Un anno fa nella diocesi di Kabgayi (Ruanda), dove è presente una casa di religiose tifernati “Figlie della Misericordia”, veniva creata una nuova parrocchia.
Per conoscere meglio la realtà di Kisibere e la congregazione di religiose fondata a Città di Castello nel 1841 da mons. Giovanni Muzi, abbiamo incontrato suor Cristina, tornata di recente proprio da una visita nella diocesi di Kabgayi.
“Siamo tornate in Ruanda a distanza di un anno in occasione della vestizione di tre nuove ragazze e della professione di altrettante consorelle (sr. Anne Marie di Gesù, sr. Esperence di San Vincenzo de Paoli, sr. Léonille del volto di Gesù)” ha affermato l’intervistata, che ha dipinto un quadro in chiaroscuro delle aree visitate in Ruanda: “La casa che abbiamo realizzato funziona e accoglie già 15 religiose, comprese suor Assunta, suor Luciana e suor Claudia.
La struttura della grande chiesa parrocchiale iniziata l’anno scorso è quasi terminata. Nel territorio, però, mancano ancora energia elettrica e acqua”. Secondo suor Cristina, poi, “servirebbero molti interventi di carità da effettuare a tappeto.
Nelle aree che abbiamo visitato, anche attraverso la diocesi, si stanno attivando alcuni progetti per cercare di creare un minimo di lavoro e di sussistenza per le migliaia di persone che fanno riferimento a questa nuova parrocchia. La realtà non è semplice, e la povertà è tanta”.
Nonostante l’indigenza e la fame, comunque, come ha aggiunto la religiosa, “tutti sono sereni e, anche se non possiedono nulla, aspettano la Provvidenza o l’aiuto di qualcuno. Si aspettano anche un aiuto dall’Occidente per risollevarsi, ma non ho idea di quanto gli occidentali arrivino in Africa per portare un aiuto o per sfruttarla”.
Oltre che nella casa di Kisibere, la congregazione delle Figlie della Misericordia è oggi presente a Perugia, nella struttura dell’Onaosi, nella casa madre di Città di Castello e nella scuola dell’infanzia di Lama.
La congregazione venne creata dal vescovo Muzi con l’intento di fornire un’assistenza, anche spirituale, agli infermi e ai piccoli orfani.
Tali attività con il tempo si sono tradotte nell’assistenza ai malati, nell’ospedale tifernate e nell’attività educativa svolta nelle scuole dell’infanzia di Città di Castello e Lama. Il carisma di questa congregazione è riassunto dal concetto di “amore misericordioso”.
Come si legge nel sito di questo istituto, infatti, “il Muzi può essere considerato un pastore-profeta”, poiché “ha anticipato quello che decenni più tardi farà nascere nella Chiesa la ‘teologia della misericordia’, testimoniata dall’esempio di sante come Teresa di Lisieux, Faustina Kowalska e Madre Speranza”.