I recenti fatti di cronaca che hanno coinvolto un giovane tifernate, deceduto a Riccione, hanno lasciato il segno in tante persone, non solo a Città di Castello.
Con due sacerdoti tifernati abbiamo provato a riflettere su questa vicenda in un’ottica cristiana e umana, cercando di trarne alcuni spunti in senso costruttivo.
Don Samuele Biondini, da anni a fianco di tanti giovani nella Pastorale giovanile diocesana, ritiene che per un cristiano, “quanto è successo dovrebbe essere un invito alla conversione; un invito a trasformare la propria vita rinunciando a ogni cristianesimo di facciata o a una vita liturgica rituale, capace solo di allontanare i giovani”.
“La società tutta è chiamata a fare di questa tragedia uno spartiacque con l’avvio di una lotta senza quartiere alla droga. Gli adulti stessi, dato che sono in tanti a farlo, dovrebbero essere i primi a smettere di drogarsi. Stronchiamo il mercato iniziando dal non alimentarlo! Oggi – ha proseguito – purtroppo la fragilità dei giovani coincide con una società incapace a difenderli, una società che ha rinunciato a essere comunità, che dà una grande libertà al giovane e lo stimola, invece di frenarlo. Viviamo in un mondo che convince il giovane a commisurare tutto sul divertimento, non pensando a cosa sia utile a lui o al mondo”.
“I giovani – conclude – si trovano nel futuro, noi spesso viviamo nel passato, e così non riusciamo a incontrarci. Forse come Chiesa dovremo incontrarci, anche insieme alla società civile, per riflettere su chi siano i giovani. A memoria mia non abbiamo mai speso neanche un giorno come comunità diocesana per capirli; ovviamente questo rende difficile affiancarli. Propongo un’Assemblea diocesana sul tema giovani”.
Sulla stessa linea d’onda anche don Paolino Trani, presidente del Ceis tifernate, che si augura “un maggiore dialogo tra giovani e comunità educante, la quale non deve mai stancarsi di cercare il dialogo e soprattutto di mettersi in ascolto dei giovani, delle loro esigenze, delle loro esperienze e di quello che vivono”. Secondo don Paolino, però “oggi essere genitore o educatore in generale è molto complicato: il mondo cambia continuamente e i punti di riferimento sono dati da un tipo di società problematica, con valori falsi, che creano vuoto e insicurezza”.
A questo – prosegue – si lega anche il fatto che le trasgressioni degli adolescenti di oggi, tra cui rientra anche l’uso di droghe, come stupefacenti o alcol, sono spesso pericolose, “e non sempre famiglie o educatori sono consapevoli dei rischi a esse legati”.
Per iniziare a contrastare seriamente la diffusione delle sostanze stupefacenti, comunque, don Paolino, impegnato da più di 25 anni nella lotta alle tossicodipendenze, ha le idee ben chiare: “Bisogna iniziare a parlarne in famiglia, nelle scuole, in parrocchia. La droga deve divenire un argomento abituale di conversazione”.
“Una tragedia che ci chiama tutti in causa”
I funerali del giovane Lamberto, celebrati dal vescovo Cancian in cattedrale
I funerali del giovane Lamberto, morto poco più di una settimana fa a Riccione, si sono svolti il 24 luglio nel duomo di Città di Castello. La celebrazione, officiata dal vescovo Domenico Cancian, è stata contrassegnata dal dolore di un’intera città; un dolore testimoniato dal silenzio con cui le tante persone presenti – fuori e dentro la cattedrale – hanno partecipato alle esequie.
Lo stesso Vescovo a inizio messa ha invitato tutti al silenzio, alla riflessione e alla preghiera, spiegando: “Dinanzi all’irreparabile tragedia della morte di Lamberto, la comunità cristiana e civile si ritrova qui, nella nostra cattedrale, sgomenta. Le parole appropriate sono difficili da trovare e rischiano di essere di troppo, o fuori posto”.
Nell’omelia, poi, con la voce rotta dall’emozione, ha ricordato come anche per “Gesù tutto era finito nel modo più disastroso: terminando la sua vita in croce, fra due ladroni. La cosa straordinaria però – ha continuato – è stato il fatto che Gesù sia morto invocando il perdono per quelli che lo stavano crocifiggendo. La sua Parola è l’unica a darci speranza. Il Signore, in modo misterioso, sa trasformare il male in bene. Ravviviamo questa certezza centrale della fede e confidiamo nella resurrezione pasquale, che riesce a dare un conforto significativo anche a questo dolore”.
Assieme a un messaggio di speranza, però, il Vescovo tifernate ha voluto richiamare le “nostre responsabilità umane”: “Una tragedia del genere, infatti, chiama in causa tutti noi, uomini e donne liberi, e perciò responsabili del bene e del male. Senza giudicare nessuno e senza alimentare sentimenti negativi, noi adulti – dobbiamo dircelo – possiamo fare di più e meglio come educatori. Soprattutto, tutti insieme, dovremmo mostrare che ci si può divertire in modo bello e costruttivo. Mi permetto anche – ha concluso rivolgendosi ai tanti giovani presenti – di rivolgermi ai nostri ragazzi. Prendetevi le vostre responsabilità per custodire la vostra vita, il bene più prezioso per voi e per gli altri”.
Tra i giovani, molto numerosa la presenza dei compagni di classe, degli amici e dei compagni di calcio di Lamberto, che a fine celebrazione hanno voluto ricordarlo con alcuni toccanti pensieri.