Don Andrea era un ‘prete normale’ che non usava parole vuote, né faceva gesti clamorosi; viveva straordinariamente l’ordinario, raccontando a tutti la fede semplice del Vangelo tradotta con l’umanità del pastore”.
È solo un passaggio dell’omelia che l’arcivescovo Renato Boccardo ha pronunciato il 26 dicembre al santuario della Madonna della Stella in occasione della conclusione della fase diocesana del processo per la beatificazione e canonizzazione di don Andrea Bonifazi, valente prete della diocesi di Spoleto-Norcia, morto di leucemia il 25 dicembre 1998. Aveva 42 anni ed era parroco di Baiano di Spoleto e di Firenzuola di Acquasparta.
Tantissima gente si è radunata nel santuario mariano per ricordare la figura di questo sacerdote semplice, di poche parole, dalle origini contadine, profondo conoscitore delle Sacre scritture, servo obbediente della Chiesa.
Ricorda don Gianfranco Formenton, parroco di San Martino in Trignano, che ha ben conosciuto don Andrea: “Non era prete di personalismi. Era un uomo di fede e di Chiesa. Aveva bene in mente il senso della fede, il senso della storia, le tragedie dell’uomo ed era uomo di preghiera solida. Non aveva tempo da perdere e, anzi, per lui il tempo era il banco di prova della fede”.
C’erano rappresentanze del popolo di Dio che ha servito negli anni: da Villamagina e Montesanto di Sellano, da Verchiano di Foligno, da Baiano e Firenzuola. C’erano tanti preti, giunti anche da altre diocesi dell’Umbria. C’erano l’anziana mamma Luigina, la sorella Francesca, il cognato e i nipoti. C’era tanta gente che da don Andrea ha ricevuto parole di speranza.
A mons. Mario Curini, arciprete di Norcia, in veste di delegato arcivescovile per il processo diocesano, è toccato il compito di tracciare un breve profilo di don Andrea emerso dalle trenta testimonianze raccolte dal tribunale. Proporre all’attenzione della comunità cristiana di Spoleto-Norcia la figura di don Andrea, senza voler anticipare il giudizio della Chiesa, è un orgoglio per l’intera diocesi.
“Don Andrea – ha affermato mons. Boccardo – è la dimostrazione di come le nostre famiglie siano in grado di produrre dei cristiani veri, di come la Parola di Dio e la grazia, accolte in un terreno disponibile, portano frutto”. L’Arcivescovo, poi, si è soffermato su cosa si deve imparare da don Andrea: “Come prima cosa – ha detto – il sacerdote ci ricorda che è possibile essere amici di Dio, e che il bene e la santità sono gli unici che rimangono nel tempo e oltre il tempo. A noi preti rammenta di proporre con coraggio i valori del Vangelo. Chiediamo a don Andrea – ha concluso il presule – di continuare ad amare questa Chiesa con la stessa intensità di quando era in vita”.
Al termine della celebrazione, animata nel canto dal coro della parrocchia di Baiano, commovente è stato l’abbraccio tra l’Arcivescovo e la mamma di don Andrea, Luigina. Nelle prossime settimane il tribunale appositamente costituito provvederà alla redazione dei relativi documenti ufficiali e invierà gli atti del processo di don Andrea Bonifazi alla Congregazione delle cause dei santi.
Nota biografica
Andrea nasce a Fratta di Montefalco il 23 settembre 1956 da Sante Bonifazi e Giuseppina Cariani. Nello stesso paese riceve la prima comunione e la cresima. Il 29 settembre 1967 entra nel Seminario arcivescovile di Spoleto. Frequenta i tre anni della scuola media inferiore all’istituto “Luigi Pianciani”, conseguendo sempre la borsa di studio per il suo alto rendimento. Dal 1970 al 1972 frequenta il ginnasio “Pontano-Sansi” di Spoleto. Nell’ottobre 1972 entra nel Pontificio seminario regionale umbro. Il 3 febbraio 1980 è ordinato diacono alla Fratta. Il 29 giugno di quello stesso anno è ordinato sacerdote dall’arcivescovo di Spoleto mons. Ottorino Pietro Alberti, nella piazza della Fratta. Il 24 giugno 1983 consegue la licenza in Scienze bibliche presso il Pontificio istituto biblico di Roma. Insegna, poi, Lingua ebraica e Lingua greco-biblica, introduzione all’Antico Testamento e Letteratura sapienziale, Introduzione all’esegesi dell’Antico testamento. Nel contempo è nominato parroco a Villamagina e Montesanto di Sellano, in seguito a Verchiano di Foligno, poi a Baiano di Spoleto. Ammalatosi di leucemia nel 1994, muore il 25 dicembre 1998 all’ospedale di Perugia.