Monte Corona, storia di un eremo secolare e di un monastero ricco di fascino e di storia

Questa settimana vi proponiamo una visita a Badia di Montecorona, nella valle del Tevere, ai piedi del monte Acuto, dove troviamo un monastero di grande importanza storica, l’abbazia di San Salvatore, ed un antico romitaggio, ricco di fascino: l’eremo di Monte Corona. Per arrivare, seguite le indicazioni per Umbertide e, dopo 1,8 Km, trovate le indicazioni per Badia di Montecorona. Le vicende dell’eremo di Monte Corona sono strettamente legate a quelle dell’abbazia di San Salvatore, già sede dei camaldolesi e dei coronesi. Quest’ultima sarebbe stata fondata, secondo la tradizione, da san Romualdo poco dopo l’anno Mille, prima dell’eremo di Camaldoli. San Pier Damiano ne fu capo nel 1050. San Salvatore fu un monastero di grande importanza: nella seconda metà del ‘200 ebbe nella sua giurisdizione 21 chiese. A fianco della chiesa si nota il caratteristico campanile a pianta ottagonale, che anticamente aveva funzione di torre di difesa. La chiesa superiore, consacrata nel 1105 da Giovanni da Lodi, è a tre navate e contiene affreschi trecenteschi di scuola umbra. L’abbazia fu concessa nel 1234 da papa Gregorio IX all’ordine dei monaci cistercensi, e dopo varie vicissitudini i camaldolesi ne ripresero possesso un secolo più tardi. Nel 1523 il ramo camaldolese fondato da Paolo Giustiniani venne riconosciuto da Clemente VII: nacque così la ‘Compagnia di San Romualdo’ cui vennero concessi ampi benefici tra cui l’abbazia di San Salvatore. Più recente, invece. la storia dell’eremo edificato sul sovrastante monte Corona. Giustiniano da Bergamo, che viene considerato il secondo padre dei coronesi, propose al Capitolo generale l’erezione di un eremo a somiglianza di quello di Camaldoli, che fosse a capo di tutta la Congregazione. Dopo molte proposte fu stabilito di fabbricarlo sulla vetta del monte Corona, per la vicinanza all’oratorio di San Savino e all’abbazia di San Salvatore. Nel 1530, quando furono iniziati i lavori per la costruzione dell’Eremo, la chiesa dell’Abbazia era quasi diroccata, tanto che gli eremiti chiesero al papa Clemente XII la facoltà di demolirla ed usare i materiali recuperati per la costruzione del nuovo edificio sulla vetta del monte. Il papa concesse l’autorizzazione, ma proibì di demolire l’antica cripta. L’Abbazia di San Salvatore e l’eremo nel XVI secolo vennero uniti da una strada, ‘la mattonata’, costruita con blocchi di pietra arenaria. Per molti anni l’eremo di Monte Corona fu il centro di quarantacinque cenobi, che si erano però ridotti, nel 1840, ad appena dodici. Con l’entrata in vigore delle leggi sulla confisca dei beni ecclesiastici, i coronesi dovettero lasciare l’eremo e l’abbazia di San Salvatore nel 1863. Nel 1938 l’eremo fu acquistato dal tenore Beniamino Gigli. Questi, al profilarsi della seconda guerra mondiale, rivendette all’Ifi, istituto finanziario della Fiat di Torino, che passò poi i beni alla Sai, gruppo finanziario della famiglia Agnelli. Nel 1979 la Sai entrò a far parte del gruppo Ursini ed oggi l’azienda di Monte Corona è chiamata ‘Sai Agricola S.p.a’. Nel 1975 la comunità benedettina di Perugia tentò di occupare l’Eremo e di rimettere un pò d’ordine dopo anni di abbandono; l’esiguità delle forze impegnate rese però vano il tentativo. Dal 1977 al 1980 l’Eremo fu affittato da un guru indiano. Così nel luogo, che per secoli era stato centro di meditazione filosofica e religiosa per eremiti e monaci camaldolesi, coronesi, si ricreò una intensa attività religiosa. Il 9 luglio 1981 fu poi acquistato dalla Comunità delle piccole sorelle monache di Betlemme. Il primo gruppo di suore (sei o sette) è giunto all’Eremo nel 1981 per continuarvi la tradizione dei monaci che qui sono vissuti. Dal 1991 si sono insediati qui i monaci di Betlemme, con una comunità che vive in modo eremitico.

AUTORE: Cristiano Proia