Frère Roger Shutz, fondatore della comunità ecumenica di Taizé (Francia), è morto martedì 16 agosto. Ucciso da una mano violenta nella chiesa che lui aveva voluto dedicata alla riconciliazione. Stava pregando con i giovani, 2500 quella sera, e come al solito era circondato da bambini. Era là, in ginocchio per la preghiera, disponibile a tutti, come sempre, con il suo abito bianco, i suoi bianchi capelli e lo sguardo limpido che mostrava un’anima donata a Dio. Aveva novant’anni. Una vita votata alla costruzione della pace seguendo il vangelo. Pace tra i cristiani, pace tra i popoli. La sua vocazione è nata nella sua numerosa famiglia negli anni della seconda guerra mondiale (ricorda spesso l’esempio di sua madre e di sua nonna che lo hanno cresciuto nella fede ricevuta dalla Chiesa riformata svizzera). Il suo sogno era di poter essere un piccolo gruppo di uomini di riconciliazione. Ha iniziato nascondendo in casa ebrei e quanti fuggivano dal nazismo. Con pochi amici ha iniziato la sua avventura su una collina della Borgogna, nel piccolo villaggio di Taizé. Dio ha benedetto quella piccola comunità che voleva vivere testimoniando l’amore di Dio, la tenerezza del suo amore e del suo perdono, in un abbandono fiducioso alla sua volontà. Dagli anni ’50 migliaia di giovani hanno salito quella collina trovandovi una sorgente sempre fresca di fiducia: fiducia in loro, nella loro capacità di amare, e fiducia in Dio che dalla nostra fragilità sa trarre meraviglie. Su quella collina sono saliti molti umbri, e tra questi anch’io, più di vent’anni fa. Una sosta che ha lasciato semi di speranza per aver trovato, negli occhi di quel vecchio piccolo uomo, e nella sua comunità, una Chiesa aperta al futuro, capace di generare fiducia e speranza, un anticipo di quella che potrebbe essere la Chiesa di Cristo pienamente riconciliata. Frère Roger è uno dei grandi che hanno segnato il XX secolo, con Madre Teresa, con cui aveva un forte legame, e con i papi Giovanni XXIII, che definì Taizé ‘la primavera della Chiesa’, Paolo VI e in particolare con Giovanni Paolo II che il 5 ottobre 1986, prima dell’incontro di preghiera per la pace ad Assisi, si recò a Taizé. La comunità ricorda le sue parole, come la consegna di una missione: ‘Volendo voi stessi essere una ‘parabola di comunità’, aiuterete tutti quelli che incontrerete ad essere fedeli alla loro appartenenza ecclesiale che è il frutto della loro educazione e della loro scelta di coscienza, ma anche ad entrare sempre più profondamente nel mistero di comunione che è la Chiesa nel disegno di Dio’. Questo ha fatto frère Roger, umile uomo di Dio, che di sè disse: ‘Segnato dalla testimonianza della sua vita (della nonna materna, n.d.r.) e, ancora molto giovane, seguendola, ho trovato la mia propria identità di cristiano riconciliando in me stesso la fede delle mie origini con il mistero della fede cattolica senza rottura di comunione con nessuno’.
Frère Roger, uomo di Dio, uomo di comunione
È morto il fondatore della comunità ecumenica di Taizé. Ha dato la vita per la pace
AUTORE:
Maria Rita Valli