Sono Fiona, una ragazza di 22 anni, ho una famiglia di cinque persone (ho un fratello minore, Silvio, e una sorella maggiore, Denise) e vengo dall’Albania, dove ho vissuto a Valona (Vlore) fino all’età di 8 anni. Mio padre era arrivato in Italia nel 1992, era un poliziotto ma venne licenziato per motivi politici, ritrovatosi senza lavoro decise di venire in Italia per tentare la fortuna. Fino al 1997 veniva a trovarci in Albania una volta all’anno e qui aveva trovato impiego nel campo dell’edilizia, mamma non lavorava.
Prima che nascessimo noi tre faceva la sarta, ma per stare dietro ai figli e con il marito in un altro Paese non riusciva a trovare il tempo per mettersi a lavorare, anche perché da quando mio padre era partito cambiavamo continuamente casa, stavamo in affitto e quelle che trovavamo non avevano le condizioni ottimali per far crescere dei bambini piccoli. Mia madre mi racconta ancora che una volta stavamo in una casa in cui entrava l’acqua ogni volta che pioveva.
Nel 1997 mio padre è tornato in Albania e la situazione interna del Paese non era delle migliori, ripartì dopo sei mesi e, rientrato in Italia, chiese il ricongiungimento familiare, ottenemmo il permesso di soggiorno e così mia madre con i suoi tre figli di 4, 8 e 9 anni è arrivata in Italia. Appena arrivati abbiamo vissuto a Fano fino al 2009, poi ci siamo trasferiti, per motivi di lavoro di mio padre, a Mugnano dove tutt’ora viviamo. Mi ricordo che, partendo dall’Albania, mi ero fatta grandi aspettative dell’Italia, poi in realtà non è che mi sono resa conto di grandi cambiamenti, mio fratello sicuramente meno di me, era talmente piccolo.
Indubbiamente la prima e più grande difficoltà è stata la lingua. Anche l’inserimento nelle scuole non è stato facilissimo, molti ragazzini ti offendevano, ti trattavano male, ti dicevano “Torna da dove sei venuta!” ora non me la prendo, ma per una ragazzina di 8 anni può essere molto pesante. Una volta un gruppetto in classe nascose l’astuccio di una bambina nel mio zaino e mi fecero passare per una ladra, in quel caso intervenne mio padre e vennero fuori i responsabili. Episodi simili accadevano anche a mia sorella che frequentava la quinta elementare. Mi presi una rivincita morale quando la maestra, dopo l’episodio dell’astuccio nascosto, disse a tutta la classe che ero molto più educata degli altri, e poi alle medie, quando, il bulletto delle elementari, che giocava con mio fratello, venne a chiedermi scusa per come si era comportato in passato. Fortunatamente episodi del genere non li viviamo più.
Mio padre continua a lavorare per un’impresa edile e mia madre, quando la chiamano, fa la colf, ma il suo non è un impiego fisso. Mia sorella si è laureata e ora sta frequentando la magistrale, io mi laureerò a breve e mio fratello è un giocatore di punta della sua squadra di calcio, gioca con il Castel del Piano, hanno anche scritto un articolo su di lui.