Una finestra sul cielo

Luminari dell'astronomia a confronto con studenti ed astrofili su temi... stellari

Halton Arp, John Dobson, Randall Meyers, Paolo Maffei, Walter Murch: a Spoleto non si era mai avuta finora la possibilità di assistere ad un dibattito tra astrofili e scienziati di questo calibro. Almeno fino alla scorsa settimana, quando i personaggi in questione hanno aperto per noi “Una finestra sul cielo” al chiostro di San Nicolò. L’iniziativa, promossa dal Comune di Spoleto, dal laboratorio di Scienze della terra, dal Gruppo Astrofili G. Campani con la collaborazione dell’associazione Amici delle miniere, ha interessato cittadini di tutte le età. Suddivisa infatti in due parti, la giornata si è aperta con il Laboratorio di costruzione, in cui l’ottantanovenne John Dobson, geniale inventore del telescopio che porta il suo nome e socio fondatore di una delle più note associazioni di astronomi amatori americani, la Sidewalk Astronomers, ha incontrato gli studenti spoletini dimostrando praticamente come si possa costruire un telescopio con legno, cartone e altri “materiali poveri” (d’altronde, poco più che ventenne, egli stesso costruì un piccolo rifrattore con parti ottiche recuperate). Nel pomeriggio, invece, a partire dalle ore 16, oltre cento persone hanno assistito al convegno sul tema “Origini dell’Universo: la grande domanda”. Halton Arp, Paolo Maffei, Randall Meyers e Walter Murch (montatore di immagini e suoni di film come Apocalypse Now, Il paziente Inglese, Il talento di Mr Ripley, ma appassionato di cosmologia e orbite di pianeti) hanno discusso la teoria del Big Bang, dei misteriosi Quasar, dello studio finora portato avanti in questo senso, della difficoltà incontrata da Arp, Meyers ed altri nel loro tentativo di capire e comprendere l’evoluzione dell’universo attraverso un approccio scevro da pregiudizi. Halton Arp infatti sostiene da alcuni anni una teoria della nascita delle galassie alternativa, che dunque mette in discussione la nota idea che queste si siano create tutte con il Big Bang. La teoria di Halton Arp ed altri studiosi nasce dal fatto che alcuni quasar (‘sorgentiradio quasi stellari’) non sembrano seguire la legge di Hubble e quindi la loro distanza dalla terra non si calcola dal loro spostamento verso il rosso (red shift). Da qui il pensiero che alcuni di essi sono meno lontani da noi di quanto potremmo pensare, pur avendo un ‘red shift’ molto alto. Da alcune foto si evince che ci sarebbero quasar collegati a galassie da una specie di ponte di materiale, un tipo di quasar cioè non cosmologico, con un alto ‘red shift’, che nasce da una galassia madre. L’idea è dunque quella che le galassie non si siano formate tutte all’inizio dei tempi, con il Big Bang, e che si continuino a creare dalle cosiddette sorgenti radio quasi stellari.Durante l’incontro è stato presentato il documentario scientifico di Randall Meyers, norvegese residente a Spoleto, dove ha un osservatorio astronomico a Rapicciano, dal titolo “Universe The Cosmology Quest” dedicato alle più controverse teorie cosmogoniche, già vincitore del Scientific Film Festival di New York e del Festival Internazionale del Film Scientifico di Beijing (Cina), dove verrà premiato il prossimo 6 novembre. Il film raccoglie le interviste ad alcuni tra i maggiori scienziati ed astronomi contemporanei – Fred Hoyle, Halton Arp, Geoffrey e Margaret Burbidge, Jack Sulentic, Martin Lopez-Corredoira, Karry Mullis e John Dobson – che sostengono punti di vista alternativi a quello del Big Bang.

AUTORE: Sara Fratepietro