Un piccolo fatto di cronaca, accaduto a Genova qualche giorno fa. In piena notte, su un autobus fermo al capolinea in attesa dell’orario di partenza, quattro o cinque ragazzi non ancora identificati hanno aggredito e picchiato a sangue un altro passeggero, senza alcuna ragione. Poi sono scappati.
Il poveretto, malconcio, si è fatto forza ed è tornato a casa; solo in seguito si è scoperto che aveva riportato lesioni molto gravi agli organi interni ed era in pericolo di vita. Il fatto è di per sé orribile. Ma quello che colpisce è il comportamento dell’autista dell’autobus, che era presente e non ha mosso un dito neppure per telefonare al 113.
Interrogato dalla polizia, ha detto che aveva obbedito all’insegnamento di suo nonno: pensare sempre ai fatti propri. Proprio questo è il punto più grave di tutta la vicenda. Pensare ai fatti propri, caschi il mondo. Non è solo un comportamento riprovevole dal punto di vista morale (e a volte anche da quello legale). Quando è – e purtroppo lo è – un atteggiamento di massa, è un cancro che divora la società.
Anzi è quello che impedisce a un insieme di individui di trasformarsi in una “società civile”. Però, come hanno studiato i filosofi dell’Ottocento, dove la popolazione non si è costituita in “società civile” non può esistere neppure uno Stato nel senso moderno ed evoluto del termine. Quindi, quando c’è gente che si lamenta dell’assenza dello Stato (per esempio in certe regioni d’Italia, ma a quanto pare il fenomeno riguarda anche le altre), ci si dovrebbe prima chiedere: ma lì c’è una società civile?
Perché se non c’è, è inutile lamentarsi dell’assenza dello Stato o della sua inefficienza. Il nome scientifico del “pensare ai fatti propri” è “familismo amorale”, concetto studiato dal sociologo Banfield sessant’anni fa con verifiche sul campo in Italia. Ne deriva che la popolazione è incapace di pensare e di collaborare a qualunque progetto di interesse comune che non si identifichi con l’interesse immediato dei singoli. Da qui l’arretratezza generale, anche economica. Guardiamoci intorno: non è così?