Sono stati 93 gli interventi all’ottava e alla nona Congregazione generale del Sinodo dei vescovi, nel pomeriggio del 14 ottobre e nella mattina del 15, dedicate al dibattito sulla terza e ultima parte dell’Instrumentum laboris, ha spiegato padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, aprendo il briefing di giovedì 15 ottobre. Come prevedibile, tra i temi più trattati la questione dell’accesso dei divorziati alla comunione, hanno riferito i quattro collaboratori del portavoce vaticano per i diversi gruppi linguistici.
Molti, ha raccontato p. Bernard Hagenkord, gli interventi in lingua tedesca sull’importanza della “difesa della dottrina cattolica su matrimonio e famiglia. La Chiesa, è stato detto da qualcuno, non ha né il potere né l’autorità di cambiare la Parola di Dio”; al tempo stesso, diversi padri hanno sottolineato: “Non siamo ufficiali incaricati di controllare la purezza dei cristiani”. Per molti la domanda è: “Cosa fa la Chiesa per chi vive in questa situazioni?”. Da alcuni padri è stata proposta una valutazione delle situazioni caso per caso.
La sottolineatura del legame tra dottrina e misericordia è stata molto presente negli interventi sinodali in lingua inglese, ha detto p. Thomas Rosica. Diversi padri auspicano un linguaggio in grado d’insegnare le verità della Chiesa, “comprensibile” e “mirato anche alle esigenze dei più giovani. Un insegnamento solido della dottrina, fortemente alimentato dalla Parola di Dio”.
Per molti padri servono inoltre “sistemi, anzi ‘medicine’ per curare le ferite di chi si trova in situazioni difficili” e occorre una solida formazione dei sacerdoti. Importante anche “il sorriso”. Al centro di diversi interventi le “questioni sociali che le famiglie affrontano: immigrazione, tratta delle donne, bambini profughi senza famiglia”, e l’impatto sulle famiglie del terrore seminato dall’Isis.
Per Romilda Ferrauto (lingua francese), il tema dei divorziati risposati, “tornato a valanga negli interventi”, mostra la diversità di approcci tra “chi sottolinea che il ruolo della Chiesa è restare fedele al Signore e chi pensa che è necessario accompagnare le persone nel loro fallimento senza per questo diluire la dottrina”. Molti, ha riferito, “sottolineano che l’obiettivo non è garantire l’accesso indiscriminato all’Eucaristia, ma proporre un approccio personalizzato”. Per alcuni “privare dell’Eucaristia è un fatto grave”, per altri “è peccato che si resti aggrappati troppo ai sacramenti come fossero gli unici strumenti della grazia”.
All’attenzione dei padri anche il problema dei matrimoni misti, soprattutto con i musulmani, e la necessità di “misure per proteggere la parte cattolica”, la questione delle donne costrette alla poligamia, l’accompagnamento delle coppie senza figli, le adozioni nelle coppie omosessuali, l’aborto. “Un vescovo africano ha puntato il dito contro le nuove colonizzazioni ideologiche”.
Concretezza nella pastorale sulla famiglia è la richiesta emersa da molti interventi in lingua spagnola, ha riferito p. Manuel Dorantes. Diversi padri hanno ringraziato il Papa per il Motu proprio sulle cause di riconoscimento dei casi di nullità matrimoniale. Per p. Dorantes “sono diversi i punti di vista e si sta cercando di trovare un equilibrio tra misericordia e obbedienza al magistero della Chiesa”.
In alcuni Paesi, è stato detto, “i divorziati risposati ricevono con difficoltà anche una benedizione”, alcuni padri hanno affermato che “la comunione spirituale non è sufficiente”. Il religioso ha citato l’intervento “commovente” di un vescovo che ha raccontato di aver celebrato una messa di prima comunione nella quale il figlio di una coppia di divorziati risposati ha dato ai genitori due pezzetti della propria ostia.
Ricordando che la Chiesa polacca ha sempre escluso la possibilità della comunione ai divorziati risposati, monsignor Stanisław Gadecki, presidente della Conferenza episcopale polacca, ha ribadito che non sono scomunicati e a volte chi è escluso dalla comunione ne ha un desiderio più forte di chi vi ha il diritto.
Monsignor Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di Tlalnepantla (Messico), ha parlato del percorso penitenziale richiamato da alcuni padri, precisando che esso richiede il riconoscimento dei propri errori e il pentimento e ha chiarito che il Sinodo “non pretende di prendere decisioni”, che spettano al Papa, ma di offrirgli “riflessioni e punti di vista”. “Non c’è disaccordo – ha assicurato mons. Gadecki – sul fatto che alcuna autorità al mondo possa sciogliere un vincolo matrimoniale valido”.