nostre città medioevali erano costruite a misura di un certo modo di vivere, di una cultura e di una economia; sono come il bel vestitino cucito per un grazioso bimbetto, che però ora è divenuto uno sgraziato omaccione e anche se volesse non ci entra più dentro. Fernand Braudel (storico francese vissuto nel secolo scorso) ha scoperto che il vero modo di leggere e capire la storia è studiare le evoluzioni di ciò che egli chiamava la civiltà materiale: le tecniche di lavorazione, i mezzi di comunicazione, le risorse naturali, i cibi. Se scompaiono librai e giornalai e il loro posto lo prendono gelaterie e birrerie, accade perché la massa della gente preferisce spendere soldi in quei consumi (o consumazioni) invece che nella informazione e nella cultura; senza contare che informazione e cultura, per chi le vuole, arrivano oggi con internet. Non dico che sia bene così; dico che sono fenomeni irreversibili (ahimè).

 

AUTORE: Pier Giorgio Lignani