“Al Centro di accoglienza di Lampedusa ho colto tanta umanità che mi ha intenerito ancor più il cuore, e difficilmente dimenticherò i bambini con i loro occhi splendenti come il sole che riscalda quest’isola, la ‘porta d’Europa’, che è l’àncora di salvezza per molte persone in fuga dai loro Paesi”.
Così il card. Gualtiero Bassetti al rientro dal suo viaggio di due giorni (21 e 22 settembre) a Lampedusa, invitato dal parroco don Mimmo Zambito a presiedere le celebrazioni in onore della Madonna del santuario di Porto Salvo, molto venerata dagli abitanti dell’isola.
“I bambini eritrei – commenta il Cardinale – disegnano, come i nostri bambini. Mi ha colpito il disegno di una casa con accanto due figure di persone adulte e quattro di bambini, ma a Lampedusa erano in cinque, mancava il papà… Come anche i disegni che ritraggono tante barche sulle onde. Una barca di carta mi è stata regalata da un gruppetto di bambini, ed è il dono più bello che ho ricevuto”.
Altro luogo che ha commosso e fatto riflettere l’Arcivescovo di Perugia è stato il cimitero dell’isola, “dove si trovano ben custodite le tombe con i corpi dei naufraghi periti nel Mediterraneo. A queste persone non è stato riservato un angolo del cimitero: sono sepolte in mezzo alle tombe dei nostri cristiani. La morte accomuna tutti”.
Mentre il cardinale era in visita al Centro di accoglienza, 150 profughi del Benin, Eritrea, Ghana e Nigeria venivano chiamati per prepararsi per l’imbarco per la Sicilia, per poi proseguire per altre regioni di destinazione, da non escludere anche l’Umbria”. Per tutti loro il presule perugino ha avuto parole di conforto e speranza, che ha pronunciato anche nell’omelia durante la messa per la festa della Madonna di Porto Salvo, tenendo in mano il pastorale di Papa Francesco, realizzato con il legno di un barcone di naufraghi.
“Questo immenso esodo umano – ha sottolineato -, con i drammi che si porta dietro, interpella le nostre coscienze di uomini liberi, abituati al benessere del mondo occidentale, faticosamente costruito sulle rovine della guerra. Le immagini che ci arrivano ogni giorno dal Mediterraneo e dalla regione dei Balcani ci fanno rabbrividire. Quanto dolore! Quante scene di morte! Quante lacrime sugli occhi dei bimbi spauriti e delle donne umiliate da una tragedia che tutti travolge! Non è un caso – ha aggiunto Bassetti – che Papa Francesco abbia compiuto qui a Lampedusa il suo primo viaggio apostolico.
In quel viaggio risiedeva uno sguardo profetico profondissimo sul mondo. In questi giorni siamo stati spettatori di nuovi, tragici avvenimenti che umiliano ancora la nostra coscienza di uomini segnati dallo Spirito del Signore. Le barriere innalzate contro gente disperata e in fuga non comportano soltanto la fine di un sogno di libertà per tanti disperati, ma, alla fine, realizzano una triste prigione anche per coloro che le hanno costruite. Chiudersi nell’egoismo non fa bene a nessuno: il mondo ha bisogno di solidarietà e di amore fraterno. Ecco allora l’appello del Santo Padre, che, alla vigilia del Giubileo della Misericordia, invita tutte le comunità cristiane a farsi ‘prossime dei più piccoli e abbandonati. La speranza cristiana è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura’ (Angelus del 6 settembre)”.
Rivolgendosi alla gente dell’isola, il Cardinale ha parlato della “grande ammirazione per i cristiani di Lampedusa” nell’offrire “all’Italia e all’Europa intera l’esempio di un popolo attento, accogliente, che si fa partecipe delle sofferenze altrui. Il card. Francesco Montenegro ha più volte descritto la vostra solidarietà: ‘Le donne mettevano i thermos di tè fuori dall’uscio, le famiglie aprivano le porte di casa…’. Voi rappresentate l’avamposto dell’Italia e, direi, dell’Europa civile e solidale. Avete raccolto dal mare i naufraghi, soccorso i disperati, preso in casa i profughi, sepolto i morti. A nome dei fedeli della mia Chiesa di Perugia e delle diocesi dell’Umbria esprimo riconoscenza e vicinanza per quanto avete fatto e ancora andate facendo in aiuto a tanti fratelli”.