In occasione della festa dei santi patroni Florido e Amanzio mons. Pellegrino Tomaso Ronchi ha indirizzato alla diocesi il messaggio a conclusione della recente assemblea ecclesiale. Mons. Ronchi ripercorre prima di tutto il clima dell’assemblea diocesana; la due giorni è stata caratterizzata dal proposito di verificare quanto le nostre parrocchie siano veramente “casa di comunione” e “scuola di missione”. L’incontro è stato preparato nelle zone pastorali: lì, oltre che in assemblea, è emerso “il volto reale della nostra Chiesa con le sue difficoltà, i suoi ritardi e lentezze nel cambiare, ma anche con le sue ricchezze e con il suo vissuto talvolta nascosto e silenzioso, ma profondo”. Mons. Ronchi ricorda con chiarezza la centralità di Gesù Cristo, “tesoro da trasmettere, luce da far risplendere, speranza da annunciare”. In queste parole può dirsi condensato tutto il messaggio del Vescovo alla diocesi. Dalla fede in Cristo deriva per ogni battezzato l’impegno ad essere “costruttore di Comunione nella Chiesa e annunciatore del Vangelo nel mondo”. Proprio perché le comunità parrocchiali costruiscano la comunione e vivano la missione mons. Ronchi indica gli orientamenti pastorali riportati qui sotto. COSTRUIRE LA COMUNIONE”‘ Nelle parrocchie e nelle zone pastorali sia promossa la partecipazione dei laici con incontri periodici fissi che aiutino a fare esperienza di comunione e di partecipazione effettiva al cammino della Chiesa. ‘ Sia curata la formazione permanente dei collaboratori parrocchiali perché crescano in spiritualità, motivazioni e competenza, soprattutto attraverso la scuola diocesana di Formazione teologica. Gli uffici diocesani promuovano e sostengano questa formazione. È opportuno che gli Uffici si organizzino come “gruppi di lavoro” per vivere ed esprimere concretamente la comunione e la partecipazione diversificata e anche perché il lavoro non gravi su di una sola persona. ‘ Siano costituiti, dove non esistono, gli organismi di partecipazione: Consiglio pastorale, Consiglio per gli Affari economici, gruppo catechisti, gruppo Caritas, gruppo liturgico; abbiano spazio e possibilità per crescere nella vera corresponsabilità alla vita delle parrocchie. ‘”È finito il tempo della parrocchia autosufficiente”. Non poter fare tutto perché le forze non ci sono, perché i preti mancano, perché la gente è poca… è spesso fonte di amarezza e scoraggiamento. Invito a studiare nuove forme di organizzazione e di collaborazione nelle Zone pastorali, tra parrocchie vicine tenendo conto delle esperienze delle Unità pastorali. Non dobbiamo subire i cambiamenti, ma individuare risposte nuove. Riorganizzarsi non solo per necessità, ma soprattutto per convinzione e per valorizzare al meglio le energie presenti. Individuare e impiantare in modo effettivo il ruolo che può avere la Zona pastorale o le Parrocchie più grandi su alcune attività pastorali: catechesi degli adulti, mondo giovanile, Caritas, attività estive, presenza incisiva della Chiesa dentro i problemi del territorio… Sono da lodare, sostenere le esperienze in atto. È necessario, però, avviarne altre con coraggio e fiducia. ‘ La diocesi conosce al suo interno la presenza di associazioni, movimenti, cammini… che lo Spirito ha suscitato per il bene della Chiesa come luoghi importanti di esperienza cristiana. La loro natura li colloca a livello diocesano, ma questo non li rende alternativi alle parrocchie. Incontrarsi, conoscersi, confrontarsi, stimarsi, collaborare, convergere nel cammino pastorale diocesano: è la strada per costruire e vivere la comunione”.VIVERE LA MISSIONE”‘ Essere missionari è far risuonare la Parola che salva attraverso l’Annuncio e la Testimonianza della vita, perché gli uomini possano incontrare la Chiesa e attraverso di essa Gesù il Salvatore. Destinatari primi della Parola sono gli adulti, capaci di scelte e decisioni, costruttori responsabili della società. La Parola deve illuminare le realtà che gli adulti vivono: affetti, lavoro, riposo, impegno sociale…Si mettano in atto itinerari di fede per gli adulti a livello parrocchiale o interparrocchiale o zonale. ‘ Il contesto sociale e religioso nuovo ci richiede di pensare e offrire un itinerario di base di conoscenza del cristianesimo a persone che non lo conoscono affatto o a persone che, pur battezzate, hanno interrotto ogni rapporto con la Chiesa. ‘ Essere missionari ci chiede di essere presenti, con il nostro apporto specifico, là dove ci si impegna a costruire un mondo più giusto, fraterno, pacifico. In dialogo rispettoso con tutti, con culture e religioni diverse. La missionarietà e la ministerialità laicale trovano il loro campo naturale di impegno nell’animare cristianamente le realtà secolari: famiglia, scuola, lavoro, divertimento, economia, politica, cultura…’ L’iniziazione cristiana dei ragazzi è occasione favorevole per incontrare le famiglie e renderle partecipi e responsabili in questo cammino; può essere motivo di approfondimento della fede, di riscoperta, di ripresa di un cammino. ‘ I tempi forti dell’Anno liturgico (Avvento e Quaresima), la religiosità popolare (feste, tradizioni, pellegrinaggi, santuari…) sono occasione di missione se illuminati e riempiti di Parola di Dio, di impegni di vita e di carità. ‘ Le esperienze di solidarietà, di gemellaggio con paesi dell’Africa, dell’India, dell’America Latina… diventino occasione di conoscenza e di comunione tra comunità cristiane diverse e mezzi per vivere uno stile di vita meno consumistico e più solidale”.