Giovedì 17 marzo Tarcisio Mezzetti termina il suo cammino in questa terra. Lascia a noi la testimonianza di una vita spesa con amore per Dio e il prossimo e una grande famiglia, la comunità Magnificat, come ha detto il card. Bassetti nell’omelia della celebrazione delle esequie.
Il giorno in cui inizia l’avventura con Dio, nel ’76, Tarcisio non comprende la profezia che gli viene donata: “Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle. Tale sarà la tua discendenza” ( Gn 15,5). La comunità Magnificat di cui sarà iniziatore, e che oggi è presente in più Paesi, è ancora un sogno di Dio e Tarcisio è solo un credente tiepido. Ha 45 anni, sua moglie Elena è ebrea agnostica ed egli vive al minimo il suo cristianesimo: “Ero un ‘fariseo’. Dicevo: non rubo, non tradisco la moglie, mi confesso due volte l’anno quando la Chiesa prescrive almeno una volta l’anno…”. Alle spalle una vita non facile: nato a San Feliciano, a causa della povertà familiare va ad abitare a casa del parroco. Più volte sente il fascino di Dio e pensa di farsi monaco benedettino, ma si iscrive al liceo scientifico e, ancora studente alla facoltà di Farmacia, sposa Elena, una bellissima ragazza di New York. Poi l’America: la giovane coppia con il piccolo Daniele emigra negli Usa in cerca di lavoro. E quando a New York Tarcisio è un farmacologo al Mount Sinai Hospital, è nata Jessica. Il futuro della giovane famiglia sembra sereno, ma arriva la malattia di Elena che costringe Tarcisio a tornare a Perugia.
Qui è di nuovo senza lavoro, ma l’esperienza scientifica maturata negli Stati Uniti gli consente di inserirsi nel mondo accademico e diventare docente. Il terzo figlio, Luca, ha 10 anni e la famiglia è fortemente provata dalla malattia della mamma quando, nel ’76, irrompe Dio: lo Spirito tocca il cuore di Tarcisio, Elena si converte e chiede il battesimo e tutta la famiglia – assieme a quella di Agnese, sorella di Tarcisio e del cognato Marcello – inizia un’esperienza straordinaria di Dio dando vita, con il sostegno del parroco di Elce, don Nazzareno Bartocci, alla comunità Magnificat.
La casa Mezzetti e quelle di coloro che si uniscono alla comunità diventano luoghi in cui si gode la gioia della vita fraterna. I giovani sono attratti perché, assieme al dono di parola, Tarcisio ha il dono della paternità. Attraverso le sue catechesi e i suoi consigli molti conoscono l’amore di Dio e lasciano la vita di peccato per abbracciare Cristo. Così egli resta per tutta la vita: donatore di amore infaticabile. Anche anziano e malato, continua la sua missione: “Non posso fermarmi – dice – , è come se il dito di Dio puntato dietro la schiena mi spingesse ad andare avanti”. Da lui è nato un popolo. Il giorno della sua morte, non a caso la Parola della liturgia riporta la promessa ad Abramo: “Diventerai padre di una moltitudine di nazioni” ( Gn 17,4).
Mi manchi amico mio, non immagini quanto. Ascolto le tue catechesi per sentirti vicino. Grazie per tutto, tanto che hai fatto per me.
Ricordami al Padre e sii felice ora, nella gioia senza fine, nell’amore che non muore.
Ti voglio bene.
bell’articolo su di una vita coraggiosa spesa al servizio degli altri guidata dalla fede. Non ho avuto modo di conoscerlo direttamente ma ne ho visto le opere. Complimenti