Ancora un furto in una chiesa, ancora un depauperamento di un patrimonio prezioso ed importante non solo sul piano culturale, visti i riflessi che riverbera sul piano della promozione alimentando correnti di visitatori e di turisti. Purtroppo è molto più grave di quanto rilevato nel corso del primo sopralluogo , il ‘colpo’ consumato nella chiesa di San Domenico, nel quartiere di San Martino. Dal Coro ligneo realizzato, tra il 1505 ed il 1510, nella bottega dell’eugubino Pierangelo di Antonio della Mea, sono state asportate purtroppo anche otto cornici intarsiate e dorate e non solo la Tarsia (cm. 46×77) con ornato a candelabra, raffigurante putti ed esseri metamorfici dai quali pendono festoni con clessidre e dadi, asportata dal secondo ordine dalla parete ovest, al centro, in basso. Un bel pezzo, realizzato con legno di acero e di noce, delimitato da una cornice sempre intarsiata a prismi. Ad accorgersi è stato il direttore dell’ufficio Beni culturali della diocesi Paolo Salciarini. ‘In un primo momento ‘ ha dichiarato ‘ ero stato colpito dal ‘buco’ lasciato dalla tarsia ed occultato alla vista dal sedile lasciato volutamente alzato. Da un controllo più attento sono emerse, purtroppo, anche le altre ferite. È un colpo grave, uno stillicidio che va in qualche maniera fermato’. Oltre che ad una mano esperta, pensare che sia la stessa e di provenienza locale non sembrerebbe proprio azzardato: dodici pezzi in tutto consentono di realizzare tre cornici complete di gran pregio, appetibili sul mercato di un antiquariato senza troppi scrupoli. Tra l’altro possono aiutare a datare tele di epoca ben più recente. Per fortuna l’inventario in atto di tutto il patrimonio artistico e storico ecclesiastico, avviato ormai da tempo e che richiede investimenti notevoli a livello di professionalità e di risorse, è opera preziosa e fondamentale, e non solo perché consente di mettere a disposizione degli inquirenti fondamentali elementi di rapida e sicura identificazione. È un’iniziativa meritoria (al pari della graduale rete degli allarmi), ma da solo non basta a proteggere il patrimonio artistico. Vanno trovate altre forme di tutela a cominciare, seppur a malincuore, a misure drastiche. Anche per San Domenico, ad esempio, è tempo di pensare ad una misura che potrebbe risultare impopolare soltanto in apparenza: la chiusura della chiesa a cavallo del pranzo, nelle ore del giorno cioè in cui la vigilanza, anche indiretta, è molto più superficiale, se non proprio nulla. Un provvedimento ormai non più rinviabile, destinato a provocare all’inizio magari remore e dispiacere, ma a mali estremi vanno contrapposti rimedi altrettanto estremi. Meglio cioè circoscrivere lo spazio delle visite, che correre il rischio di non avere poi molto da far vedere.
Ancora un furto in chiesa
L'ennesimo attentato al patrimonio artistico della diocesi: vittima la chiesa di San Domenico
AUTORE:
Giampiero Bedini