Davvero, a ripensare a quel giorno di agosto del 1954 – il giorno in cui, sedicenne, a Roma, presi parte alla liturgia di commiato di Alcide De Gasperi – mi sento dentro un magone grosso così.
Già, grosso così. Ma… cos’è un magone? L’ho chiesto a Google, e Google m’ha detto: il magone è il ventriglio del pollo. Bene, siamo da capo a dodici, perché… cos’è il ventriglio del pollo? Google non ha la possibilità di spazientirsi, e ha profetato di nuovo: il ventriglio del pollo è quella porzione dell’apparato digerente che permette al domestico bipede di triturare il cibo che ingerisce, quando si tratta di un cibo che ha bisogno di esser triturato.
Ohp-là! Ecco perché “magone” vuol dire “nodo alla gola” e, ovviamente in senso traslato, “motivo di persistente afflizione”. Simpatico però, il galletto che razzola; simpaticissimo poi (a onta dei vegani) quando, un palmo sopra la brace, gira su se stesso, lucido e indolore, e accoglie come si deve la quantità giusta di pilotto.
Magone, “motivo di persistente afflizione”. Difficile, se non impossibile, triturare certe situazioni di oggi, per poterle poi digerire, difficile!
La disaffezione alla politica, ad esempio. Il sistematico rifiuto del voto. Perché poi? Per protesta? Ma sai quanto gliene importa, ai padroni delle ferriere, che la maestrina con la penna rossa riaffermi la sua verginità morale passeggiando per i prati il giorno delle elezioni, da mane a sera, sai quanto gliene importa! Il fatto è che il potere esiste, ed è necessario che qualcuno lo gestisca. Lo si può gestire così o cosà, ma qualcuno lo deve gestire.
Il magnanimo sogno degli anarchici, quello di una società che si autoregola, ha qualcosa di davvero affascinante, ma… è un sogno, appunto. L’arbitro di una partita di calcio non solo può, ma deve proporsi di fischiare il meno possibile; epperò non può pretendere di non fischiare mai, assolutamente mai, perché prima o poi verrà trucidato sul campo da tutt’e due le squadre, dimentiche della reciproca ostilità e momentaneamente coalizzate contro di lui.
Altro malvezzo, ancora più becero: quello di calunniare sempre e comunque i politici. Tutti, sempre: tutti ladri. Gnaffe. Che poi è il migliore degli escamotage che i delinquenti comuni usano per sfuggire alla giustizia: perdersi tra la folla.
È un peccato grave, ma non esiste al mondo un confessore che abbia sentito un penitente accusarsi di aver calunniato in blocco gli uomini della politica.
Magone e malvezzi
AUTORE:
Angelo M. Fanucci