Mi ha colpito il dossier dell’ultimo numero di Jesus a proposito dell’evoluzione di parti significative dell’Islam in direzione del rispetto della libertà di coscienza, compresa la “sacrilega” ipotesi di conversione al Cristianesimo. Il confronto fra loro e noi sarà sempre più colpo su colpo. Ma che vuol dire “colpo su colpo”. Sulla scia delle nobili paturnie di Oriana Fallaci molti, troppi cristiani pensano che all’aggressività dell’Islam bisogna rispondere pan per focaccia. Una parte molto significativa della campagna elettorale che ha portato Bush al trionfo ha fatto aggio, più o meno velatamente, su questa tesi. Colpo su colpo. Ma di che cosa si tratta? Di colpi di cannone contro colpi di scimitarra? Di guerre preventive da moltiplicare indefinitamente? Magari ogni dieci anni, il tempo giusto perché si attivi il “troppo pieno” degli arsenali? Certo, il problema della sicurezza va collocato al primo posto. Prima mettiamo i delinquenti in condizione di non nuocere, con tutti i mezzi leciti che abbiamo a disposizione, anche tornando ad attribuire il primo posto nel bilancio dello Stato alle spese per la difesa, più che per la sanità, più che per la scuola, come succedeva nei tempi bui. Poi esigiamo che, se veramente vogliono inserirsi da noi, mettano nel museo integralismi e teocrazie e rispettino le regole della nostra vita civile, così come le nostre imperfette democrazie le hanno faticosamente maturate, e se possibile ci aiutino a migliorarle, quelle regole… Poi… Poi, quando tutto questo sarà stato realizzato, prendiamo coscienza di non aver fatto ancora nulla. Evitato lo scontro, comincia il confronto. Colpo su colpo. Terminata la fase bestiale, accettata obtorto collo, comincia la fase umana. Per noi cristiani sarà il momento di “rendere ragione della nostra speranza”. No allo scontro, sì al confronto. Confronto duro, secco, inflessibile. Sui contenuti essenziali da dare della parola “civiltà”. Colpo su colpo. Il mondo è diventato un “villaggio globale”, ma le conseguenze di questo fatto enorme ancora le abbiamo appena delibate. L’Islam non potrà pretendere di rimanere ermeticamente chiuso, a mano a mano che i suoi fedeli, soprattutto quelli che si saranno stabilmente insediati nelle nostre nazioni, vivranno senza barriere ideologiche protettive. Per noi Cristiani sarà il momento di “rendere ragione della nostra speranza”. E qui comincerà il duro per chi, come noi, con tanta leggerezza contrabbanda per valori quelli che sono soltanto principi.