Le altre diocesi che esistevano in Umbria

Ogni tanto, càpita in Umbria - per esempio a Bevagna o a Spello - un vescovo che è solo nominalmente “titolare” di quella ex diocesi, ma non è il vescovo effettivo del territorio. Da dove derivano questi “titoli”?

Le diocesi umbre oggi sono otto per un territorio regionale in cui vivono circa 870mila persone. Tra le regioni italiane, l’Umbria si caratterizza per l’alto numero di sedi diocesane fin dalle origini del cristianesimo. Un segno, questo, dell’elevato livello di urbanizzazione di questo territorio e della capacità della Chiesa di incardinarsi in esso in maniera assai capillare.

Per comprendere l’identità e le caratteristiche della presenza della Chiesa in Umbria, dunque, la dimensione territoriale assume un significato importante, pur nella consapevolezza che essa non esaurisce la storia di una Chiesa locale che nel XX secolo ha attivato numerose collaborazioni interdiocesane (vedi i convegni regionali e questo stesso giornale “La Voce” nato dalla collaborazione tra le diocesi).

La storia delle diocesi umbre

Tra i secoli III e V nell’attuale Umbria sorgono numerose diocesi. Tale processo si compie entro il V secolo, quando l’Umbria conta 22 diocesi.

Sul piano cronologico è possibile individuare la seguente periodizzazione:

  • Spoletium (Spoleto),
  • Iguvium (Gubbio),
  • Perusia (Perugia),
  • Tadinum (Gualdo Tadino),
  • Tuder (Todi),
  • Interamna (Terni),
  • Ocriculum (Otricoli),
  • Narnia (Narni),
  • Forum Flamini (San Giovanni Profiamma),
  • Fulginium (Foligno) prima del IV secolo o nel corso di esso;
  • Tifernum Tiberinum (Città di Castello),
  • Ispellum (Spello),
  • Trebiae (Trevi),
  • Mevania (Bevagna),
  • Arnia (Civitella d’Arna),
  • Plestia,
  • Ameria (Amelia),
  • Nursia (Norcia),
  • Volsinii (Bolsena)
  • e, probabilmente,
  • Bictonia (Bettona) e
  • Nuceria (Nocera Umbra) nel V;
  • dal VI secolo sono documentate le sedi vescovili di Asisium (Assisi) e Orvieto.

Prime “sparizioni” di diocesi

Nel corso del VI secolo la regione è interessata dalla guerra greco-gotica (535-553), durante la quale cessano le notizie sulle diocesi di Arna, Bettona, Forum Flaminii, Plestia, Spello e Trevi, che verosimilmente scompaiono a motivo delle gravi distruzioni riportate da questi centri durante la guerra: Arna è rasa al suolo, Ocriculum e Trebiae sono trasferite in altura e perdono la diocesi, gli abitanti di Tadinum si rifugiano nel bosco soprastante dove edificano Gualdo. La scomparsa della città e diocesi di Plestia è invece da legare a un fenomeno di origine naturale, l’invasione delle acque del lago Plestius.

Alla fine del secolo altre diocesi conoscono un periodo di grave crisi, talora associato a una lunga vacanza della sede episcopale, come documentato dall’epistolario di papa Gregorio Magno.

In questo periodo di riorganizzazione delle diocesi quella di Spoleto svolge il ruolo di polo centripeta per la parte sud-orientale della regione e ingloba quelle di Trevi, Bevagna e Spello.

Più lento l’assorbimento della diocesi di Norcia, che scompare dalla fine del VII secolo. Al centro della regione sono Perugia, Assisi e Foligno ad assorbire i territori di diocesi estinte.

Alla fine del VI secolo la diocesi di Tadinum è vacante e papa Gregorio Magno ne nomina visitatore il vescovo di Gubbio; ciononostante, le due diocesi rimangono separate e nel 1006-1007 il territorio di Tadinum andrà a costituire una consistente parte della diocesi di Nuceria che assorbe anche l’antica diocesi di Plestia (nella seconda metà dell’XI secolo) e quella di Rosella (non lontano da Sassoferrato).

Questa situazione permane a lungo, fino a che nel 1218 viene ricostituita la diocesi di Terni. Il territorio di 10.202 kmq è dunque suddiviso in 12 diocesi, per una superficie media di 851 kmq, rispetto alla quale Spoleto, Città di Castello, Perugia e Orvieto si situano al di sopra, arrivando insieme a coprire ben il 63% del territorio.

Una prima modifica di questo assetto si verifica a Città di Castello nel 1325, quando, a motivo della creazione della diocesi di Cortona, quella castellana perde i “plebati” di Falzano e di Rubbiano.

Le diocesi umbre dell’epoca moderna

In età moderna l’Umbria non conosce quel fenomeno di aumento delle sedi diocesi che invece caratterizza la storia ecclesiastica di altre giorni dell’Italia centrale. La sola diocesi di nuova istituzione è quella di Città della Pieve, creata dal papa Clemente VIII nel 1600.

Lo smembramento di maggiori dimensioni è subìto da Città di Castello, che nel 1520 perde gran parte del territorio settentrionale, quello compreso nel territorio della Repubblica fiorentina, che va costituire la nuova diocesi di Sansepolcro, eretta da papa Leone X. Ancora Città di Castello nel 1636 perde le parrocchie situate nell’alta valle del Metauro a seguito della creazione delle nuove diocesi di Sant’Angelo in Vado e di Urbania, aeque et principaliter unitae.

Nel 1649 Acquapendente è smembrata dalla diocesi di Orvieto ed eretta in diocesi. Il territorio di Spello è scorporato dalla diocesi di Spoleto e accorpato a quella di Foligno nel 1772.

Nel 1725 la diocesi di Gubbio diviene suffraganea di quella di Urbino.

L’assetto territoriale nei secoli XIX e XX conosce modifiche profonde: nel 1818 Gubbio perde il territorio di Pergola, a sua volta eretta in diocesi; Norcia viene ricostituita in diocesi con territorio smembrato da quella di Spoleto nel 1820;  il nome della diocesi di Nocera Umbra nel 1915 è mutato in Nocera Umbra – Gualdo Tadino; il 12 aprile 1907 il vescovo di Terni diventa anche vescovo di Narni e le due diocesi vengono unite in persona episcopi.

Il dibattito degli anni ’60 sull’accorpamento delle diocesi

È nel 1966 che, a livello nazionale, si apre il dibattito sul riordino delle diocesi italiane, alcune delle quali ritenute numericamente troppo piccole per avere una vita propria.

Così, tra gli anni ’60 e ’70, si compiono vari esprimenti, che implicano l’affidamento di alcune diocesi a un unico vescovo, a volte coadiuvato da uno o più ausiliari, e la perdita di quasi tutti i territori esterni alla regione Umbria.

Questa fase di sperimentazione si conclude nel 1986, quando vengono soppresse e accorpate fra di loro le diocesi di Perugia – Città della Pieve, Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, Orvieto – Todi, Spoleto – Norcia e Terni – Narni – Amelia. In alcuni casi, come ad esempio quello di Città di Castello e di Gubbio, si preferì mantenere l’assetto precedente.

Come si è arrivati alle attuali diocesi umbre

Attualmente il territorio della regione ecclesiastica Umbria è di 9.129 kmq, suddivisi in otto diocesi.

L’attuale assetto territoriale della regione ecclesiastica Umbria è stato determinato il 30 settembre 1986. Questa situazione è frutto di una prolungata fase di sperimentazione, avviata nel 1966 con l’affidamento di più diocesi allo stesso vescovo, per verificare la possibilità di una fusione delle circoscrizioni ecclesiastiche.

Una prima novità, di portata storica, fu la creazione della provincia ecclesiastica di Perugia il 15 agosto 1972, con la bolla Animorum utilitate di Paolo VI.

In tal modo si superava l’antichissimo assetto ecclesiastico e si ponevano le basi per una crescita di comunione – e di collaborazione pastorale – tra le diocesi interessate, che furono quelle di Assisi, Città della Pieve, Città di Castello, Foligno, Gubbio e Nocera Umbra – Gualdo Tadino, oltre che, ovviamente, quella di Perugia.

Le altre sette diocesi allora esistenti (Amelia, Narni, Norcia, Orvieto, Spoleto, Terni, Todi) rimasero immediatamente soggette alla Sede apostolica. La diocesi di Spoleto (oggi Spoleto – Norcia) il 15 settembre 1821, con la bolla Pervetustam episcopalium, fu elevata da papa Pio VII a sede arcivescovile non metropolitana, cioè senza sedi suffraganee.

I vescovi “emeriti”

Se le diocesi sono otto, i vescovi sono di più, dal momento che ad oggi (agosto 2015) vi sono anche un vescovo ausiliare e 6 vescovi “emeriti”, cioè che hanno cessato il servizio di governo nelle rispettive diocesi: mons. Giovanni Benedetti di Foligno (dal 1992), mons. Pietro Bottaccioli di Gubbio (dal 2004), mons. Pellegrino Tomaso Ronchi di Città di Castello (dal 2007), mons. Giuseppe Chiaretti di Perugia – Città della Pieve (dal 2009), mons. Giovanni Scanavino di Orvieto – Todi (dal 2011), mons. Vincenzo Paglia di Terni – Narni – Amelia (dal 2012). Il vescovo ausiliare è mons. Paolo Giulietti, ausiliare del cardinale arcivescovo di Perugia – Città della Pieve dal 2014.

Diocesi umbre metropolitane e suffraganee  e soggette alla Sede Apostolica

L’Umbria comprende l’arcidiocesi metropolitana di Perugia – Città della Pieve (card. Gualtiero Bassetti) con le diocesi suffraganee di Assisi – Nocera – Umbra – Gualdo Tadino (mons. Domenico Sorrentino), Città di Castello (mons. Domenico Cancian), Foligno (mons. Gualtiero Sigismondi), Gubbio (mons. Mario Ceccobelli).

Sono immediatamente soggette alla Sede apostolica l’arcidiocesi di Spoleto – Norcia (mons. Renato Boccardo) e le diocesi di Orvieto – Todi (mons. Benedetto Tuzia) e di Terni – Narni – Amelia (mons. Giuseppe Piemontese).

Le “sedi titolari” in Umbria

L’origine dei “vescovi titolari” – così denominati a seguito della lettera apostolica In suprema di papa Leone XIII del 10 giugno 1882 – risale al IV secolo. Essi non hanno nessuna giurisdizione territoriale sulla Chiesa “titolare” (nel mondo, poco più di 2.000), che corrisponde a un’antica sede diocesana estinta dopo qualche secolo di vita propria. I vescovi titolari non fanno parte della Conferenza episcopale umbra. Ne fa parte, invece, mons. Paolo Giulietti, vescovo titolare di Termini Imerese e ausiliare dell’arcivescovo metropolita di Perugia – Città della Pieve.

Queste le SEDI TITOLARI esistenti nel territorio della Regione ecclesiastica Umbria e gli attuali vescovi:

  • ARNA: mons. Camillo Ballin, vicario apostolico dell’Arabia Settentrionale;
  • BETTONA: mons. Alvaro Efrén Rincón Rojas, vicario apostolico emerito di Puerto Carreño;
  • BEVAGNA: mons. Marcello Bartolucci, segretario della Congregazione per le cause dei santi (titolo personale di arcivescovo);
  • FORO FLAMINIO: mons. Angelo Mascheroni, già ausiliare dell’arcivescovo di Milano;
  • MARTANA: mons. Pier Giacomo De Nicolò, già nunzio apostolico (titolo personale di arcivescovo);
  • OTRICOLI: mons. Miroslaw Adamczyk, nunzio apostolico in Liberia, Gambia e Sierra Leone (titolo personale di arcivescovo);
  • PLESTIA: mons. Francisco José Villas-Boas Senra de Faria Coelho, ausiliare del vescovo di Braga in Portogallo;
  • SPELLO: mons. Piergiorgio Bertoldi, nunzio apostolico in Burkina Faso e Niger (titolo personale di arcivescovo);
  • TREVI: mons. Paolo Schiavon, già ausiliare del vescovo di Roma.

(post aggiornato il 16 febbraio 2022)

AUTORE: Andrea Czortek* * Nato a Sansepolcro nel 1971, è prete del clero diocesano di Città di Castello, dove svolge il ministero di parroco e di direttore dell’Archivio storico diocesano. Dal 2008 è professore incaricato di Storia della Chiesa medievale presso l’Istituto teologico di Assisi e l’Istituto superiore di scienze religiose di Assisi; è anche socio ordinario della Deputazione di storia patria per l’Umbria. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo "Una presenza che fa storia. La Chiesa in Umbria dalle origini alla metà del XX secolo" (Cittadella, 2012).