Lunedi 16 maggio il comune di Passignano sul Trasimeno ha ricordato e commemorato il 72° anniversario del bombardamento alleato che colpì alle una del pomeriggio questo borgo affacciato sulla riva del lago, causando la morte di 46 vittime innocenti.
L’obiettivo dell’incursione doveva essere la galleria ferroviaria, ritenuta un possibile riparo delle armi tedesche, e anche l’interruzione della linea Foligno / Terontola utilizzata per il passaggio dei convogli che portavano truppe e rifornimenti.
Il paese inoltre possedeva un altro obbiettivo sensibile: il complesso industriale della “SAI Ambrosini” che con la sua produzione aerea e militare era tenuta in grande considerazione anche dal Duce che non mancò, durante il ventennio, di venire a Passignano per visitarla.
Naturalmente la “precisione chirurgica” delle fortezze volanti mancò l’obbiettivo ( il tunnel ferroviario rimase indenne) e ha farne le spese fu invece una delle zone più antiche del paese, ossia la parte bassa della fortezza medievale – irrimediabilmente danneggiata – e la zona chiamata “la valle” (l’odierna via Nazionale). La pioggia di bombe, che caddero abbondantemente anche nel lago, distrusse una fetta dell’abitato del paese sotto le cui macerie trovarono la morte vecchi , donne e bambini.
Tra coloro che immediatamente si recarono sul posto per dare soccorso ci fu l’allora vicario pievano don Carlo Minchiatti. Don Minchiatti, nato nella vicina Marsciano, parroco di Passignano dal 1941 al 1956 sarà poi eletto vescovo di Sora Aquino e Pontecorvo, ed in fine arcivescovo metropolita di Benevento; che avendo la canonica a poche decine di metri dal luogo del disastro fu tra i primi ad arrivare con una pala in mano ed a mettersi a scavare tra le rovine alla ricerca di superstiti.
Molti passignanesi ricordano ancora oggi con commozione e gratitudine l’opera instancabile di don Carlo che, in quel triste giorno si lacerò, non solo la veste talare ma anche l’anima, davanti a quell’orrore.
Di quei terribili momenti il futuro Metropolita di Benevento, lascerà traccia nella “cronaca parrocchiale” e stenderà in seguito, su ordine dell’arcivescovo Mario Vianello, una “Relazione Generale delle vicende della guerra a Passignano sul Trasimeno” (di cui una copia è custodita tra le carte dell’Archivio parrocchiale), nella quale tra le altre cose, annota:
«E giunse il grande bombardamento del 16 maggio 1944, nel quale perirono 37 persone e furono abbattute e danneggiate non poche abitazioni. Da quel pomeriggio tutti abbandonarono il paese per mettersi al sicuro entro e anche fuori i confini della Parrocchia: sulle case dei contadini, nelle capanne, nelle cantine e anche all’aria aperta. Il Parroco e il Cappellano, a dire il vero, non abbandonarono il paese, ricoverandosi nel pericolo, e anche per dormire, nella galleria del treno. In un secondo tempo si recarono, per il riposo e soltanto dopo cena, al vicino convento dei frati minori, e infine presero la loro dimora nella chiesa del cimitero, dove riaprirono l’ufficio parrocchiale. Qui era stato trasportato l’archivio parrocchiale con tutte le cose della chiesa. Dopo il bombardamento non mancò la visita graditissima di S. E. Monsignor Arcivescovo il quale si recò sul luogo del disastro, al cimitero, e partendo lasciò pure una cospicua somma per i sinistrati. Anche i Parroci Viciniori, che concorsero subito dopo il bombardamento, inviarono poi danaro e indumenti. Particolare menzione meritano i parroci di san Vito e di Vernazzano. (…)».
Scorrendo queste righe pare di poter rivivere quasi ora per ora quel terribile momento, ed ammirare quella grande macchina di carità e misericordia che subito si mise in moto per opera di don Carlo per dare aiuto e conforto alla popolazione, vittima inerme della ferocia della guerra.
Sempre ad opera del parroco venne anche aperta una pubblica sottoscrizione che nel giro di alcuni giorni (17 – 20 maggio ‘44) fruttò la ragguardevole somma di lire 12.000.
Se si considera che la Regia Prefettura di Perugia accorderà al comune di Passignano la somma di lire 100.000 “per far fronte alle spese incontrate in seguito al bombardamento di questo paese” (come si legge nella “comunicazione di rimessa”), a più di sei mesi di distanza, il 29 Novembre, non si può non rimanere ammirati dalla capacità del parroco di Passignano che in soli 4 giorni riuscì a mettere insieme 12.000 lire, frutto della carità dei poveri e dei parroci viciniori.
Man mano che gli alleati risalivano la penisola, l’esercito tedesco in ritirata seminò ovunque terrore e distruzione. Anche a Passignano – prosegue don Carlo – « giunsero i primi sbandati e dettero inizio a quel saccheggio che non risparmiò alcuna abitazione (…) Basti dire che non risparmiarono nemmeno la Chiesa che scassinarono per tutto manomettere. Un calice fu ritrovato nella pubblica piazza».
Tra l’altro va ricordato che non furono solo Passignanesi le vittime del bombardamento alleato (37 morti sotto le macerie e altri 9 in seguito, per le ferite riportate) ma anche due uomini originari di Villetta Barrea, un comune montano immerso nel parco nazionale d’Abruzzo, che assieme a molti altri abitanti si trovarono in quel momento “sfollati” a Passignano.
Recuperata alcuni anni or sono questa memoria comune, i 2 paesi si sono gemellati ed una delegazione con in testa sindaco e gonfalone, si reca il 16 maggio di ogni anno a Passignano per ricordare insieme quel tremendo momento che ha segnato la storia di queste due comunità.
La giornata (il 16 maggio) iniziata alle 9 e 30 con la messa di suffragio nella pieve di san Cristoforo ( dove nel 1944 vennero deposte le vittime in attesa di comporle per una pietosa sepoltura), e a cui han fatto seguito la deposizione delle corone al sacrario nel cimitero e la commemorazione davanti la stele memoriale, sul luogo del bombardamento, ha visto nella numerosa partecipazione la volontà di mantenere viva nelle nuove generazioni la memoria di questi fatti, affinché mai più abbia a ripetersi un orrore del genere.