Madonna dei Tre Fossi: una devozione mariana ereditata dal passato

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Il santuario della Madonna dei Tre Fossi sorge nella parte più a valle della località Lignano, immersa nel verde, in un’area di notevole valenza ambientale e paesaggistica. Uscendo dalla serafica città di Assisi da porta Cappuccini, si percorre la strada statale in direzione Gualdo Tadino per poi, oltrepassata per alcuni chilometri la località Ponte Grande, voltare a destra seguendo l’indicazione Santa Maria di Lignano – Santuario Madonna dei Tre Fossi. Gli appositi cartelli stradali conducono, dopo un tragitto di circa 3,5 chilometri, alla meta prefissata. La chiesa fu quasi certamente edificata dai monaci benedettini, che sul monte Subasio ‘riconosciuto come sacro luogo sin dall’antichità’ costruirono molteplici eremi ed abbazie, tra cui la chiesa di San Giovanni in Porasacco. In seguito alla rovinosa vicenda della Pieve del Castello di Satriano nella seconda metà del XIV secolo, la chiesa ne ereditò il titolo parrocchiale e, col tempo, la devozione mariana. Assunse così il titolo di ‘Madonna dei Tre Fossi” pur conservando l’antica dedicazione a San Giovanni Battista, la cui festa – sul finire del mese di maggio – richiama nel santuario non solo gli odierni abitanti del circondario, ma anche numerosi altri che qui risiedevano. Il veneratissimo quadro raffigurante la Vergine con san Giovanni Battista e san Rocco, purtroppo trafugato, venne donato, secondo una tradizione testimoniata da un atto della visita pastorale della Curia di Assisi dell’11 maggio 1847, da certo don Matteo Fiorelli sul finire del XVIII secolo. Al medesimo sacerdote, che volle la propria tomba nella chiesa, si deve nel 1789 il restauro dell’edificio – come testimonia l’iscrizione su formelle in cotto posta sopra la bifora in pietra serena del portale d’ingresso, sopraelevato di cinque gradini e architravato ad arco – e l’annessa casa, tuttora in fase di restauro – su progetto di Claudio Menichelli cui dobbiamo la gran parte delle indicazioni fornite – in seguito al terremoto del settembre 1997. Lo stesso santuario è stato restituito al culto solo nella scorsa primavera, dopo significativi interventi di ripristino con riparazione e miglioramento sismico che hanno riguardato tutti gli elementi strutturali danneggiati. Anche le fondazioni sono state interessate, sulla parte esterna, da un collegamento mediante cordoli di modesta entità opportunamente connessi a quelli interni esistenti e alla muratura, mediante perfori armati. A un occhio esperto non sfuggirà la perizia nella scelta del materiale utilizzato e degli interventi a cuci-scuci; a quello di qualsivoglia passante o pellegrino farà comunque piacere godere della vista d’insieme della piccola chiesa che conserva oggi, dell’antico nucleo principale del XII secolo, l’antica struttura romanica e la primitiva abside. A pianta quasi rettangolare, essa presenta un’unica navata con copertura a capanna; la piccola abside semicircolare è coperta ad ombrello. I notevoli interventi succedutisi nel tempo hanno arricchito la chiesa di un campanile a vela, con due aperture ad arco di differenti dimensioni; esso è posizionato sulla linea dell’arco ora parte integrante del volume della sagrestia-casa parrocchiale. L’interno è illuminato da una finestra monofora nella zona presbiteriale – rialzata di un gradino, come la tipologia locale trecentesca ha suggerito – e da una stretta finestra strombata nella zona absidale.

AUTORE: Elena Lovascio