Girandole intorno

Dove ‘girandole’ non è il plurale di ‘girandola’, ma il gerundio del verbo girare, con a mo’ di coda un suffisso con valore indiretto, cioè di complemento di termine.’Girando attorno ad essa’: alla fede, cioè. Perché la fede (mutatis mutandis) è come uno di quei monumenti imponenti che non è possibile abbracciare con un solo sguardo. Il Colosseo grandioso e il minuscolo giapponese, con la sua minuscola macchina fotografica: dall’alto della sua mole l’Anfitearo Flavio, pienamente cosciente di essersi meritato il soprannome con il quale tutti lo conoscono, lo guarda accigliato; e quello gira e fotografa, in punta di piedi, gira e fotografa. La prima formulazione della fede me la suggerì il mio grande parroco di Scheggia, don Lorenzo Biagiotti: ‘Qualcuno ci ha da esse’, mi disse, ed era chiaro chi era e che importanza aveva per lui ‘Colui che ci ha da esse’: quando, almeno una volta al mese, esponeva solennemente il Santissimo, l’altare intorno all’ostensorio, raggiante come il sole agli occhi di noi chierichetti, si gremiva di tanti e così profumati fiori, di tante e così luminose candele, le incensazioni erano così prolungate, e così intenso era il suo sguardo, che rimandava alle lunghe ore che ‘privatamente’ passava con Lui, ogni sera, nella chiesa vuota, alla luce di una sola lampadina/chiovardo. Una volta durante l’esposizione del Ss.mo disse tante di quelle preghiere, intonò (lui, stonato come un ceppo) tanti di quei canti attinti dallo spettacoloso repertorio che le donne sapevano e cantavano a squarciagola, suggerì tanti di quei pensierini di riflessione, che’ alla fine si dimenticò l’ostensorio e dette la benedizione con la pisside. Appena in sagrestia, gli dicemmo, tutti insieme: ‘Don Lore’, e quello lassù!?…’. S’affacciò dalla porta della sacrestia: ‘Boonii!! Ché sistemamo anche ta Lu”. Alla fede in ‘Colui che ci ha da esse’ subentrò poi la fede come adesione dell’intelligenza alla verità rivelata, poi la fede come abbandono della volontà a Dio in Cristo, poi (dal primo capitolo de La verità ci farà liberi, il Catechismo dei Vescovi italiani) la fede come cosciente a attiva accettazione del proprio ruolo nella costruzione del Regno di Dio e della Chiesa. L’ultima me l’ha suggerita dom Alessandro Barban, durante la collatio del sabato a Fonte Avellana: ‘La fede è il nostro continuo riposizionarci nei confronti della vita, provocato dalla Parola di Dio che penetra in noi’. Splendido, l’ennesimo ‘girandole intorno’. Ma quanto penetra in noi, quella Parola? Sant’Agostino di Maria ss.ma dice che la Parola si posò un attimo sulla sommità del suo orecchio, poi penetrò: prima nell’orecchio, poi nel cuore, poi nell’utero..: lì fuori c’erano tutti noi, in attesa. Ci siamo tuttora, in attesa.

AUTORE: Angelo M. Fanucci