Protagonisti della XIV Giornata del dialogo cristiano-islamico, iniziativa promossa all’indomani dei tragici avvenimento dell’11 settembre 2001, sono stati giovani cristiani e musulmani italiani che il 28 ottobre hanno confrontato le loro esperienze di vita. “Concludiamo – ha detto don Paolino Trani durante la serata – una giornata di incontro con gli studenti delle scuole superiori, con i quali abbiamo costruito un dialogo attento e aperto”.
Anche il Papa ha ricordato l’importanza che ognuno possa esprimere la propria fede, estendendo l’invito all’alleanza tra religioni anche ai non cristiani, agli uomini di buona volontà. La serata si è rivelata particolarmente stimolante per la testimonianza portata dai giovani. Problemi, difficoltà viste con i loro occhi, nella comune convinzione che la convivenza interreligiosa debba essere vissuta come stimolo reciproco nella scoperta dell’altro e opportunità di definizione della propria identità. Kalib, giovane umbertidese, ha parlato dell’esperienza vissuta nelle scuole dove i ragazzi hanno ascoltato e interagito per conoscere e capire una religione che oggi spaventa, associata a terrorismo e migrazioni, atti che colpiscono in primis la religione musulmana strumentalizzata per fini economici e politici.
I giovani sono stanchi delle ideologie che si vogliono inculcare loro, e desiderosi di capire: scuola e famiglia giocano su questo piano un ruolo determinante. Marco di Altotevere senza frontiere ha parlato della sua esperienza in Kosovo, realtà musulmana profondamente segnata dalla guerra. “Di fronte alla sofferenza – ha detto – le frontiere del pregiudizio e delle discriminazioni, le diversità religiose cadono e lasciano spazio alla carità”.
Sara si occupa del progetto Rubino di Caritas, che ha origini cristiane ma è senza bandiere e offre il sostegno delle famiglie alle famiglie del territorio che vivono situazioni di difficoltà. Dialogo e confronto servono a conoscersi meglio e vivere insieme i cambiamenti che la società sta vivendo e che troppo spesso ci spaventano. “I bambini – conclude Sara – avvertono le differenze, ma per loro non sono ostacoli”. Poi sono intervenute alcune ragazze dell’associazione Giovani musulmani d’Italia, la cui testimonianza traccia il profilo di giovani nati in Italia o arrivati da piccoli che hanno compiuto qui l’intero processo di scolarizzazione e che devono affrontare un forte problema identitario. Tenuti, anche all’interno delle loro classi, a doversi giustificare di fronte ad atteggiamenti violenti avvenuti nel mondo, vivono a cavallo tra culture e mondi diversi, e spesso sono considerati stranieri sia in Italia che nel loro Paese di origine.