Mons. Mario Ceccobelli, vicario generale dell’arcidiocesi di Perugia, è stato nominato dal Papa nuovo Vescovo della diocesi eugubina, raccogliendo quindi l’eredità di mons. Pietro Bottaccioli; è il cinquantanovesimo successore di sant’Ubaldo. La nomina è stata resa nota alle ore 12 del 23 dicembre. Mons. Ceccobelli, nato a Marsciano il 14 agosto 1941, è stato ordinato presbitero il 3 settembre 1966.
Nel corso di un incontro tra mons. Mario Ceccobelli, vescovo nominato di Gubbio, ed il ‘Consiglio dei Consultori’ della diocesi di Gubbio, è stata individuata la data di insediamento sulla “cattedra di sant’Ubaldo”. Avrà luogo domenica 6 febbraio 2005 con il seguente programma: ore 14.30 arrivo a Belvedere ed ingresso nel territorio eugubino; a seguire visita agli ospiti dell’Astenotrofio “Mosca” (testimonianza concreta della sua predilezione per gli anziani), incontro e saluto con le autorità cittadine in piazza Grande, quindi solenne cerimonia religiosa in duomo.
Confermata per il 29 gennaio la sua consacrazione nella cattedrale di Perugia da parte di mons. Giuseppe Chiaretti, arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, concelebranti i vescovi emeriti mons. Bottaccioli e mons. Changwera. Nei suoi primi contatti con la realtà eugubina ha raccolto immediate simpatie per la cordialità e la bontà del carattere, per la semplicità dei modi e le fiducia che ispira immediatamente. L’abbiamo incontrato presso il seminario diocesano di via Perugina, al termine dell’incontro avuto con il “Comitato dei Consultori”. Questa la sua prima intervista da Vescovo alla carta stampata, concessa in esclusiva per La Voce.
Mons. Ceccobelli, come e quando è venuto a conoscenza della sua nomina a Vescovo? “Il 19 dicembre. Mi ero recato a celebrare la messa delle ore 11 nella parrocchia di Capocacallo, un segno di attenzione verso il parroco don Armando, anziano ed in non buone condizioni di salute anche per le conseguenze delle percosse subite nel corso di una rapina, quando sono stato informato che mi stava cercando il Nunzio Apostolico mons. Romeo.
Mi sono messo in contatto con lui che mi ha convocato a Roma d’urgenza. Ci siamo incontrati e mi ha consegnato la lettera con la quale ufficializzava la mia nomina a successore di mons. Bottaccioli, un uomo che conosco da tanti anni e che apprezzo per le sue doti straordinarie”.
Quali le sue reazioni, anche se della sua candidatura si parlava da tempo? “Il mio nome aveva girato altre volte, senza che la previsione, con mia grande soddisfazione, si fosse avverata. Speravo nella stessa conclusione perché non sono un titolato, non penso di avere meriti particolari. Ho imparato dalla vita a fare prima il prete, poi il parroco e da nove anni il vicario. Qualcuno ha voluto che le cose andassero così ed io, che ho fatto dell’ubbidienza un modello di comportamento, ho accettato anche dietro le sollecitazioni del Nunzio.
Debbo confessare che ho letto spedito le prime quattro righe della lettera di nomina, poi mi si è annebbiata la vista, mi è mancato il fiato. Per quattro notti non ho dormito. Sono un artigiano della pastorale, non un teologo. Mi consola il fatto che anche Gesù era artigiano a Nazareth. Nei miei trentotto anni da sacerdote mi sono lasciato sempre guidare, senza mai scegliere, ma sempre obbedendo. Anche questa volta è stato così”.
Nel suo primo messaggio alla diocesi eugubina il suo primo pensiero è stato per i poveri e per i malati. “Ovviamente, perché i malati ed i poveri sono i tesori della Chiesa, quelli dai quali attingere forza e testimonianza”.
Ha richiamato spesso anche la parola “insieme”. “È vero: la Chiesa non la fa il Vescovo, ma il popolo di Dio. Un Vescovo, anche santo, da solo non va da nessuna parte. Dobbiamo imparare a fermarci per guardarci dietro, per camminare insieme, adattando il passo a quello di tutti”.
Ha invitato mons. Bottaccioli a vivere con lei in episcopio. È una novità. “La vita in comune mi ha sempre attirato e quando ho saputo che viveva da solo, mi è venuto spontaneo invitarlo a rimanere, anche per la stima che nutro nei suoi confronti. Troveremo le giuste soluzioni organizzative. Mons. Bottaccioli oltretutto è persona unica sul piano della discrezione; imparerò da lui, a fare il vescovo, interpretando anche i suoi silenzi”.
Nel 1932 vescovo di Gubbio è stato nominato mons. Beniamino Ubaldi; anche lui era vicario della arcidiocesi di Perugia. Un precedente che può essere un auspicio, visto che è stato e resta uno dei vescovi più amati dal popolo? “L’ho saputo e questo precedente mi piace. Tutte le mattine, entrando in ufficio, chiedo l’aiuto di mons. Ubaldi, così come confido nella intercessione degli altri vescovi che hanno condiviso la guida delle diocesi di Gubbio e Perugia: mons. Baratta e mons. Pagani. Prego molto sant’Ubaldo: sono stato in basilica e dinanzi all’urna gli ho ricordato che sono il suo 59° successore. So quanto gli eugubini siano attaccati al loro protettore, una grandissima figura il cui insegnamento va sempre tenuto presente nella vita di tutti i giorni, senza dimenticarlo mai”.
Ogni Vescovo ha il suo stemma ed il suo motto: lei lo ha già scelto? “È stato disegnato da una suora di clausura molto brava, che ha tradotto i miei suggerimenti in un primo bozzetto: una torre (simbolo di Marsciano, comune natale al quale sono molto legato, ma anche simbolo evangelico), con ai lati sant’Ubaldo e san Francesco, sullo sfondo i tre Ceri, emblema di questa terra. Per motto una frase che recitiamo tutti i giorni: Venga il tuo Regno”.