L’intera città di Terni si trova in sofferenza, proprio nel periodo, tra l’altro, in cui celebra il Patrono san Valentino, cui è associata la festa degli innamorati. I diretti interessati si agitano giustamente per coinvolgere nelle loro richieste le autorità regionali e nazionali e i cittadini e si espongono anche in forme di protesta dura. Dietro a tutto questo c’è la disperazione di chi si vede preclusa una via di sopravvivenza sulla quale ha fondato i suoi progetti. Si è sentito in tv il lamento di un giovane dipendente: pensavo di sposarmi entro l’anno, ora non so se potrò farlo e un altro che ha parlato di mutuo della casa, dei figli e delle famiglie che non hanno altra risorsa che quel salario. Rimbalzano i commenti più svariati che vanno dalla esaltazione del sistema mercato legato allo sviluppo della ricchezza da investire nella innovazione e nella produzione in senso qualitativo in modo da conquistare altri mercati e aumentare le vendite. In questa prospettiva il lavoro è una delle componenti del sistema produttivo e segue le regole del mercato per cui ad ogni difficoltà l’azienda si sposta e va dove si trova meglio e spende meno. Si parla di neo capitalismo solidale. Ma le regole dominanti sono quelle economiche, mentre la solidarietà è solo un’aspirazione spesso delegata alle strutture di volontariato e alla società civile. Lo Stato viene esautorato dall’impicciarsi in questioni che non gli competono e in caso di crisi può solo portare ad un tavolo di trattative le parti interessate. Nessuno intende rimettere in piedi quelli che vengono chiamati (non sempre a ragione) ‘carrozzoni’ improduttivi e clientelari. Dall’altra parte ci sono i massimalisti che vorrebbero riportare indietro la storia e ‘rifondare’ il sistema social- comunista, sia pure emendato dai suoi eccessi. Di questo secondo orientamento sono contagiate alcune frange del sindacalismo, che non percepiscono che i tempi sono cambiati e che la globalizzazione non è un’ invenzione del padrone, ma una mutazione genetica dello sviluppo dell’umanità: altro che trentacinque ore la settimana! Le multinazionali ti fanno lavorare anche la domenica (come alla Perugina) e se non lo fai ti mettono sul lastrico senza pensarci due volte. E allora, che si fa? Nessuno ha la ricetta in tasca. Ma, intanto, bisogna considerare deleterio che siano messe in piazza tante di queste ricette quanti sono i partiti. Serve meno aggressività, meno arroganza e maggior studio e analisi dei problemi reali, alcuni molto complessi e difficili da risolvere, anzi impossibili senza un forte passione civile per la città, la società, le persone in difficoltà. Non si può continuare a fare interessi personali e di parte attraverso l’uso di strumenti di governo e amministrazioni pubbliche, e la difesa corportiva di interessi individuali da parte di ampi strati di società. E’ un vizio e un peccato non commesso da Tizio e Caio, ma trasversalmente da molti, oggi come in passato. Si dice ad esempio che in questi ultimi anni si sono pagate tasse in misura minore del trenta per cento. I cattolici inoltre hanno molte cose su cui riflettere in queste materie, avendole studiate da un secolo e più a questa parte. I cardini di questo insegnamento (recentemente riassunti nel ‘Compendio della dottrina sociale della Chiesa’) sono quanto mai attuali e utili per evitare quello che sta accadendo a Terni e in molte altre città dell’Europa in questo travagliato momento storico.
Una città in sofferenza
AUTORE:
Elio Bromuri