Le luci si sono accese. La gente si è messa in movimento. Alle prime esitazioni è succeduta una certa fretta di arrivare in tempo a pensare a tutto. Da cosa nasce cosa e alla fine si arriva stanchi e frastornati alla festa più bella che ci sia.
Una festa che è stata scoperta e copiata, a quanto pare, anche dai cinesi. Vi hanno fiutato l’affare. Se non proprio un affare, per molti il Natale è solo una festa che ha perso i significati più profondi. I predicatori provano a ripeterli in mille modi e con molti linguaggi, verbali, visivi, scenografici, non sempre efficaci.
Ci si lamenta, giustamente, dei tentativi di emarginare o negare il presepio, che rappresentano una tendenza a laicizzare la società cancellandone i segni religiosi. Ma è anche necessario che si ripropongano i significati di tali segni per scoprire la loro intima bellezza. Dall’estetismo superficiale e cosmetico, direbbe Rupnik, alla contemplazione del mistero.
Viene da pensare che, come l’angelo dell’immagine riportata in pagina, questa operazione debba essere fatta suggerendo all’orecchio parole d’incanto capaci di svegliare senza turbare né intimorire, provocando il desiderio della ricerca.
La Civiltà cattolica (4 dicembre 2004) propone di ripensare ad un Natale di guerra del 1943 (non ci sono guerre a sufficienza nel mondo anche oggi?) vissuto dentro la sudicia cella di un carcere tedesco da un uomo di Dio, il teologo evangelico Dietrich Bonhoeffer, accusato di cospirazione contro il regime nazista. Si trova nel carcere berlinese di Tegel e scrive: ‘Molti in questa casa celebreranno probabilmente un Natale più ricco di significato e più autentico di quanto non avvenga dove di questa festa non si conserva che il nome. Che Cristo fosse nato in una stalla perché non aveva trovato posto nell’albergo, per un prigioniero, è veramente una buona notizia!’. Ma queste cose si possono dire solo in un orecchio per non disturbare la festa. Bonhoeffer aggiunge: ‘Dove nella nostra vita siamo finiti in una situazione in cui possiamo solo vergognarci davanti a noi stessi e davanti a Dio, dove pensiamo che anche Dio dovrebbe adesso vergognarsi di noi, dove ci sentiamo lontani da Dio come mai nella vita, proprio lì Dio ci è vicino come mai lo era stato prima’.
Il Natale del Dio vicino è oggi un annuncio che i cristiani dovrebbero poter portare credibilmente nei vari angoli della terra dove infuria la tempesta dell’odio e della violenza. La pace non si impone e non si esporta con la forza delle armi, ma rimettendo al centro della vita e della storia il ‘Dio-con-noi’, l’Emmanuele, che giace in una culla.
Il Natale 2004 cade in un periodo storico caratterizzato dalla esibizione dell’orrore in tante forme, con una sensazione di incertezza e di precarietà degli assetti politici e sociali, con la minaccia di scontri di civiltà. Ma il Natale cristiano annuncia che Dio continua a dire il suo ‘Sì’ all’uomo reale (Bonhoeffer). In questo ‘Sì’ è racchiusa la ragione della nostra speranza.