Il 28 agosto, per gli ortodossi festa della Dormizione della Vergine (l’equivalente della Assunzione per i cattolici), con gesto nobile e degno, e con una ricca e festosa ritualità, è stata consegnata ad Alessio II, patriarca ortodosso di Mosca, l’Icona della Madre di Dio di Kazan. È una copia antica di un più antico originale perduto. La storia di questa immagine è altamente simbolica e travagliata, come la storia della Russia con la quale si intreccia. Smarrita e poi miracolosamente ritrovata da una fanciulla, venduta e poi ricomprata, pellegrina a Fatima e poi regalata al Papa, custodita dal 1993 in Vaticano nello studio privato di Giovanni Paolo II, e finalmente riconsegnata a quel popolo russo che l’ha sempre desiderata e amata, magari in segreto. Accolta con solennità e grande partecipazione di popolo nella chiesa della Dormizione al Cremlino, non si sa ancora dove sarà collocata, ma il sindaco musulmano di Kazan ha già fatto richiesta che sia riportata nella cattedrale della città di origine. Giovanni Paolo II, nonostante la perdurante rigidità di Alessio nel lamentare il presunto ‘proselitismo’ dei cattolici in terra russa (vedi intervista al Corr. d.Sera del 27 agosto), ha compiuto un gesto che si inquadra in una serie di iniziative rivolte all’Ortodossia in generale e a quella russa in particolare, per ricostruire nella pazienza una storia di relazioni positive tra cattolici e ortodossi. Alle parole di rassicurazione e di stima e agli sforzi per comporre il contenzioso ecclesiastico, il dono della sacra icona vuol essere un attestato di garanzia della sincerità dei sentimenti e della volontà di riconciliazione piena e senza riserve della Santa Sede. Il Papa affida alla sacra Icona della Madre di Dio di Kazan il compito di essere messaggera e ambasciatrice del fermo proposito di perseguire senza indugi e incertezze la meta indicata da Cristo ai suoi discepoli di essere in piena fraterna comunione visibile. Avrebbe voluto essere lui stesso, Giovanni Paolo, a scambiare con le sue mani nelle mani di Alessio, insieme all’immagine della Madre di Dio e comune Madre dei cristiani, un segno decisivo, se non definitivo di pace. Per il momento ciò non è stato possibile. E il Papa malato ha rinunciato al suo personale gesto facendolo risultare un gesto ancora più largo inviando una delegazione di Chiesa con ecclesiastici monaci e laici. Ciò che conta è Lei, la Madre di Dio che sorpassa, nella sua umana trascendenza, e nella sua verginale trasparenza, le piccole miserie territoriali e amministrative per suggerire, come a Cana: ‘Fate quello che vi dirà’, che può essere tradotto: ‘Tutto quello che vi dirà, fatelo’. Nella solenne cerimonia che si è svolta nell’Aula Paolo VI il Papa ha composto una preghiera in russo che è stata letta al termine della liturgia. Giovanni Paolo II ha invocato la ‘Madre del popolo ortodosso’ affinché ‘si affretti il tempo della piena unità tra l’Oriente e l’Occidente, della piena comunione tra tutti i cristiani’. È questa la preghiera che la Madonna di Kazan suscita in tutti i cristiani che potranno considerarla, cattolici e ortodossi insieme, Icona dell’Unità, come ha ricordato il Patriarca, quando ha affermato: ‘La Vergine di Kazan ci richiama i tempi della nostra Chiesa indivisa. Sia lei, Madre della nostra speranza, a guidarci sulla via dell’unità e della pace’.
Messaggera e ambasciatrice di pace
L'Icona della Madre di Dio di Kazan è stata consegnata ad Alessio II, patriarca ortodosso di Mosca
AUTORE:
Elio Bromuri