L’ecumenismo fa tappa a Cuba

Il 12 febbraio l’incontro tra Papa Francesco e il patriarca Kirill di Mosca
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Papa Francesco e il patriarca Kirill

La lunga attesa ha finalmente raggiunto il suo compimento: il 12 febbraio la terza Roma [Mosca] si riconcilia con la prima Roma per salvare la seconda [Costantinopoli], le Chiese perseguitate dell’Oriente”. Con questa formula l’agenzia missionaria di informazione Asia News sintetizza l’incontro, in calendario proprio oggi, tra Papa Francesco e il patriarca Kirill di Mosca.
Un “evento storico” – tra vari altri nel pontificato di Bergoglio – per tanti motivi: perché avviene su un’isola che ha giocato un ruolo chiave nella storia del Novecento; perché avviene alla vigilia del viaggio di Francesco in alcuni luoghi significativi dell’America Latina; perché rappresenta un abbraccio ecumenico tutt’altro che scontato (più difficile che con il patriarca Bartolomeo, per una serie di ragioni); e perché il cristianesimo mondiale, di qualunque segno, si trova oggi sotto attacco da parte del fondamentalismo islamico. Il metropolita Hilarion di Volokolamsk ha dichiarato, al proposito, che la situazione in Medio Oriente, in Africa e in altre regioni dove si sta “perpetrando un vero e proprio genocidio di cristiani” richiede “misure urgenti e una più stretta cooperazione tra Chiese cristiane”.
L’“ecumenismo del sangue”, più volte evocato da Benedetto XVI e da Papa Francesco, sembra oggi favorire una ripresa dell’ecumenismo anche teologico. Del resto, Kirill – che è un “amico dell’Umbria” (vedi editoriale di mons. Chiaretti in prima pagina) – è sempre stato più aperto al dialogo di quanto lo fosse il suo predecessore a Mosca, Alessio II. È arrivato a Cuba nel corso del suo primo viaggio ufficiale da patriarca in America Latina; lì, insieme a Bergoglio, incontra anche il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.
Il meeting tra i due ‘leader massimi’ della cristianità prevede un colloquio personale presso l’aeroporto internazionale “José Martí” de L’Avana e la firma di una Dichiarazione comune. Preparato “da lungo tempo” – ha commentato la Sala stampa vaticana -, l’incontro “sarà il primo nella storia e segnerà una tappa importante nelle relazioni tra le due Chiese”. Dell’avvenimento è stato informato in anticipo anche il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, che ha manifestato la sua soddisfazione e gioia per questo passo avanti nel cammino delle buone relazioni ecumeniche. L’abbraccio tra il Papa e il Patriarca di Mosca porterà – si spera – anche a un clima più disteso tra le varie Chiese ortodosse, che nel 2016 si apprestano a celebrare, tra mille difficoltà, il loro Sinodo mondiale.
A creare tensioni religiose tra Roma e Mosca, dal 1990 in poi, è stata in particolare la questione degli “uniati” in Ucraina, ossia cristiani di rito ortodosso ma tornati sotto l’egida di Roma, e quindi malvisti dal resto dell’Ortodossia. Ad esempio: con la caduta del comunismo, a chi andavano restituiti gli edifici sacri confiscati, agli ortodossi o agli “uniati”? E la Chiesa cattolica ha diritto o no di fare azione pastorale in quelle aree est-europee in cui già esiste una presenza ortodossa? I problemi si stanno comunque stemperando. L’incontro tra il Papa e Kirill – ha precisato la Sala stampa vaticana – era in preparazione già “da un paio d’anni. Si era sempre pensato a un luogo neutro che non fosse né la Russia né il Vaticano. Cuba è certamente un crocevia nel mondo di oggi, ed evidentemente è un luogo ben conosciuto alla Chiesa ortodossa russa e ormai anche alla Chiesa cattolica: ricordiamo che tre Papi hanno visitato Cuba in tempo molto ravvicinato”, Giovanni Paolo II nel 1998, Benedetto XVI nel 2012 e Francesco nel settembre scorso.
Cosa si diranno, o anzi, cosa si stanno dicendo Francesco e Kirill? Impossibile fare anticipazioni, perché i loro interventi “sono previsti non come discorsi preparati, con un testo lungo o complicato, ma più come un’espressione spontanea, personale, di sentimenti in questa straordinaria e bellissima occasione” ha detto padre Lombardi della Sala stampa. In fondo, le parole esatte non contano: purché sia un’occasione “straordinaria e bellissima”.

Il programma del viaggio papale in Messico

Comincia oggi, 12 febbraio – fino al 17 – il viaggio di Papa Francesco in Messico, preceduto dall’incontro con il metropolita Kirill. Nell’itinerario il Papa ha voluto inserire alcune diocesi collocate nel centro, nord e sud del Paese, non toccate dai viaggi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Tappa fondamentale sarà, nel pomeriggio del 13 febbraio, il santuario di Nostra Signora di Guadalupe. Lì Bergoglio incoronerà l’immagine miracolosa della Vergine con un diadema in oro e argento. Al mattino, invece, l’incontro con il presidente e la classe politica del Messico. In cattedrale, quindi, incontrerà i Vescovi. Domenica 14 il Papa sarà a Ecatepec de Morelos, zona molto popolosa e con un elevato indice di povertà, dove presiederà la messa. Dopo il rientro nella Capitale, la visita a un ospedale pediatrico. Il giorno 15 il Papa si dirigerà a Tuxtla Gutiérrez, città di migrazione e di transito dal Guatemala. A San Cristóbal de las Casas, la messa con canti e letture nelle lingue indie; e proprio lì il Pontefice consegnerà un decreto che autorizza l’utilizzo delle lingue locali nella liturgia. Nel pomeriggio la visita ai malati nella cattedrale in cui sono conservate le spoglie di san Bartolomé de las Casas. Martedì 16 nello stadio di Morelia il Papa incontrerà prima il clero e i consacrati e, nel pomeriggio, 50.000 giovani. Mercoledì 17 l’atteso arrivo di Francesco in uno dei luoghi-simbolo del viaggio: Ciudad Juárez, la città più a nord del Messico, confinante con la diocesi statunitense di El Paso. Qui sono previsti tre incontri: con i carcerati, con il mondo del lavoro, e con la popolazione, le vittime della violenza e i familiari dei desaparecidos. Il Papa celebrerà la messa su un palco collocato a ridosso della rete che separa il Messico dagli Usa, area segnata dai drammi dell’immigrazione. Un momento toccante si vivrà prima della celebrazione, quando il Papa si avvicinerà alla rete, collocherà una croce e pregherà per tutti i popoli migranti del mondo. Alla sera, la partenza per Roma.

AUTORE: Dario Rivarossa

1 COMMENT

  1. Appartengo ad una Congregazione la cui Madre fondatrice, Sr.M. Antonia Lalia, ha desiderato tanto questa occasione già nel lontano 1880 ed ogni giorno, da allora, noi sue figlie preghiamo perché cessino le divisioni nella Chiesa con una preghiera da lei composta. Oggi sono ben felice di cantare insieme al salmista: “Effonde il mio cuore liete parole, io canto al re il mio poema”, perché il Signore sta operando prodigi per la sua Sposa. Grazie a tutti coloro che stanno permettendo l’attuazione di piccoli-grandi passi. Io personalmente mi sono molto emozionata e la mia vita sarà offerta al Signore per questa causa.

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