Il Teologico diventa Facoltà

Con la tradizionale assemblea dei professori dello scorso mercoledì 30 giugno, si è concluso il 34'anno dell'Istituto teologico di Assisi.

L’Istituto teologico di Assisi (Ita) costituisce, nella nostra terra umbra geograficamente modesta, una delle poche realtà stabili che esprimono in modo visibile la comunione delle otto diocesi umbre. Una comunione quanto mai necessaria ovunque, ma soprattutto in una realtà geograficamente modesta com’è quella umbra. Gli altri organismi della regione ecclesiastica sono il Seminario regionale che prossimamente tornerà nella sua rinnovata sede, il Tribunale ecclesiastico che ha sede in Perugia e questo stesso settimanale La Voce.Va poi detto che l’Istituto è ormai abbastanza conosciuto in Umbria – nelle comunità ecclesiali (parrocchie, istituti religiosi, associazioni e movimenti) e in ambito civile (istituzioni sociali e politiche e nei centri accademici) ‘ ma non lo è ancora in modo soddisfacente. Vi sono infatti centinaia di ambienti religiosi e di responsabili dell’azione pastorale che, oltre a non far conoscere alla popolazione le finalità teologiche e pastorali dell’Istituto, le opportunità che offre a chi desidera approfondire le ragioni della fede, le sue iniziative culturali, semplicemente le ignorano. Come se nella missione evangelizzatrice della Chiesa la cultura teologica fosse un optional, quasi un ‘accessorio’, e non invece un elemento insostituibile. ‘La cultura è un terreno privilegiato nel quale la fede si incontra con l’uomo’ , ha detto Giovanni Paolo II, del quale è anche opportuno far memoria di un’altra forte e densa affermazione: ‘una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fortemente vissuta’. In altre parole, una fede superficiale, spesso folcloristica e persino capace di ridurre la croce a monile da esibire per moda o portafortuna, alla stregua di un quadrifoglio o di un cornetto, per usare sferzanti immagini dello scrittore cattolico Paul Claudel. Parliamo ovviamente di cultura non solo in senso accademico e nozionistico, ma nel più ampio significato antropologico che abbraccia sia le idee sia il vissuto quotidiano: una cultura, cioè, idonea di offrire alle persone gli elementi interpretativi della realtà (come la lingua, la letteratura, l’arte ecc.) e capace di rendere i cristiani capaci di saper evidenziare le ragioni della propria fede. Che quest’ultimo aspetto sia assai carente in larga parte del popolo cristiano è dimostrato dalla scarsa incidenza dei cristiani negli ambiti che fortemente orientano il pensiero e la prassi dell’opinione pubblica, quali ad esempio i mezzi della comunicazione sociale e quelli politici. Una novità di rilievo riguardante il nostro Istituto è il suo passaggio, che appare ormai prossimo, a Sezione o Sede della Facoltà teologica dell’Italia centrale. La Santa Sede ha infatti nei giorni scorsi espresso la propria disponibilità a decretare questo passaggio che darebbe completezza accademica agli studi dell’Istituto che, attualmente, ha i primi due cicli: istituzionale il primo, della durata di cinque anni, seguito da un biennio di specializzazione. Con il terzo e ultimo ciclo, l’Istituto acquisirà la fisionomia di una vera e completa Facoltà teologica ove sarà possibile conseguire anche il grado accademico del dottorato. Il cammino verso la Facoltà, iniziato nel 1996 con una lettera alla Santa Sede firmata congiuntamente dai vescovi della Toscana e dell’Umbria, dovrà tuttavia costituire, al di là del traguardo raggiunto, una spinta a tutte le componenti ecclesiali presenti nella regione per una maggiore qualificazione degli studi teologici, una più capillare presenza sul territorio, una più forte incidenza nella vita pastorale delle Chiese locali.

AUTORE: Vittorio Peri