Incontro testimonianza sui cristiani in Siria

TODI. Incontro sul tema “Cristianesimo in Siria: da Paolo e Barnaba alle persecuzioni di oggi”, con testimonianze dirette
Un momento dell’incontro “Cristianesimo in Siria: da Paolo e Barnaba alle persecuzioni di oggi”
Un momento dell’incontro “Cristianesimo in Siria: da Paolo e Barnaba alle persecuzioni di oggi”

L’incontro “Cristianesimo in Siria: da Paolo e Barnaba alle persecuzioni di oggi”, tenutosi a Todi l’11 luglio, nasce da un’idea di Marcello Rinaldi, direttore della Caritas diocesana, per gettare luce sulla drammatica situazione dei cristiani in quell’area del Medio Oriente.

Per due ore e mezzo la sala del Trono del palazzo vescovile di Todi si è trasformata in uno spazio di riflessione e di condivisione di testimonianze e reportage, che hanno visto protagonisti Ayman Haddad, ingegnere e docente di Lingua e cultura araba, e Gian Micalessin, giornalista e reporter di guerra.

La tavola rotonda si è aperta con le parole del vescovo mons. Benedetto Tuzia, che ha ricordato l’importanza del “polmone” siriaco della Chiesa, oltre a quello latino e bizantino.

A seguire, don Marcello Cruciani, parroco del Ss. Crocifisso, ha presentato un quadro, tanto interessante quanto ai più sconosciuto, sulla cristianizzazione dell’Umbria da parte dei monaci siriaci nei primi secoli della diffusione del cristianesimo.

L’atmosfera si è caricata di pathos e commozione durante la vibrante testimonianza dell’ing. Haddad. La sua recente esperienza in Siria, centro del suo intervento, ha permesso di comprendere aspetti toccanti della vita dei siriani e in particolare della comunità cristiana, di cui fanno parte i suoi parenti e amici.

In uno scenario di devastazione, in una Damasco martoriata e soffocata dai check-point, i cristiani non tradiscono il loro messaggio di fede e fanno della speranza il loro baluardo quotidiano. Il loro attaccamento ai riti e alle tradizioni li rende paladini di Cristo nelle avversità.

La solidarietà è la cifra del vivere cristiano; la forza della comunità è proprio la comunione di spirito nel dolore, dal momento che a Damasco ogni famiglia cristiana conta almeno un lutto. Sono i quartieri cristiani, infatti, a essere presi di mira dai mortai dei jihadisti. I cristiani di Siria sono i martiri di oggi, che scelgono di non rinnegare il nome di Cristo di fronte alla minaccia di morte.

Essere “martire” significa, in greco, essere “testimone”: questo spinge la maggior parte di loro a non andarsene e a mantenere salde le radici di un ulivo, quello del cristianesimo, che non può essere sradicato ma che può solo portare i suoi frutti altrove.

Poi l’illustrazione del conflitto in tutta la sua storicità da parte di Gian Micalessin che, attraverso i suoi reportage dal sapore unico, ha delineato un vivido quadro della situazione geopolitica del conflitto siriano a partire dai suoi albori. L’esperienza diretta di chi dall’esterno è andato alla ricerca della verità, di chi ha ascoltato testimoni e ha riconosciuto nei loro occhi gli occhi della guerra, ha reso estremamente sentita la partecipazione dei presenti.

La rischiosissima visita a Maaloula, città martire cristiana in cui si parla ancora oggi l’aramaico, e le impressionanti riprese, scandite dal sibilo dei proiettili dei cecchini, in una Aleppo devastata dai colpi di mortaio dei jihadisti, hanno mostrato con la drammaticità e la potenza dell’immagine ciò che significa vivere oggi in Siria.

Le parole del vicario apostolico di Aleppo mons. George Abu Khazen sono un monito a tutti i cristiani d’Occidente: “Guai a un Medio Oriente senza cristiani!”. Ciò rappresenterebbe un’inestimabile perdita per l’Europa e per il mondo. Un rischio che dovrebbe scuotere dall’indifferenza l’Occidente, così attento alla storia, e allo stesso tempo potenziale vittima del miopismo e della superficialità.

A tale incontro, che ha messo in risalto l’inevitabile comunanza di destino che lega i popoli del mondo, non poteva non seguire una serata all’insegna della valorizzazione dello scambio tra culture. Il tema “Una sola famiglia umana – Incontro tra i popoli” ha infatti animato la cena multiculturale organizzata presso l’istituto Crispolti dalla Caritas diocesana e dall’associazione Matavitau in occasione della campagna mondiale inaugurata da Papa Francesco “Cibo per tutti”. Evento dal clima festoso, ha fornito a tutti i partecipanti la prova che la conoscenza delle altre culture passa anche dall’alimentazione, necessità comune a tutti gli uomini.

AUTORE: Marianna Haddad