Le culture, tradizioni, lingue e colori dei sacerdoti, seminaristi e suore provenienti da 50 paesi del mondo, per tre mesi hanno animato la diocesi. Un tuffo nella universalità della Chiesa, nella sua missionarietà che non conosce confini e distinzione di lingue. In questo caso, però, è stato proprio l’apprendimento della lingua italiana che ha portato i 150 studenti nella diocesi umbra. Un impegno di studio che proseguirà per tutti loro già nei prossimi giorni, quando cominceranno i corsi accademici nelle pontificie università romane. Una tappa importante nel cammino di formazione al ministero e alla vita religiosa per annunciare il vangelo della carità, dell’amore, della giustizia tra tutti gli uomini e della pace per l’umanità. La conclusione ufficiale del corso di lingua è stata presieduta dallo stesso prefetto della Congregazione, il card. Crescenzio Sepe e dal vescovo della diocesi mons. Vincenzo Paglia nella celebrazione presso la concattedrale di Amelia. “Voi senza tanti discorsi e prediche, con la vostra presenza parlate a tutti della Chiesa missionaria, perché in voi si riflette il volto della Chiesa – ha sottolineato il card. Sepe – Tanti colori, tante culture, tante lingue, tante tradizioni. È come un bel quadro che ha molti colori e forma un capolavoro. Siete come un capolavoro della Chiesa, perchè la incarnate e rappresentate attraverso la vostra esistenza”. Il card. Sepe ha quindi evidenziato il ruolo della Chiesa in tanti paesi che vivono in situazioni difficili: “Voi provenite dai cinque continenti, dove la fede è stata testimoniata a volte con il sangue, dove ci sono tante situazioni di difficoltà socio politiche e spesso anche di ordine religioso. A quanti abitano fino ai confini della terra sarete voi a portare e testimoniare la fede, quando tornerete nei rispettivi paesi”. Ed infine un invito, quello del Cardinale, agli studenti perché possano vivere, come hanno sperimentato in questi mesi a Terni, l’universalità della Chiesa, l’amicizia e familiarità che è proprio della cattolicità della Chiesa, perché non ci siano barriere o muri, nessun colore, culture diverse, ma solo l’amore che unisce. È la stessa storia dei santi e dei martiri, come ci ricorda santa Firmina di Amelia, martirizzata al tempo della persecuzione di Diocleziano – ha concluso il card. Sepe – che ci ricorda come la santità e la testimonianza della fede sono le caratteristiche della Chiesa missionaria, di chi con la propria vita hanno annunciato il Vangelo in tanti paesi di missione.
La conclusione con il card. Sepe e mons. Paglia nella concatterdale di Amelia
L'universalità della Chiesa nel corso di lingua a Terni
AUTORE:
Elisabetta Lomoro