Citerna, una terrazza sull’Alta Valle del Tevere

p align=”justify” Ubicata su di una collina a 480 metri di altezza, Citerna appare come una terrazza sull’Alta Valle del Tevere. Il colpo d’occhio che si presenta al visitatore è incantevole: da Sansepolcro a Città di Castello il territorio, solcato dal Tevere, dalle vie che risalgono la valle e circondato dalla catena appenninica, appare in tutta la sua incontaminata bellezza. La cittadina fu fondata dagli Umbri a cui subentrarono gli Etruschi, e il suo territorio fu densamente popolato anche in età romana come è attestato dai ritrovamenti di fittili e monete avvenuti specialmente tra S. Fista e Pistrino. Anticamente conosciuta con il nome di Monte Albano assunse l’attuale nome nel X-XI secolo probabilmente con l’edificazione del castello, per la presenza di serbatoi idrici, cisterne, esistenti sul luogo dove fu edificato. Sopravvissuta al crollo dell’impero romano, nel VII secolo Citerna fu insediamento Longobardo e dopo la loro sconfitta divenne dominio dei Marchesi di Santa Maria Tiberina e dei signori del luogo, i Da Citerna. A questi ultimi si unirono i Da Montauto che governarono insieme fino al 1221. Fu feudo della potente famiglia dei Marchesi del Colle dopo di che si mise sotto la protezione di Città di Castello. Nel 1310 fu sottomessa dalla potente famiglia dei Tarlati di Pietramala e vi rimase sino al 1340, poi assieme a Città di Castello richiese la protezione dei perugini. Fu di nuovo governata dai Pietramala e poi dai Malatesta finché nel 1463 passò allo Stato Pontificio. Agli inizi del 1500 Citerna fu data in vicariato alla famiglia Vitelli di Città di Castello che con alterne vicende e dopo averla arricchita di monumenti e opere d’arte, la tenne fino alla fine del secolo. Dopo che i Vitelli lasciarono il governo di Citerna questa fu riassorbita dallo Stato Pontificio. Nel 1619 e nel 1630 si ebbero in Citerna due grandi pestilenze che provocarono numerose vittime e ridussero il territorio in estrema miseria. Nel 1849 ospitò Garibaldi mentre si ritirava verso Ravenna e nel 1860, prima di tutte le città umbre, entrò a far parte del Regno d’Italia. Da non perdere una visita alla Rocca (VII secolo), alla chiesa di S. Francesco (1316) con la sua Madonna col Bambino tra i santi, opera recentemente riscoperta di Donatello, e quattro passi sul camminamento medievale che segue il percorso delle mura. Prima di ripartire, è d’obbligo una visita alle monache benedettine, che vivono in un antico convento francescano di cui si hanno le prime notizie all’inizio del 1300. Il complesso ricorda molto da vicino San Damiano di Assisi, in particolare la facciata della Chiesa, il coro, il campanile e il chiostro. Le monache (da buone Benedettine) curano particolarmente l’ospitalità e sono liete di accogliere chi vuol passare qualche giorno o soltanto qualche ora con loro. Particolarmente curate le liturgie celebrate nel monastero. Ai piedi di Citerna (Toscana) si stende Monterchi. Cittadina ricca di motivi di interesse con le sue antiche origini di luogo sacro al culto di Ercole (Mons Herculis) e per le sue vicende che lo videro nei secoli XIII e XIV castello di confine ora soggetto ad Arezzo ora a Castello e dal secolo XVI in poi caposaldo nel Granducato Mediceo di Toscana. È tappa d’obbligo del turismo d’arte per la presenza del celeberrimo affresco della Madonna del Parto di Piero della Francesca (intorno al 1460).

AUTORE: Moreno Migliorati