La fecondazione medicalmente assistita, di cui tanto si parla, appartiene a un capitolo della medicina, meglio, della ginecologia. Si tratta di fare in modo che una persona singola o una coppia desiderosa di avere un figlio possa averlo con tecniche specialistiche messe in atto da medici esperti in materia, non potendo o non volendo averlo per via naturale, secondo quanto è da sempre avvenuto nel mondo da quando l’umanità ha avuto origine. In tutto ciò che cosa c’entrano il Parlamento, i partiti, il Governo e persino i preti e le associazioni cattoliche?
La risposta è chiara anche se molteplice perché molte sono le ragioni che comportano giudizi non solo tecnici e scientifici, ma anche di tipo morale. Toccano cioè la coscienza. Da questo tipo di tecniche infatti deve essere prodotto un bambino, un essere umano. Si può fabbricare con delle tecniche un essere umano? Chi lo fabbrica, in che modo, con quali risultati per il futuro? Si può abbandonare la via naturale con leggerezza? Una persona umana è come la pecora Dolly?
Chi legge dirà, ma certamente no! Nessuno vuole questo, non si tratta della clonazione, non siamo mica nazisti! Eppure la “clonazione terapeutica” è stata consentita in Gran Bretagna. Non è la clonazione riproduttiva, certo, cioè quella volta a riprodurre esseri umani. Ma a chi sa fare quella come si potrà impedire di fare anche l’altra? L’attuale Parlamento ha emanato una legge, la 40/2004, attraverso la quale ha messo delle norme su tutta questa materia, non per abolire ogni ricerca e ogni operazione nel campo biomedico, ma per mettere ordine attraverso alcune regole di comportamento. I cattolici in massa hanno appoggiato questa legge, non perché sia ispirata a principi religiosi o cristiani, ma solo perché questa legge dà una certa tutela all’embrione, cioè al più minuscolo essere umano che sta iniziando il suo processo di sviluppo integrale.
È una battaglia storica per frenare coloro che vogliono mano libera per operare secondo criteri puramente medici in vista del risultato, potendo trattare un numero adeguato di queste minuscole realtà umane viventi frutto dell’unione dello spermatozoo prodotto da un uomo con l’ovulo prodotto da una donna. Il motivo della posizione cattolica, che si oppone a un’azione selvaggia e incontrollata della fecondazione medicalmente assistita, non è solo perché si abbandona la via naturale della procreazione, e neppure solo perché non si tiene conto del bambino che nascerà e potrebbe essere ottenuto anche da coppie di fatto e persino omosessuali, e ancora non solo perché si viene a separare culturalmente e di fatto la procreazione dalla sessualità come avviene per la riproduzione animale industrialmente organizzata, (si potrebbe continuare), ma soprattutto perché, per ottenere un risultato positivo, cioè una fecondazione effettiva, si vengono a sacrificare un numero indefinito di altri piccolissimi esseri umani, nei loro primi momenti di vita.
Mi chiedo, ma perché c’è tanta battaglia su questi argomenti che a buon senso sembrerebbero facili da capire senza insistere più di tanto. Ho domandato a gente che opera nel mondo medico: ci sono molte richieste di fecondazione medicalmente assistita? C’è proprio una folla di gente che vi ricorre? Mi è stato risposto che il motivo non è questo, quanto il business, l’affare che ci sta dietro. Grandi industrie farmaceutiche, grandi centri di ricerca biomedica, multinazionali che hanno già investito capitali ritenendo di fare alti profitti.
Ma per i cattolici questa battaglia è di tipo “culturale”, se si vuole ideale. I cattolici non difendono un interesse, un privilegio o qualche prestigio. Umanamente, agli occhi del mondo, sembra addirittura che ci perda e si attiri accuse false d’essere contro le donne, contro la scienza. Accuse che per chi ragiona dovrebbero essere smascherate nella loro falsità. La Chiesa sta dalla parte della vita umana, la difende soprattutto quando è inerme, innocente, piena di promesse, nel suo primo apparirete sulla scena del mondo umano, riproponendo la parola immortale del non uccidere, soprattutto non uccidere l’innocente.