Incomprensibile

All’inizio dell’estate è morto don Antonio Fanucci. Un mio maestro, anche se anagraficamente eravamo cugini di secondo grado: i nonni erano fratelli. Un sacerdote eccellente, un uomo il cui tratto iniziale del ministero ci ha forgiati a fondo, il cui tratto finale di vita mette a dura prova la nostra piccola fede malferma. ‘Nostra’: di noi che l’abbiamo conosciuto nel 1948, quando, come vicerettore facente funzione di Rettore, accolse nel seminario minore di Gubbio tanti ragazzetti e anche l”infornata’ realizzata dal parroco di Scheggia don Lorenzo Biagiotti. C’ero anch’io, 10 anni portati bene: circa il 70% dei maschi della mia V elementare entrò in seminario, due saremmo diventati preti. Don Antonio fu un educatore eccellente, prima da solo, poi in rapporto’ dialettico con un altro sacerdote eccellente, don Pietro Bottaccioli. ‘Rapporto dialettico’: uno incarnava la paternità di Dio, l’altro le esigenze della sua chiamata. Durante la celebrazione nella quale mons. Beniamino Ubaldi, nel 1950, ordinò prete il futuro vescovo di Gubbio, don Antonio si chinò al suo orecchio e bisbigliò: ‘Ricordati:’ ascetica leggera!!’. Educatore eccellente. Tra i seminaristi di allora è nata nel 1987 un’associazione, l”Ancora insieme’ di Imero Bianconi e Paolo Salciarini, che ha avuto ed ha tuttora una vita rigogliosa: 150 iscritti, oltre 30 i numeri della rivista omonima. Dal 1955 don Antonio fu parroco della Collegiata di Umbertide. Ma la sua vera dimensione la trovò con il Rinnovamento nello Spirito, che gli permise di dispiegare in tutta la sua freschezza il carisma della consolazione. La sua parola si fece sempre più calda e suadente. Parlava della misericordia di Dio come uno che ogni giorno la tocca con mano. E vennero a lui, anche da molto lontano, folle di soggetti tormentati nel profondo; lui invitava tutti a confessarsi, e per tutti aveva una benedizione e una parola di conforto; a casa, nel suo studiolo, o più spesso in Collegiata, nello spazio tra la grandi colonne della prima coppia, a destra dell’altare. Ma gli ultimi anni della vita don Antonio li ha passati nella più angosciante solitudine interiore, mesi e anni di disperazione senza luce. Ho letto un suo appunto/preghiera che descrive l’enorme sofferenza che giorno e notte ha pesato sul suo cuore. Fisicamente era l’effetto di un devastante ictus cerebrale. Ma io ne ho avuto terrore, come di un possibile castigo. Che Dio risparmi a chiunque quell’abisso. Incomprensibile. Sia fatta la tua volontà. Don Antonio, il consolatore disperato. Incomprensibile. Poi perse i contatti col mondo e fisicamente si ridusse ad un uccellino, lui che aveva avuto la stazza del nostro ceppo. Incomprensibile. Sia fatta la tua volontà. Ma risparmiaci quell’esperienza, Signore.

AUTORE: Angelo M. Fanucci