Bassetti, da 50 anni nel cuore della Chiesa

Bassetti-cardinaleGli sarebbe bastata la messa con il Papa a Santa Marta il 2 maggio scorso con i sei sacerdoti perugini che con lui hanno raggiunto quest’anno il 50° di ordinazione presbiterale, ma la diocesi farà festa al suo arcivescovo, il cardinale Gualtiero Bassetti, mercoledì 29 giugno alle ore 18 nella Cattedrale di San Lorenzo. Nato il 7 aprile 1942 a Popolano di Marradi, ordinato prete il 29 giugno 1966 al termine della formazione ricevuta nel seminario di Firenze, nominato Vescovo il 3 luglio 1994, arriva a Perugia nel 2009 dopo essere stato vescovo di Arezzo (dal 1998) e prima ancora vescovo di Massa Marittima-Piombino. E da Perugia Papa Francesco lo chiama a far parte del collegio cardinalizio il 22 febbraio 2014.

Eminenza, mercoledì celebra 50 anni di ordinazione sacerdotale e giusto quattro giorni prima nella stessa Cattedrale ordinerà tre nuovi preti. Com’è cambiata la sua vocazione, da prete, vescovo e ora cardinale?

“La domanda che mi fanno i bambini quando vado in visita alle scuole: cosa hai fatto per diventare vescovo? E io rispondo: vedete, mi sono preparato per 10 anni per diventare sacerdote, e poi il Papa mi ha scritto una lettera e in 5 minuti mi è stato comunicato che mi nominava vescovo. Quindi già c’è questa differenza di fondo. La mia vocazione rimane quella del prete, di stare con la gente, fare il più possibile una Chiesa di popolo, accogliere i piccoli, gli ultimi, dare voce a chi non ce l’ha, annunciare il Regno di Dio nel suo amore, nella sua giustizia, nella sua santità. Sono i motivi che spingono un giovane a diventare prete. E che mi hanno spinto a diventare prete nel ’66”.

Ragioni sempre attuali anche per i giovani che entrano in seminario?

“Sempre attuali. Magari quando sono stato ordinato si insisteva più sulla sacralità del prete, sul- l’aspetto spirituale e sacramentale. Pur rimanendo oggi si insiste più sul servizio e sulla diaconia. Io non mi aspettavo altro, anche se il mio sacerdozio l’avevo sentito un po’ sacrificato quando, due anni dopo l’ordinazione, mi era stato chiesto un servizio nel Seminario, come Rettore, che poi è durato per 22 anni. E quando, dopo 22 anni, ho chiesto una parrocchia, il card. Piovanelli mi disse ‘Guarda, ho indetto il sinodo bisogna che tu mi dia una mano come vicario generale’. Pensavo fosse qualcosa di temporaneo perché avevo 48 anni e pensavo ancora di poter finire in mezzo alla gente. Poi nel ’94 è arrivata questa chiamata a servire la Chiesa di Massa Marittima Piombino, una delle diocesi più antiche ma un po’ ai margini, nel cuore della Maremma. Ma lì io sono andato molto molto volentieri perché direi che di tutte è stata la diocesi in cui ho esercito di più la mia dimensione di presbitero stando veramente con la gente, essendo piccola, avendo tempo, avendo energie”.

Da lì è stato chiamato alla diocesi di Arezzo, molto più grande

“È la seconda diocesi più grande della Toscana dopo Firenze. Come territorio è una delle più grandi dell’Italia centrale e meridionale, ci sono cinque vallate immense, tanta montagna, con una religiosità popolare, agricola, che in parte poi l’ho ritrovata nella diocesi di Perugia verso il Lago, verso Città della Pieve. E poi sono venuto a Perugia che ha altre tradizioni date da una storia diversa. Lo Stato Pontificio era altra cosa dal Granducato di Toscana”.

Ogni passaggio un cambiamento della vocazione iniziale…

“La vocazione al sacerdozio con una responsabilità molto diversa, perché il vescovo è in pienezza padre, pastore e sposo della Chiesa. L’anello lo porta il vescovo non il sacerdote. Il sacerdote ha una parte del potere del vescovo per l’esercizio del Ministero. Il Concilio Vaticano II con la Lumen gentium ha chiarito molto bene che l’episcopato, il presbiterato e il diaconato differiscono non solo di grado ma di natura, di essenza, e questo è importante perché prima c’era una visione molto diversa”.

Questi 50 anni sono stati molto ricchi di eventi e cambiamenti, e molto stimolanti…

“Molto belli. Il mio sacerdozio, nel ’66, è avvenuto in una Chiesa, quella fiorentina, che era un’esplosione di preti eccezionale. Basta dire Turoldo e Balducci, ma anche tanti altri, preti diocesani come don Bensi e don Facibeni, o don Bartoletti e don Agresti insieme a laici come La Pira. Ho respirato una ricchezza culturale e spirituale davvero enorme, e quell’Umanesimo fiorentino è il contesto in cui io sono nato come prete. In quegli anni si viveva una spiritualità che ha portato ai preti operai. C’era il desiderio di condividere la vita degli altri, di essere prete come fratello in mezzo ai fratelli, chiamato da Dio. Quindi sono 50 anni di cui 27 di prete e 23 di vescovo”.

Nel 2014 Papa Francesco la vuole cardinale e questo la colloca nel cuore della Chiesa universale…

“Direi anche nei problemi più delicati, perché con la Congregazione dei vescovi ho la responsabilità di dover proporre dei candidati al Papa”.

Sabato c’è stata l’ordinazione di tre seminaristi. Sappiamo che lei ha una attenzione particolare per i seminaristi e per i giovani preti.

“Anche in questi giorni sto andando in seminario per gli ultimi colloqui con i seminaristi. È molto importante che il vescovo li conosca, che ci parli”.

Si può dire che in seminario lei è sempre stato di casa…

“Quando, eletto cardinale ci si presentò, i nuovi cardinali di fronte ai vecchi cardinali, io esordii dicendo ‘Sono un caso psichiatrico perché ho fatto 42 anni di seminario e nessuno di voi l’ha fatto!’ Dieci anni per diventare prete, ventidue come Rettore e dieci come Visitatore apostolico. Nel visitare i seminari d’Italia che esperienza mi son fatto delle diocesi, dei vescovi!”.

La visita pastorale l’ha tenuta molto impegnata in questi ultimi anni…

“È stata un’esperienza anche originale rispetto alle altre diocesi perché abbiamo costituito le unità pastorali, alcune delle quali cominciano a funzionare, e sto facendo la Visita per UP anche per promuoverle. Per questo ci sono dei momenti che coinvolgono tutta le parrocchie che formano l’unità pastorale, per esempio l’inizio e la conclusione della Visita. Ho incontrato tutti gli alunni delle scuole, sono stato nelle fabbriche, ho incontrato i malati… Per me è importante avere questo rapporto con le persone, con i poveri, con le missioni, perché sono quelli che aiutano il vescovo a vivere la fede, altrimenti rischiamo di diventare come dei burocrati che dirigono la pastorale. Guai dirigere la pastorale! La pastorale va proposta e vissuta. La visita pastorale l’ho fatta con l’aiuto del Vescovo ausiliare Paolo Giulietti, e direi che io ho fatto la parte più bella perché ho fatto quella strettamente pastorale mentre lui si è preso l’impegno di tutti gli organismi pastorali collegiali, quindi coi vari consigli”.

Come è stato condividere questo impegno?

“Questa visita fatta in tandem è molto bella e ci siamo dati l’esempio di che cos’è una unità pastorale. E a me ha dato anche l’occasione di ribadire l’ Evangelii Gaudium , con tutti i punti che il Papa poi ha ripreso anche nell’ Amoris letitia, soprattutto quell’invito ad ‘accompagnare’, che puoi applicare a tutti i tipi di annuncio in parrocchia dal catechismo ai fidanzati alla preparazione degli sposi, a discernere e soprattutto a integrare”.

 

**** Gli auguri della Conferenza Episcopale Umbra al Card. Gualtiero Bassetti
nel 50esimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale

I Vescovi della Conferenza Episcopale Umbra si stringono con affetto e ammirazione intorno al loro Presidente il Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo Metropolita di Perugia-Città della Pieve, che celebra il 50° anniversario dell’ordinazione sacerdotale.

I Presuli ricordano il prezioso servizio da lui svolto nella formazione dei futuri sacerdoti come Rettore dei Seminari e poi Vicario Generale di Firenze, il fecondo ministero episcopale a Massa Marittima-Piombino, ad Arezzo-Cortona-San Sepolcro e, finalmente, a Perugia-Città della Pieve.

«Ringraziamo Dio – scrivono in una nota ufficiale – per il dono del sacerdozio del Card. Bassetti ed eleviamo fervide preghiere a Cristo Buon Pastore affinché continui a sostenerlo nel suo servizio episcopale, rendendolo sempre più annunciatore mite e coraggioso del Vangelo. Lo accompagnino in questa felice ricorrenza le parole di S. Agostino Vescovo di Ippona: “Siamo presuli, e siamo servi; possiamo essere presuli solo se facciamo del bene” (S. Agostino, Sermones post Maurinos reperti, Roma 1930, p. 565)».

 

AUTORE: Maria Rita Valli