‘Progetto Arcobaleno’: ponti e non barriere

È un progetto promosso dalla Caritas diocesana e destinato al sostegno didattico di minori immigrati

È sempre l’osservazione della realtà circostante che fa emergere le problematiche e spinge a ricercare adeguate soluzioni. È stato così anche per il ‘Progetto Arcobaleno’, promosso dalla Caritas diocesana e destinato al sostegno didattico degli alunni minori immigrati. Come si può notare anche dalla lettura dell’articolo della pagina a fianco, la realtà dell’immigrazione è sempre più consistente anche nel nostro territorio, ma finora quasi nulla veniva fatto per favorire l’integrazione scolastica dei piccoli figli degli immigrati. Con il risultato di provocare notevoli difficoltà di inserimento non solo nella scuola, ma anche nel territorio di residenza. È infatti sotto gli occhi di tutti come sia essenziale promuovere progetti di prevenzione e sostegno con la finalità di favorire il positivo inserimento degli immigrati in quella che non è soltanto la nostra, ma ormai anche la loro realtà sociale. La scuola, in questo, gioca un ruolo essenziale, ma è importantissima la fase dell’inserimento del minore immigrato al suo interno. La constatazione che sta alla base del ‘Progetto Arcobaleno’, infatti, è l’assenza di un’attiva mediazione nell’incontro tra la cultura di cui il minore straniero è portatore e quella rappresentata dalla scuola. Paola Biccheri coordinatrice e responsabile del progetto, ha le idee molto chiare al riguardo: ‘Il Progetto Arcobaleno si inserisce in un programma più ampio di sostegno alle famiglie immigrate per favorire e facilitare l’inserimento e la socializzazione non conflittuale. È quello che, come Caritas, stiamo ad esempio portando avanti con il centro ‘Il Melograno”. Anche secondo Nadia Acharki, mediatrice culturale e profonda conoscitrice della realtà dell’immigrazione nel nostro territorio, il progetto va incontro ad esigenze reali: ‘Per i minori arrivati nel 2005 ‘afferma- quello della lingua (specie per chi arriva dai Paesi del Maghreb) è un autentico problema. A volte i ragazzi hanno difficoltà a dialogare anche tra di loro, perché in patria parlavano dialetto in casa e arabo soltanto fuori. Per assurdo che possa sembrare, un’adeguata conoscenza dell’italiano può servire anche ad integrarli meglio anche tra di loro’. Il Progetto Arcobaleno si avvale dell’ausilio di educatori professionali. Una di queste è Michela Severini, che afferma: ‘Le motivazioni che mi hanno portato ad impegnarmi in questo progetto sono da ricondurre alla volontà di supportare l’inserimento di bambini stranieri nella nostra società, in particolare nella scuola. Il mio interesse verso questa tematica ‘prosegue Michela- è cresciuto notevolmente in questi ultimi due mesi, svolgendo un tirocinio professionale presso lo sportello immigrati della Caritas. Sono venuta infatti a contatto con situazioni che spesso vengono ignorate, ma che in realtà fanno parte del nostro quotidiano’.

AUTORE: Moreno Migliorati