Non è facile capire se gli Ogm, gli organismi geneticamente modificati, di cui si è parlato molto nel corso degli ultimi anni siano o meno un pericolo per la salute. I motivi sono molti: dalle nuove tecnologie alla mancata sperimentazione sull’uomo. Ma ci sono da considerare molti altri fattori, come i possibili benefici mostrati da diversi studi scientifici internazionali: dalla resistenza delle piante all’aumento del loro valore nutrizionale, fino a garantire un uso ridotto, se non nullo, di pesticidi, con conseguente risparmio per l’agricoltore. Inoltre l’uso ridotto dei mezzi agricoli produce anche una riduzione dei gas serra e una sostenibilità della risorsa idrica.
Ma i rischi non mancano. In primo luogo la loro stessa formazione. Negli Ogm, il gene parassita viene insierito nel dna della pianta numerose volte il che comporta un processo transgenico di cui, ancora oggi, non se ne conoscono direttamente le conseguenze, soprattutto per quanto riguarda i prodotti vegetali.
L’Italia, recependo la normativa della Ue, non ammette la coltivazione di Ogm, nemmeno del Mais Mon810, l’unico ammesso in Europa.
Ma come si devono porre i cristiani di fronte a questo problema?
La risposta è nell’articolo di don Carlo Maccari disponibile nell’edizione digitale de “La Voce” e nel numero in edicola questa settimana.