Forse i miei diciassette lettori s’aspettavano che in questa mia ennesima pinzallàcchra (è dal 1978 che ne sforno una alla settimana!) continuassi il discorso sulla “ruminatio”, ma nel frattempo è uscito un libro che mi ha convinto a rimandare, perché mi ha profondamente colpito: vorrei raccomandarlo al volo a tutti coloro che mi corrispondono, direbbe Ungaretti.
Il libro s’intitola L’intelligenza dell’anima e condensa il lavoro fatto da Francesca Bondì, Presidente della Comunità di Capodarco di Perugia, e dai suoi operatori per far emergere, sotto la guida della dr. Fiammetta Marchionni, i contenuti di coscienza dei “ragazzi” che la Comunità accoglie e valorizza da tutti punti di vista. Li chiamiamo “ragazzi”, ma per la maggior parte sono adulti affetti da una qualche patologia, o psichica o fisica, o (la fortuna è davvero cieca!) sia fisica che psichica.
Nelle comunità di Capodarco, anche quando non se ne ha piena coscienza, opera un principio/cardine, che potremmo chiamare “Assolutizzazione del relativo”: quando c’è di mezzo una persona, anche le grandezze che di in sé hanno una portata relative, o anche molto relativa, assumono un valore assoluto. In questo lo stile dell’intervento sull’handicap delle nostra comunità è totalmente condizionato dalla loro ispirazione cristiana; nell’antropologia cristiana anche l’uomo che ha una personalità mutila, una ridotta, o anche inesistente capacità di darsi dei fini e di scegliere mezzi idonei a conseguirli, è persona a tutto tondo: totalizzante e non quantificabile, la dignità di persona è identica in Albert Einstein e in Franco, tetraparetico sul piano fisico, disartrico nel linguaggio, portatore di un qualche ritardo mentale.
Questo principio ha avuto una sua splendida realizzazione nell’opera narrata dal libro che ho citato.
Partendo dalla convinzione che ognuno dei loro “ragazzi” ha un suo contenuta di coscienza, ci si è impegnati a fondo per farlo emergere, in uno degli oltre cento racconti del testo; dal profondo dell’anima del disabile psichico, con una maieutica di prima qualità, attenta a non sostituirsi a lui, ma impegnata a sostenerlo nel momento in cui esprime la propria interiorità.
Recita la quarta di copertina: “Con i racconti di questo libro abbiamo dato voce a persone a cui solitamente non si dà voce, perché parlano quasi sempre gli altri (genitori, tutori, operatori) In questo testo esse hanno espresso emozioni, fantasie, sogni, paure, angosce e desideri che arricchiscono e renderanno complice l’umanità e la cultura di tutti. Hanno espresso l’intelligenza dell’anima”.
Già. È la pigrizia mentale che c’induce a dividere il mondo in coloro che possono dare e coloro che possano solo ricevere. Quello che i “ragazzi” della Comunità di Capodarco di Perugia hanno tirato fuori dalla loro interiorità è qualcosa che arricchisce e rende complice l’umanità e la cultura di tutti. Gnaffe. Anche del titolare di questa pallente lampadina settimanale, poco più che un chiovardo se lasciata a se stessa.
Abat jour – L’intelligenza dell’anima
AUTORE:
Angelo M. Fanucci