Giovanni Codovini parla della presenza degli islamici in Italia e nell’Umbria

Le anime dell'Islam

È uscita in questi giorni la nuova edizione, aggiornata ai fatti più recenti, del libro di Giovanni Codovini, “Storia del conflitto arabo israeliano palestinese”, edito da B. Mondadori. Con questo ulteriore saggio il prof. Codovini (44 anni, sposato, con tre figli), cittadino di Umbertide, docente di Storia e filosofia al Liceo scientifico si conferma un’autorità sul problema del terrorismo e del medioriente. Infatti, ha avuto riconoscimenti in interventi sulla rivista degli studi del Sisde e ha svolto attività di docenza presso il Master di II livello “Geopolitica e sicurezza internazionale” all’Università Roma-La Sapienza. Abbiamo colto l’occasione per fargli alcune domande sulle condizioni attuali dell’islam in Italia, sul terrorismo islamico internazionale e i rapporti con l’Umbria. Professore, l’Umbria è sempre stata un crocevia per la comunità islamica, ma anche del terrorismo internazionale. Può farci qualche esempio? “I primi musulmani ad arrivare in Italia sono gli esuli albanesi anticomunisti nel 1947 che fondano l’Unione islamica in Occidente (Uio), ma poi incomincia il flusso degli studenti universitari e, proprio all’Università per gli stranieri di Perugia, nel 1971, alcuni studenti dei Fratelli Musulmani (setta egiziana più importante dell’integralismo terrorista islamico) fondano l’Unione degli studenti musulmani (Usmi), dalla cui costola è nata nel 1990 ad Ancona l’Unione delle comunità e organizzazione islamiche in Italia (Ucoii), che fa parte del Consiglio islamico in Italia. Anche in Umbria passa l’Internazionale del radicalismo, e il passaggio è dato da un sodalizio geoterroristico che accomuna gli integralisti islamici e le forze del vecchio rivoluzionarismo marxista e terzomondista ora globalizzato. Noi umbri abbiamo visto transitare Alì Agca e i ‘Lupi grigi’ a Perugia, nonché esponenti del “Fronte popolare per la liberazione della Palestina” di George Habbash. In questi mesi, con l’inchiesta coordinata dalla Procura perugina, scopriamo che un altro fronte rivoluzionario, il ‘Dhkp-C’ turco, non dissimile da quello di Habbash al quale del resto esso stesso si richiama, trova nel nostro territorio una zona grigia, sponde ideologiche e sostegni logistici”. Quando si parla di islam, però, in genere anche la pubblicistica, commette un errore di fondo. Lo identifica con il fondamentalismo. Ma non è così. “Ha pienamente ragione. Nell’Unione europea ci sono 14 milioni di islamici; è evidente che non ci troviamo di fronte a 14 milioni di terroristi ! Un errore che commettiamo come occidentali è proprio questo: guardare l’islam come un tutto unico. Non è assolutamente così; semmai è vero il contrario. Il grande merito che ha l’ecumenismo religioso è di averci insegnato a guardare l’altro nella sua articolazione. L’islam europeo, per esempio, si riconosce schematicamente in tre filoni: il primo è l’islam moderno che contestualizza il comportamento dei musulmani nella realtà europea ed è il maggioritario; il secondo è più pietista e si richiama al rispetto dei cardini religiosi, ma non è fondamentalista; il terzo minoritario, invece, quello salafita, ha forme di organizzazione avanzate in centri, scuole e attività e dà un’interpretazione letterale di alcune fonti coraniche o tradizionali, pensando alla trasformazione in senso islamico delle società europee”. Nel Paese 782.000 musulmani 55 mila sono cittadini italianiQuanti musulmani ci sono in Italia? Per rispondere il prof. Codovini cita “fonti scientifiche” che presentano un quadro diverso “dai dati disinvolti della Fallaci proposti in ‘La forza della ragione'”. In attesa dei dati più sicuri del censimento ufficiale e della regolarizzazione 2002-2003, al gennaio 2001 si registravano in Italia 782.000 musulmani. Di questi circa 55.000 sono cittadini italiani, 646.000 stranieri regolarmente presenti in Italia e 81.000 immigrati irregolari, dati ufficiali confermati dal World Christian Enciclopedia. La comunità più numerosa in Italia è quella marocchina con 223.038 presenze (28% del totale), seguita da quella albanese con 160.634 presenze. Al quarto posto per nazionalità c’è appunto quella italiana (7%), al cui interno vivono molte anime. Il totale degli uomini è pari al 69,5%.

AUTORE: Fabrizio Ciocchetti