Due ‘no’ contro quattro ‘sì’

La battaglia per i quattro ‘sì’ del referendum volti, a mio avviso, a peggiorare la legge 40/2004 sulla fecondazione medicalmente assistita, l’hanno fatta i radicali, i verdi e la sinistra in generale. I Ds si sono distinti a suo tempo nella raccolta di firme. Nulla da eccepire. Abbiamo di fronte lo stesso schieramento che ha voluto la legge sul divorzio e sull’aborto e ha vinto i rispettivi referendum. Se le cose dovessero andare secondo le ultime elezioni con l’ampio consenso avuto dal centro sinistra, i risultati del referendum sarebbero scontati. Tanto più che la campagna a favore del ‘sì’ è basata su illusorie prospettive e su slogan emotivi e non va a spiegare la complessità e le complicazioni che si vengono a determinare con un’operazione del genere. E poi non si pone mai l’accento sul fatto che nella fecondazione artificiale, per avere un figlio, vengono sacrificati degli embrioni che sono la prima fase di esistenza di ogni essere umano. Ognuno di noi è passato per quella fase. Se allora, all’origine, fosse stato eliminato, non sarebbe qui a raccontarlo. Se il comitato ‘Scienza e vita’ che si è formato a livello nazionale, e in tutte le città importanti, riuscirà ad informare correttamente, il risultato potrebbe essere che il referendum non raggiunga il 50 per cento dei voti e quindi fallisca e così verrebbe salvata la legge come è formulata, che tuttavia il Parlamento, successivamente, se vuole potrà decidere di cambiare e lo potrà fare a ragion veduta e tenendo presenti le critiche e i difetti che essa comporta. Pare pertanto che nulla andrebbe perduto con il fallimento del referendum, anche sul piano della ricerca e del progresso della legislazione in materia, mentre se passano i sì torna la confusione e si potrebbe dare vita ad una bambino che non saprebbe chi è il padre. Da ricordare che la legge 40 del 2004 è stata votata a larga maggioranza e dopo dibattiti a non finire. Una legge, sia ben chiaro, che non rispetta la morale cattolica, ma che i cattolici sostengono come un male minore, come un compromesso per evitare che in quella delicata questione della manipolazione della vita umana si avventino medici senza scrupoli. Anche i medici hanno bisogno di paletti e di regole, perché non sono i padroni della vita ma al suo servizio, e non possono decretare la morte di nessuno, neppure per far vivere qualcuno. Non sono loro i giudici della vita e della morte. Se la gente comincia a ragionare forse capirà che è in gioco il valore della vita umana. Non stiamo facendo una battaglia per qualche interesse di parte. La Chiesa cosa ci guadagna? Nulla. È sospinta solo dalla difesa di un principio, quello di non uccidere una vita umana. Mentre i radicali, se il referendum funziona, ci guadagnano un lauto rimborso dello Stato, i centri specializzati per queste tecniche mediche ci guadagnano perché hanno mani libere e possono fare affari d’oro. A mio avviso il fallimento del referendum potrebbe porre un freno alla deriva radicale della società e evitare di portare in piazza questioni che solo nella ponderata calma di un parlamento costituito da persone di coscienza possono essere regolate. In questi ultimi giorni, ad un mese dalla votazione, si è verificato lo sgretolamento del fronte del centro destra, secondo le dichiarazioni di alcuni esponenti di An, FI, Socialisti e qualcuno della Lega, forze politiche che quella legge hanno fortemente voluto. Forse non c’è da meravigliarsi più di tanto. È la trasversalità della confusione, specchio del disorientamento etico esistente nella testa di grandi masse impensanti.

AUTORE: Elio Bromuri