Quale futuro ha il Partito democratico? Chiederselo è lecito, visto come vanno le “primarie” per la scelta dei candidati sindaci in alcune delle maggiori città italiane: Roma, Milano, Napoli. Sia chiaro che qui non stiamo facendo un discorso “pro” o “contro”; stiamo solo tentando un’analisi obiettiva, potremmo dire politologica, se non fosse un termine un po’ pretenzioso.
Dunque vediamo. Da queste primarie vengono parecchi segnali negativi. Il primo è che il partito democratico, nonostante la forte leadership di Renzi e la sua spregiudicatezza (o forse proprio a causa di essa) è tutt’altro che coeso. La vecchia Democrazia cristiana, per dire, era divisa in correnti ferocemente contrapposte, ma nei momenti critici il partito si presentava compatto; ora non è così. Il secondo segnale negativo è che il numero dei votanti alle primarie è in calo dovunque, rivelando la disaffezione della base. Il terzo è che nessuna di queste primarie ha fatto emergere come futuri candidati sindaci personalità di sicura attrattiva e di sicuro successo.
Il quarto è che – sia pure per ragioni assai diverse a seconda dei luoghi – si è capito che queste consultazioni si svolgono in modo poco limpido, con regole troppo approssimative, qua e là addirittura con sospetti di voti comprati e trucchetti vari. Calunnie? Esagerazioni? Può darsi. Ma un fatto è certo: se qualcuno si aspettava che le primarie stessero diventando il luminoso futuro della vita democratica in Italia, ormai si è capito che (purtroppo) da quella parte non c’è molto da sperare. C’erano una volta i partiti di massa, ciascuno con una rete di sezioni nei quartieri cittadini, nei borghi e nei villaggi. In ciascuna sezione i militanti si incontravano, discutevano, votavano per eleggere i dirigenti locali, provinciali e nazionali; la candidatura a consigliere comunale, a sindaco, a deputato, a senatore, si conquistava attraverso una selezione durissima e richiedeva anni di impegno e di servizio. Non era tutto oro (anzi!) ma in qualche modo funzionava.
Capisco che quel mondo è finito e che rimpiangerlo è tempo sprecato. Ma le primarie a Milano con i cinesi in coda ai seggi, per non parlare di quello che succede a Napoli, non possono essere il futuro.