Tagli alla spesa pubblica e contenimento dei costi di funzionamento degli organi ed enti regionali; sostegno alle imprese ed in particolare a quelle impegnate nella “economia verde”, nella innovazione e nella ricerca; assicurare a cittadini e famiglie servizi di qualità nella sanità e nel nuovo welfare. Sono i tre capisaldi del nuovo Dap, il Documento di programmazione annuale che la Giunta regionale conta di approvare entro gennaio, con l’obiettivo di favorire nel 2012 la ripresa economica e lo sviluppo dell’Umbria. Gli scenari di previsione contenuti nel Dap non sono comunque confortanti, e per il nuovo anno parlano di recessione. I vari indicatori economici fotografano per l’Umbria una situazione più difficile della media nazionale e delle regioni limitrofe. Il Pil (prodotto interno lordo) diminuirà dello 0,3 per cento. Altri enti sono ancora più pessimisti. L’Unioncamere ad esempio indica un meno 0,6, superiore alla media italiana. Il tasso di disoccupazione salirà invece all’8,5 (era stato dell’8 nel 2011). Il Pil pro capite, considerato il miglior indicatore del livello di benessere, in Umbria tornerà a superare i 20 mila euro soltanto nel 2015. Sempre lontano dai 21.500 euro del 2007, l’anno prima della esplosione della crisi. In tempi difficili, anche la Regione nel 2012 stringerà la cinghia. Le spese per il personale diminuiranno da 67,99 milioni di euro del 2011 (erano 71,27 nel 2010) ai 66,96 previsti nel 2012. Le spese di funzionamento dell’istituzione e quelle per il Consiglio regionale scenderanno rispettivamente da 12,96 milioni (15,79 nel 2010) a 11,64 e da 20,99 (22,28 nel 2010) a 20,98 nel 2012. Peccato che da questi tagli siano stati esclusi i vitalizi dei consiglieri regionali di questa legislatura. Non avrebbero risolto i problemi di bilancio della Regione, ma sarebbe stato un buon segnale per riavvicinare i cittadini alla politica. Cittadini che nell’aula di palazzo Cesaroni hanno sentito parlare, da consiglieri ed ex consiglieri, di diritti acquisiti che devono essere salvaguardati. Come se non ci fossero anche i diritti acquisiti delle persone normali, che vedono allontanarsi la data della loro pensione. Altri risparmi giungeranno dalla soppressione ed accorpamento di enti ed organismi regionali. Dovrebbero sparire le Comunità montane, l’Agenzia regionale per la promozione turistica e dovrebbero essere ridotte Asl ed aziende ospedaliere.
Un percorso minato, cominciato da tempo e pieno di difficoltà, che quest’anno dovrebbe essere accelerato. Salvo imprevisti, come dimostrato dalle frequenti frizioni in seno alla maggioranza, con l’Italia dei valori ed alcuni consiglieri di Rifondazione sempre pronti a prendere le distanze dalle decisioni della Giunta. È accaduto anche con la bocciatura in aula della modifica della normativa sulle nomine per la sanità. “Ma una maggioranza per governare in Umbria si troverà sempre” ha quasi minacciato la presidente Catiuscia Marini. Frase che in alcuni ambienti politici è stata interpretata come una apertura all’Udc, il cui capogruppo, Sandra Monacelli, ha invitato la Giunta a non limitarsi a “tirare a campare”. Le risorse recuperate saranno destinate a sostegno della crescita dell’economia e dell’occupazione. Si punterà sulla green economy, l’innovazione, la ricerca, l’export e la internazionalizzazione delle piccole e medie imprese. Per la sanità e welfare la Regione nel 2012 opererà un ulteriore contenimento dei costi amministrativi per mantenere universalità e qualità dei servizi. Un obiettivo difficile poiché – come ha riferito la vicepresidente Carla Casciari – le risorse nazionali per il sociale nel 2011 sono già state tagliate del 20 per cento rispetto al 2010. Per il 2012 il taglio è stato addirittura del 95 per cento rispetto all’anno appena concluso: per l’Umbria sono la considerevole somma di 17.316 milioni in meno. Comunque – assicura la Giunta – nel 2012 non ci saranno nuove tasse regionali oltre alle misure adottate nel 2011, come l’aumento della benzina per autotrazione (4 centesimi per litro), dal quale dovrebbero scaturire 8 milioni di euro per la ricostruzione delle zone del Comune di Marsciano colpite dal terremoto del dicembre 2009.
Disoccupazione e disilluzione. fino a quando?
Il 2012 è ancora “un quaderno bianco tutto da scrivere” ha detto mons. Gualtiero Bassetti nell’omelia in cattedrale nel pomeriggio di capodanno, invitando tutti ad assumere le proprie responsabilità e l’impegno a costruire una società migliore. Su quel quaderno, purtroppo, sono già state annotate le 41 lettere di licenziamento che gli operai della Basell di Terni hanno ricevuto alla vigilia di Natale. Ci sono anche scritti i nomi dei 300 dipendenti dello stabilimento Merloni di Gaifana di Nocera Umbra che la nuova proprietà non intende riassumere, scatenando una sorta di “guerra tra poveri” con i colleghi ed amici più fortunati che invece potranno tornare in fabbrica. Ed ancora quelli dei 46 lavoratori della Grifo Cornici di Magione che chiude e dei 90 dipendenti in cassa integrazione della Trafomec di Tavernelle il cui posto di lavoro è in pericolo. Un elenco lungo, con tanti altri nomi di lavoratori licenziati di aziende meno note, cassintegrati (nel 2011 sono stati 20 mila in Umbria), precari, di giovani che non trovano un lavoro (sono il 30 per cento) o che magari, anche dopo avere conseguito un diploma ed una laurea, stanchi di stage gratis, hanno rinunciato a cercarlo. Accanto a quei nomi ci sono storie di famiglie che non hanno più soldi per pagare il mutuo o l’affitto, che si vergognano di consumare pensione e risparmi di genitori e nonni, che non hanno più progetti e sogni per il loro futuro. Una crisi che secondo il Dap, il Documento di programmazione annuale della Regione, dovrebbe durare ancora anni e che solo nel 2016 potrebbe riportare il benessere in Umbria ai livelli del 2007.
Le tasse comunali dovranno necessariamente aumentare
Nuove tasse comunali e tariffe più salate per non tagliare servizi essenziali per i cittadini, con un occhio di riguardo alle fasce più deboli. Nel 2012 sarà così in tutti i 92 Comuni dell’Umbria.
“L’inasprimento della fiscalità locale appare oggi inevitabile”, ma l’incremento di tasse e imposte non sarà lineare, ha detto il sindaco di Perugia e presidente regionale dell’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) Wladimiro Boccali. “Chi ha di più deve dare di più”. Così per i tributi come per le tariffe dei servizi. Da ripianare – ha riferito il sindaco di Perugia – ci saranno “13 milioni di euro di minori trasferimenti diretti dallo Stato”. L’obiettivo rimane “proteggere le fasce sociali più deboli e mantenere un buon livello di servizi alla persona, senza nessuna indulgenza verso l’evasione”.
Il Comune di Terni – ha detto il sindaco Leopoldo Di Girolamo – nel 2011 è riuscito a coniugare una rigorosa gestione dei conti pubblici con una buona qualità dei servizi ai cittadini, pur in un quadro economico generale molto difficile. I problemi che ci aspettano nel 2012 – ha aggiunto – sono però più impegnativi, a fronte di una riduzione dei trasferimenti dello Stato (4 milioni in meno nel 2011 e 3 milioni in meno nel 2012) e una riduzione delle risorse proprie. Dovremo fare a meno in totale di almeno 8 milioni di euro”.
È un po’ la situazione di tutti i Comuni, grandi e piccoli, che di fronte alla diminuzione dei soldi che arrivano dallo Stato dovranno chiederli direttamente ai cittadini ritoccando tariffe, addizionali ed imposte varie per mantenere qualità e quantità dei servizi essenziali. “Tutto questo – si legge in un documento dell’Anci – porterà ad una ulteriore contrazione della crescita e renderà ancora più poveri i cittadini, le famiglie e le imprese”.
Guasticchi e Polli su abolizione Province: dove è il risparmio?
L’abolizione delle Province, prospetatta dal governo Monti, non comporterà risparmi per i cittadini. Marco Vinicio Guasticchi e Feliciano Polli, presidenti rispettivamente di quella di Perugia e di Terni, nelle conferenze stampa di fine anno sono stati espliciti. “Si risparmieranno 800 euro al mese per ciascun consigliere provinciale, e 1.400 euro che è il mio compenso: ben poca cosa” ha detto Guasticchi. I veri sprechi – ha aggiunto – sono altrove. Come conseguenza negativa però si “svuoteranno i territori – ha detto Polli – allontanando i cittadini dalle istituzioni. Seguendo questa via – ha detto ancora – il pericolo è un aumento abnorme delle funzioni gestionali in mano alla Regione e una conseguente burocratizzazione della stessa, con un’inevitabile indebolimento dell’Umbria nel suo complesso”.