Il boom dei “buoni”

LAVORO. In crescita esponenziale l’utilizzo dei “voucher” o buoni lavoro. Come funzionano. I pro e contro
Una scena tratta dallo spot pubblicitario dell’Inps per promuovere i buoni lavoro
Una scena tratta dallo spot pubblicitario dell’Inps per promuovere i buoni lavoro

Si chiamano voucher o “buoni lavoro”: sono la modalità di retribuzione per le prestazioni di lavoro accessorio, ovvero non riconducibili a contratti di lavoro, in quanto svolte in modo saltuario. Lavori agricoli come vendemmia, raccolta delle olive, oppure fiere e mostre, e ancora collaboratori domestici, pulizie, commercio, ecc. Il valore netto di un voucher è di 10 euro l’ora, di cui al lavoratore spettano 7,50 euro (salvo che per il settore agricolo, per cui vale lo specifico contratto). Nati per regolamentare e legalizzare situazioni di “lavoro nero”, garantiscono infatti la copertura previdenziale Inps e quella assicurativa Inail, Dall’agosto del 2008, quando furono introdotti dal governo Berlusconi ed ampliata la diffusione con la riforma Fornero (2012), la loro crescita è stata esponenziale e continua negli anni. Complice anche la crisi economica, che ha portato ad avvicinarsi a questa modalità di lavoro non più solo studenti, pensionati o lavoratori stagionali, ma anche disoccupati, lavoratori con monte ore o stipendio dimezzato, o anche dipendenti bisognosi di integrare il proprio stipendio mensile.

Secondo stime Inps, al 30 giugno 2015 (dal 2008) sono stati 212,1 milioni i buoni lavoro, con un tasso medio di crescita del 70% dal 2012 al 2014 e del 75% nel primo semestre del 2015 rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. L’Umbria si allinea a questo trend: se nel 2008 i voucher elargiti erano poco più che 7.500 (7.541), nel 2012 erano già 406.017, nel 2013 erano 682.097, fino a toccare il boom nel 2014, quando si è arrivati a oltre un milione (1.194.725). Nel 2015 il trend positivo è già stato ampiamente riconfermato: al 30 giugno sono stati venduti 834.985 buoni lavoro. È anche interessante notare come, dei 17.874 lavoratori che hanno ricevuto voucher nel 2014, la fascia d’eta più consistente in Umbria sia rappresentata da giovani tra i 20-24 anni (3.448), a riprova che il lavoro occasionale diventa spesso la prima forma di ingresso nel mondo del lavoro o di sostegno all’attività di studio. A dare un ulteriore slancio nell’ultimo anno è stato il Jobs Act del governo Renzi, “che ha posto quale unico limite all’utilizzo dei voucher quello del reddito: il lavoratore è tenuto a non superare i 7.000 euro netti l’anno, mentre il datore di lavoro i 2.000 euro netti l’anno”, come spiega il direttore regionale Inps Umbria, Gabriele Mastragostino.

Ma questo incremento può davvero considerarsi un dato positivo, o è una ‘nuova trovata’ per evitare contrattualizzazioni stabili e mascherare situazioni di lavoro sottopagato? “Sicuramente i vantaggi sono innegabili, sia per il lavoratore che per il datore – dice Mastragostino -. Al lavoratore è garantita la retribuzione, la copertura Inps e Inail. Il datore di lavoro può avvalersi di lavoratori pagati oggettivamente meno rispetto ad altre forme contrattualistiche, ma rimanendo nella legalità e nella sicurezza, ad esempio nel caso di incidenti. In più, il compenso è esente da ogni imposizione fiscale e non incide sullo stato di disoccupato o inoccupato. Ovviamente però – continua – la situazione è tutta in divenire, specie dopo il Jobs Act. La stiamo monitorando con attenzione per capire se e come si stia applicando la legge. Una legge che in teoria è positiva, speriamo anche in pratica”. In caso contrario? “In caso di cattivo uso dei voucher – risponde Mastragostino -, il lavoratore può sporgere denuncia anche anonima, e l’Inps provvederà a far intervenire il Servizio ispettivo che procederà a tutte le indagini del caso, con possibilità di sanzioni nei confronti del datore di lavoro, ma anche di una rivalutazione economica e previdenziale della posizione del lavoratore”.

Dove si acquistano

Acquistare i voucher è semplice, poiché sono numerosi i punti vendita autorizzati. Oltre che presso le sedi Inps territoriali, si possono infatti acquistare presso gli uffici postali di tutto il territorio nazionale e presso le banche popolari abilitate. Sono anche disponibili presso i tabaccai che aderiscono alla convenzione Inps-Fit, riconoscibili grazie ad apposite vetrofanie di colore blu, con il logo “Qui Inps” (in questo caso è prevista una commissione di 1,70 euro da versare al rivenditore). C’è poi l’opzione telematica, ovvero l’acquisto online messo a disposizione dall’apposito servizio di Internet Banking di Intesa San Paolo o direttamente accedendo al sito Inps www.inps.it. La riscossione dei voucher è possibile presso tutti i rivenditori autorizzati dal secondo giorno successivo alla fine della prestazione di lavoro ed entro un anno dalla data di emissione. Gli ulteriori dettagli e l’elenco dei punti vendita autorizzati sono disponibili sul sito dell’Inps alla sezione “Lavoro accessorio”.

AUTORE: Laura Lana