“Compro la pittura non i nomi o le storie”: si può sintetizzare in queste parole lo spirito che spinse il noto storico dell’arte e raffinato collezionista Alessandro Marabottini Marabotti ad acquistare e raccogliere nella sua casa fiorentina 700 e più opere d’arte di varia natura. Opere che prima della morte del collezionista, avvenuta nel 2012, furono da lui in gran parte donate alla Fondazione Cassa di risparmio di Perugia e come da lui richiesto fatte oggetto di una esposizione permanente a palazzo Baldeschi al Corso di Perugia. Era infatti desiderio del Marabottini, docente per un ventennio all’Università di Perugia, che tale collezione fosse messa a disposizione dei laureandi di storia dell’arte in modo che essi potessero esaminarli da vicino per meglio studiarne tecniche e materie.
L’inaugurazione della mostra, curata da Caterina Zappia con Stefania Petrillo e Claudia Grisanti, è avvenuta il 20 dicembre scorso: su due piani del Palazzo la Fondazione Cassa di risparmio, insieme alla Fondazione Cariperugia Arte, ha raccolto dipinti, sculture, disegni, incisioni, miniature, cere, vetri, avori, porcellane ed arredi appartenenti in prevalenza ad un periodo che va dal XVI al XX secolo. La collezione, pur disposta secondo un ordine cronologico, viene proposta secondo i raggruppamenti tematici e il gusto espositivo del collezionista.
Come spiegato dal segretario generale della Fondazione Giuliano Masciarri “nella donazione c’era un’unica importante clausola. E cioè che queste opere che lui lasciava alla Fondazione dovevano oltre che essere viste dagli studenti dell’Istituto di Storia dell’arte, dovevano poter essere toccate e maneggiate dagli studenti. ‘Perchè altrimenti come possono imparare la storia dell’arte?’ si chiedeva Marabottini. E proprio per realizzare questa sua volontà entro breve tempo, in un ambiente accanto a quelli dove sono ospitate le opere, sarà allestita un’apposita sala studio dove gli studenti potranno entrare in contatto diretto con le opere e il “vietato toccare” sarà trasformato in un “invito a toccare”.
Le opere acquistate da Marabottini sul mercato dell’arte tra Roma e Firenze, ma anche in Inghilterra e Francia, mostrano – come spiega nel bellissimo e poderoso catalogo edito dalla De Luca Editori d’arte Caterina Zappia – “la passione e le pionieristiche passioni dello studioso”. Le opere mostrano infatti il suo gusto e le sue scelte, attente più che al gran nome, alla qualità dei singoli pezzi ed alla loro aderenza ai filoni tematici a lui più cari, come gli interni degli studi degli artisti, i ritratti, le marine.
L’esposizione si snoda attraverso un percorso cronologico – tematico dove a quadri di grandi dimensioni, di forte impatto visivo, anche per i soggetti che mostrano ritratti, soprattutto femminili, scene di paesaggi e di genere appartenenti ad un periodo tra il XVI e il XVII secolo, si alternano pitture di tema religioso di formato devozionale e qualche rara scultura lignea: bamboccianti e pittori di battaglie si confrontano con nudi del mito classico e della pittura di storia, scene di martirio e d’estasi religiosa. Di queste opere il Marabottini aveva tappezzato completamente tutte le pareti dell’intero palazzo fiorentino di famiglia in cui abitava. In una gigantografia esposta in mostra lo studioso è ritratto all’interno di una delle stanze del palazzo circondato dalle opere e dai suoi libri. Di alcune opere non conosceva nemmeno l’autore – sottolinea la Zappia – “Dietro ognuna però vi annotava l’anno, dove l’aveva comprata, il titolo che poteva avere e il valore che gli attribuiva”.
Sempre al secondo piano è stata creata una specie di “Wunderkammer” – una stanza delle meraviglie – dove opere provenienti dal Centro America, dal Sud Africa e dall’Estremo Oriente, sono contrapposte a manufatti della tradizione popolare religiosa italiana, insieme a una sezione dedicata a bronzi, avori, smalti, vetri policromi e strumenti astronomici.
Passando al piano inferiore, grazie alla Fondazione cassa di risparmio di Perugia che ha acquistato alcuni degli arredi di proprietà del palazzo Marabottini, sono state ricreate alcune delle stanze del palazzo di famiglia, anche nei colori delle pareti, in prevalenza ambienti neoclassici, in cui si alternano opere del Sette – Ottocento e dipinti del Novecento, tra cui alcuni olii di Pietro Marabottini, medico e pittore, padre del collezionista.
La collezione si compone anche di una sezione grafica che per motivi di spazio non è stato possibile esporre in forma permanente: si tratta di trecento fogli, tra disegni e incisioni, che verranno raccolte in apposite cassettiere nella Sala di Studio del secondo piano che verrà realizzata per gli studenti.
Il catalogo, di quasi 600 pagine, contiene i saggi introduttivi di esperti quali Caterina Zappia, Tomaso Montanari, Bruno Toscano, Patrizia Rosazza – Ferraris, Roberto Valeriani, oltre alle “Memorie di un collezionista povero” scritto dallo stesso Alessandro Marabottini, dove racconta “quando e come si accese in lui l’interesse per l’arte e il desiderio di possedere delle opere d’arte”.
Seguono le schede scientifiche delle opere redatte dai numerosi specialisti, bellissime le foto.
Orari di apertura: dal martedì al giovedì 15-19, dal venerdì alla domenica 11- 19. Lunedì chiuso. Fino al 31 marzo ingresso gratuito.