Qualche giorno fa è tornato a farci visita in redazione Armando Catrana, missionario salesiano laico di Perugia. Nel giro di pochi giorni sarebbe ripartito per il Brasile, per tornare tra i suoi ragazzi a Vila Piloto, un barrio (quartiere) nella periferia di Tres Lagoas, città dello Stato brasiliano del Mato Grosso del Sud al confine con lo Stato di San Paolo. A 77 anni e “con qualche acciacco in più”, non nasconde di essere sempre più stanco, ma i bambini e i ragazzi della favelas, per i quali ha realizzato il Centro giovanile “Gesù adolescente” con l’oratorio e il centro di formazione professionale, hanno ancora bisogno di lui. Ci aggiorna sullo stato del suo progetto perché, anche se ha sempre avuto il sostegno di tanti amici italiani e perugini, si è sempre affidato alla Provvidenza – come ama sottolineare. Anche la grande forza di volontà ha avuto certamente il suo peso perché, confessa, non è solo un fatto di cuore, ma di testa: “I miei ragazzi non sono ‘facili’ e provengono da realtà familiari e sociali difficili. Quando per la prima volta sono arrivato a Tres Lagoas, nel 2002, in obbedienza ai miei superiori, a Vila Piloto c’era una grande baraccopoli di 10 mila persone costruita con mezzi di fortuna. Rimasi molto colpito dalla povertà di quella gente, e dopo pochi giorni capii che quello era il mio posto. Volevo rimanere lì per aiutare quei bambini e quei ragazzi che incontravo vagabondare in mezzo alla strada, abbandonati a se stessi. Anche don Bosco avrebbe scelto di rimanere lì, in mezzo a loro. I primi tempi – ricorda ancora – è stato molto difficile avvicinarli. Molti giovani hanno alle spalle problemi di delinquenza, furti, violenza fisica, droga. Ancora oggi è così, anche se le cose sono cambiate. La famiglia, quella tradizionale, è quasi inesistente: vivono in famiglie ‘allargate’, i genitori sono spesso conviventi, con più di una relazione alle spalle e vari figli. La scuola c’è, ma la percentuale di abbandono è molto alta”. Il primo approccio è stato con il pallone: “Lo portavo con me tutti i giorni, insieme a qualche maglietta e a qualcosa da mangiare. Poi li ho invitati a venire all’oratorio presso la cappella del barrio.
Ho costruito per loro una lunga tettoia dove potevano giocare a ping-pong, a calciobalilla. La domenica alle 8 c’era, e c’è ancora, la messa per i ragazzi. Il sabato pomeriggio la catechesi e poi la merenda”. Sorride mentre lo dice: “È un modo per incentivare la partecipazione! Sono ragazzi che non hanno mai sentito parlare di Dio, di Gesù. Alla fine dell’anno chi più partecipa viene premiato con denaro simbolico, che può spendere nello shopping center dove possono trovare cibo, vestiario, giochi, materiale scolastico”. Nella sua azione missionaria Armando ogni anno battezza anche diversi ragazzi dai 16 ai 17 anni, perché “anche se il mio operare è apparentemente più sociale, la mia è una vocazione missionaria all’interno della Chiesa”. Purtroppo c’è anche chi si perde per strada, sottolinea con rammarico: “Ho 22 ragazzi dell’oratorio in carcere. La mia sofferenza è questa: parli, esorti, indichi cammini, correggi, e poi alcuni vedi che apparentemente non hanno preso niente. Ma qualcosa si vedrà con i figli dei ragazzi con cui lavoro. Sono appena all’inizio!”. Nel 2003 – ricorda – c’è stata la posa della prima pietra del Centro giovanile – oratorio, su un terreno concessomi dal Municipio, poi è nato il Centro di formazione professionale. Oggi la disoccupazione non c’è e le fabbriche hanno bisogno di manodopera specializzata”. Le condizioni di vita sono migliorate; le case, anche se piccole, sono di mattoni. Da aprile Armando non è più solo: i superiori della provincia del Mato Grosso gli hanno affiancato 4 confratelli salesiani, in sintonia con il messaggio di Papa Francesco: “Vorrei una Chiesa povera, aperta alle periferie”. La missione continua.
La formazione
Attualmente sono 1.500 gli studenti che ogni anno partecipano ai corsi professionali a Tres Lagoas. La scuola forma nelle diverse specializzazioni richieste dal mercato del lavoro: meccanica, falegnameria, saldatura, istallazioni elettriche, informatica, taglio e cucito. I corsi si svolgono in tre turni dal pomeriggio fino a sera; vi partecipano anche maggiorenni privi di specializzazione che vogliono crescere professionalmente nel mondo del lavoro. L’oratorio accoglie 600 ragazzi. Tante le attività: sportive, educative, artistiche, culturali, religiose, ricreative. Si organizzano tornei, c’è un coro e la banda. Sono 48 i docenti, tutti stipendiati, grazie anche al contributo del Comune. Poi ci sono tecnici, inservienti e cuochi.