Ci siamo abituati a chiamare la pagina di Vangelo di questa domenica come il brano delle “tentazioni di Gesù”. Cosicché il primo versetto: “Gesù, pieno di Spirito santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto”, lo riduciamo a una sorta di introduzione, un cappello iniziale. Evidentemente, però, deve esserci qualcosa di più profondo in quel versetto; per cui ora, senza sorvolare sul testo, vogliamo leggerlo come la porta di accesso al brano. Domandiamoci: perché lo Spirito spinge Gesù nel deserto? Perché il deserto nella Bibbia è il luogo dell’amore; luogo in cui Dio, come uno Sposo innamorato, attira il Suo popolo, desideroso di avere con esso una relazione esclusiva, piena: “Io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore” (Osea 2,16). Come due innamorati si appartano, si isolano, così lo Spirito d’amore sospinge l’Amato – questo è il nome con cui nel momento del battesimo il Padre ha chiamato suo Figlio – nel deserto. Nella Chiesa, fin dai primi secoli della sua esistenza, monaci ed eremiti hanno scelto di ritirarsi nel deserto, in luoghi solitari e monasteri. Ma ancora oggi l’invito a seguire Gesù “nel deserto” è rivolto in forma diversa, a tutti i battezzati, nessuno escluso. Anche se non tutti possiamo vivere in un deserto geografico, tutti abbiamo però la possibilità di scegliere nella giornata almeno un tempo di deserto.
Durante la Quaresima la Chiesa invita tutti, indistintamente, a vivere questo senza dover per forza abbandonare le attività quotidiane. Sant’Agostino ci rivolge un accorato appello: “Rientrate nel vostro cuore! Dove volete andare lontano da voi? Rientrate dal vostro vagabondaggio che vi ha portato fuori strada; ritornate al Signore. Egli è pronto… Torna, torna al cuore, distaccati dal corpo… Rientra nel cuore: lì esamina quel che forse percepisci di Dio, perché lì si trova l’immagine di Dio; nell’interiorità dell’uomo abita Cristo”.
Il nostro brano ci mostra appunto che Gesù, pur avendo appena ricevuto nel Giordano l’investitura messianica per “portare il lieto annuncio ai poveri, sanare i cuori affranti, predicare il Regno”, non si affretta a fare nessuna di queste cose, anzi, va nel deserto. In questo modo il Maestro ci insegna che la preghiera viene prima delle azioni, e che essa va anteposta a tutto, perfino ai bisogni primordiali come mangiare e bere. Perché la preghiera non è tutto, però ogni buona opera nasce da essa. Il “mio” deserto è uno spazio di tempo nella giornata da riservare alla preghiera per incontrare Colui che mi ama. Lì, fuori da tanti rumori, a tu per tu con il Signore, voglio ascoltare la Parola di vita, scoprire che essa mi nutre più del pane, e sperimentare che di tutto posso fare a meno tranne che di Dio!
Ora, dopo aver compreso che il deserto è un dono dello Spirito per la grazia a esso legata, possiamo riflettere sulle tentazioni di Gesù. Tentazione, prova, deserto: ormai sono termini desueti che il mondo non pronuncia più, ricollegandoli anzi a una mentalità superata, antiquata. Ma non è così. Quanta attualità in questa pagina di Vangelo! Sì, perché le tentazioni di Gesù sono le stesse che toccano anche me. Guardando Gesù, anch’io scopro che spesso sono tentato di lasciare la via di Dio per seguire altre strade più facili e mondane, e mi chiedo:
– Di cosa ho fame? (prima tentazione). È vero: l’uomo vive anche di pane, ma non di solo pane. Spirito santo, metti in me la fame per il Regno dei cieli, per la verità, per la giustizia!
– Cosa vado cercando? Non è lastricata di desiderio di potere e di gloria (seconda tentazione) la strada di Dio. Sono il potere della croce e dell’amore sino al sacrificio di sé a dare salvezza!
– Mi capita di mettere alla prova Dio? Cerco di piegarlo alla mia volontà o mi abbandono alla Sua (terza tentazione)? Ma a Dio non è possibile imporre le nostre condizioni: Egli è il Signore! Non è possibile strumentalizzarlo, usarlo per i propri interessi, per la propria gloria e per il proprio successo.
In questa prima domenica di Quaresima, ognuno dovrebbe chiedersi allora: che posto ha Dio nella mia vita? È Lui il Signore o voglio esserlo io?