Il quarto incontro delle 7 Opere di misericordia, promosso dalla Caritas diocesana di Perugia-Città delle Pieve lo scorso fine settimana a ‘Casa Emmaus’ in località Lidarno, è stato dedicato al disagio psichico, che è anch’esso una forma di povertà estrema se viene lasciato nell’indifferenza o peggio ancora se vuole essere ‘risolto’ con forme di segregazione come i manicomi. È vero che questi sono stati chiusi, ma si inizia a riparlarne come la ‘soluzione migliore’ per alcuni casi… Questo campanello di allarme è stato dato anche dagli esperti convenuti all’incontro Caritas, che hanno auspicato di non lasciarsi attrarre dal richiamo di certe ‘sirene’, perché sarebbe un grave errore umano riaprire i manicomi. L’incontro molto partecipato, ha coinvolto più di cento persone in gran parte operatori di Caritas parrocchiali e addetti dei servizi socio-sanitari impegnati in quest’ambito, ha messo in luce quanto sia indispensabile prendersi cura, come società, della persona con disagio psichico e non delegarla solamente alle strutturemediche. Non tutte le persone accusano la stessa forma e grado di disagio psichico, o di malattia mentale, ma per molte di esse, come gli stessi esperti hanno detto, avere accanto qualcuno che si prende cura di loro è già un grande aiuto. A spiegare quanto sia importante che ‘ccanto ad un uomo che soffre può solo stare un altro uomo, un uomo capace di essere segno di speranza, anche quando tutto sembra perduto’ è stato don Lucio Gatti, direttore della Caritas diocesana perugina, che ha introdotto l’incontro. ‘Si tratta di un imparare a vedere, ad accorgerci, a non passare distratti davanti a questa sofferenza. Occorrono gesti concreti e così sarà prima uno sguardo, poi un sorriso, poi una mano, poi un contatto con i medici, la famiglia, gli assistenti sociali. Dobbiamo seminare speranza ed uno stile di vita più semplice per evitare che domani questo grande continente di poveri cresca ogni giorno di più. Sarà l’amore a dare alimento alla Vita dell’uomo perché è per questo motivo che è nato, ma l’Amore proviene da una sola sorgente: Dio’. Le parole di don Lucio hanno trovato eco nella testimonianza di S., una ragazza che sta ritrovando senso ed equilibrio nella sua esistenza ‘grazie al bene e all’amore dei ragazzi di una struttura di accoglienza della Caritas e non solo alle medicine’. Non poche sono le persone con disagio psichico accolte nelle opere segno della Caritas perugina ed umbra, dove all’interno di queste strutture – come nel caso di S. – trovano quella speranza di vivere in chi sta accanto a loro condividendone la quotidianità. All’incontro, coordinato dalla dott.ssa Simonetta Cesarini, geriatra e responsabile dell’opera segno Caritas ‘Villaggio Santa Caterina’, sono intervenuti Giovanni Mazzotta, direttore della Scuola di specializzazione Neuropsichiatria infantile dell’Università di Perugia, Bruno Chipi, psichiatra del Centro di salute mentale (Csm) ‘Bellocchio’ dell’Asl n’2 dell’Umbria, Mario Vermigli, dirigente scolastico, e Carlo di Somma, presidente dell’associazione onlus ‘Civicozero’. Un aiuto alla famiglia a Caritas collabora sul territorio anche con l’associazione ‘Civicozero’ di Ponte Valleceppi di Perugia, che ha lo scopo di ridurre il carico familiare e prevenire l’isolamento, facilitando una migliore qualità della vita delle persone con problemi psichici, offrendo loro la possibilità di vivere per un periodo in una casa di accoglienza. ‘L’ospite di questa struttura ‘ ha detto Carlo di Somma ‘ è una persona in cura per motivi psichici, ma è anzitutto una persona, meno fortunata di altre, che rischia di trascorrere il suo tempo a contatto solo con curanti e familiari e quando questo accade spesso dopo un po’ i parenti non reggono più lo stress. La nostra struttura offre una specie di ‘ginnastica dolce’ per riabituarsi alla vita…, per non arrivare a dire ‘non ce la faccio più”. (R.L.) Per cambiare La Caritas ha voluto promuovere questo incontro, perché impegnata da anni a favorire un’opera di collaborazione tra istituzioni, organismi, associazioni, gruppi e singoli cittadini. Uno dei risultati positivi di questo incontro dovrebbe essere una maggiore attenzione a quanto accade nel proprio quartiere, o nel proprio paese per prendere contatto con il malato o con la famiglia per offrire una prima disponibilità. A volte basta poco, magari solo una macchina e del tempo per accompagnare quel ragazzo in piscina o ad un corso di pittura, e dare così un po’ si respiro al malato e a chi gli vive acccanto.
Disagio psichico, povertà nascosta
La Caritas diocesana ha dedicato un incontro persone che soffrono nella psiche, spesso in solitudine. Malattie che portano drammi nelle famiglie
AUTORE:
Riccardo Liguori